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Usa. La guerra dei generici, tra aumenti iperbolici di prezzo e offerte da discount

di Maria Rita Montebelli

Ha suscitato clamore qualche giorno fa il caso di un farmaco anti-toxoplasmosi, una parassitosi che colpisce anche malati di Aids e cancro, passato da 13,5 a 750 dollari a compressa. Il farmaco è fuori brevetto e non ha equivalenti sul mercato. La mossa spregiudicata dell'azienda ha suscitato l'ira generale cui ha fatto riscontro l'unanime plauso all'iniziativa di un'altra azienda che ha deciso di mettere sul mercato un equivalente a prezzi da discount. Ma come stanno veramente le cose?

28 OTT - E’ una piccola pharma company californiana, fino a ieri sconosciuta ai più, nata da pochi anni. Ma da qualche giorno tutto il mondo sa chi è la Imprimis Pharmaceuticals e anche la borsa ha reagito positivamente a tanta notorietà con un bel balzo in alto delle sue azioni non certo in buona salute dall’inizio dell’anno.
 
Lo scoop della piccola azienda sembra una storia uscita dal libro Cuore, un atto degno della generosità di un Robin Hood: produrre un farmaco da meno di un dollaro a compressa, quando l’unico competitor sul mercato lo vende a 750 dollari a compressa.
 
Per capire appieno l’enormità e l’impatto emotivo di questa fantapharma-story bisogna tornare indietro di qualche settimana, quando Martin Shkreli, CEO della Turing Pharmaceutical, acquisisce il Daraprim (pirimetamina) un farmaco usato da 62 anni contro la toxoplasmosi, una rara parassitosi che colpisce per lo più donne gravide, pazienti con AIDS e oncologici. Il Daraprim è un farmaco fuori brevetto, ma venduto solo dalla Turing, quindi senza concorrenti sul mercato.
 
Forte di questa supremazia, nel giro di una notte, lo spregiudicato Shkreli ha gonfiato il prezzo di questo farmaco di nicchia (10 mila prescrizioni l’anno negli USA), di un incredibile 5.000%, facendolo passare da 13,5 $ a 750 $ a compressa e scatenando l’indignazione di tutta la comunità scientifica e dell’opinione pubblica.
 
Persino la candidata presidenziale Hillary Clinton ha twittato furibonda sull’argomento definendo ‘oltraggioso’ questo price gouging sul mercato dei farmaci e annunciando provvedimenti. Sulla scia di tanto clamore, Shkreli circa un mese fa ha fatto capire che avrebbe rivisto questo prezzo insensato, ma il mondo sta ancora aspettando il suo ravvedimento, stando a quanto riporta CNN Money. Stessa preoccupazione è denunciata dalla HIV Medicine Association che rappresenta oltre 150 associazioni.E stando a quanto riportato da Mail online il cattivo di turno ha risposto alla valanga di insulti che lo ha travolto su Twitter postando le parole di una canzone di Eminem, ‘The way I am’.
 
Su questo sfondo, la Imprimis ha fatto lo scorso fine settimana la sua mossa a sorpresa, annunciando l’immissione sul mercato di un farmaco anti-toxoplasmosi, molto simile al Daraprim (quello di Imprimis oltre alla pirimetamina contiene anche la leucovorina che dovrebbe annullare gli effetti negativi sul midollo della pirimetamina) a costi da iper discount. E la reazione non si è fatta attendere. La stampa di tutto il mondo ha incoronato Mark Baum, il CEO di Imprimis, come il benefattore dell’umanità, il bene che si contrappone alla forza del male (Shkrelis naturalmente) e la borsa lo ha premiato. Non contento del suo boom di notorietà, Baum ha ‘rilanciato’ annunciando che immetterà presto sul mercato versioni low cost di altri farmaci generici (sono 7.800 i generici FDA-approved) attualmente in vendita a prezzi esorbitanti (programma Imprimis Cares).
Ma è veramente tutto oro quello che luccica? Watch Market parla del caso Imprimis, riportando anche la performance economica di questa giovane azienda, che dall’inizio dell’anno ha perso in borsa il 20,4%.
 
Chi veramente va giù con la scure contro la Imprimis è Wall Street Daily che racconta le versatili performance dell’azienda californiana, nata come shell company per investire in esplorazioni minerarie, poi virata tra un flop e l’altro verso il business dell’industria farmaceutica, passando addirittura per una bancarotta nel 2011, per poi risorgere dalle sue ceneri e cominciare a lavorare ad altri prodotti dalle performance assai dubbie (tipo un collirio senza gocce). Finchè nel 2014 la Imprimis ha acquisito due compagnie farmaceutiche ‘compounding’, piccole aziende che producono farmaci su misura sulla base di una prescrizione medica.
 
Degno di nota anche il fatto che gli anti-parassitari non sono nel DNA della Imprimis, che ha prodotto nella sua giovane storia solo farmaci utilizzati negli interventi di cataratta e per disturbi urologici. E si tratta come detto di farmaci ‘compounded’ cioè prodotti per un singolo paziente su prescrizione del suo medico o perché la versione commerciale di una determinata molecola scarseggia o  per consentire di preparare formulazioni o dosaggi personalizzati, ad esempio escludendo un eccipiente o un colorante presente nel farmaco brand o nel generico, al quale un paziente è allergico. Per produrre questo tipo di farmaci inoltre non c’è bisogno dell’approvazione dell’FDA.
 
La Imprimis si è dunque inserita in questa specie di zona franca del farmaco inventandosi per certi aspetti un nuovo business, quello di ‘ingrosso di farmaci compounding’ che ‘pre-fabbrica’ alcuni trattamenti in vendita poi nelle farmacie apposite, le compounding pharmacy
 
Ma anche queste farmacie specializzate nella vendita dei farmaci ‘su misura’, non godono di buona stampa da qualche anno a questa parte, soprattutto dopo i 64 morti e i 750 ricoveri per meningite, apparentemente causati da un prodotto iniettivo non sterile venduto dalla ex New England Compounding Pharmacy tra il2006 e il 2012. Dopo questo disastro il Congresso americano ha approvato nel 2013 il Drug Quality and Security Act che prevede un controllo federale delle pratiche manifatturiere delle compounding pharmacy, ancora veramente troppo lasso secondo molti.
 
E intanto gli incidenti continuano. Nel maggio di quest’anno – ricorda Forbes – alcuni cavalli hanno ricevuto una overdose di pirimetamina per un errore di calcolo fatto da una compounding pharmacy del Kentucky e all’FDA sono arrivate almeno una decina di segnalazioni, dal Kentucky e dalla Florida, di cavalli con febbre e convulsioni, quattro dei quali deceduti.
 
Insomma Wall Street Daily non vede di buon occhio né il curriculum della Imprimis, né la possibile reazione della FDA al suo tentativo e giudica quanto apparso sulla stampa di questi giorni solo pubblicità ad uso e consumo della borsa, senza un reale fondamento pratico (pare che la Imprimis stia ancora costruendo il suo stabilimento).
 
Ma Baum appare molto sicuro del fatto suo e sostiene che le compounding pharmacy e la pre-produzione alle loro spalle potrebbero diventare addirittura un asso da giocare nella campagna presidenziale perché possono contribuire a riportare equità in un mercato impazzito. Staremo a vedere.
 
Maria Rita Montebelli

28 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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