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Chili di troppo? La colpa non è di intolleranze e allergie alimentari. Attenti alle diete miracolose. Il documento dei diabetologi e dei nutrizionisti italiani


Associazioni e società scientifiche di diabetologia e nutrizione hanno messo a punto uno position statement per chiarire che l’obesità non può essere correlata a intolleranze e allergie alimentari. Gli esperti: “Attenzione alle cosiddette diete alla moda, possono far male alla salute”. IL DOCUMENTO

12 DIC - Le intolleranze non  possono causare sovrappeso. Il chiarimento arriva da: Società Italiana di Diabetologia (SID), Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), Associazione Medici Diabetologi (AMD), Associazione Nazionale Dietisti (ANDID), Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE) e Società Italiana dell’Obesità (SIO) che hanno stilato un documento per mettere nero su bianco i veri legami esistenti tra allergie o intolleranze alimentari e obesità.
 
Oggi esiste una vera e propria diet-industry a cui, però, bisogna approcciarsi con attenzione. “Il mercato dei prodotti ‘dietetici’ che promettono consistenti perdite di peso – ha spiegato la Società Italiana di Diabetologia -  si è popolato di cose di dubbia efficacia e di diete prive di solide basi scientifiche”.
 
“Non esiste alcune legame – ha affermato  la dottoressa Rosalba Giacco, redattrice del documento per la SID ed esperta di nutrizione – tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di ‘diagnosi’ spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità. Tali metodologie diagnostiche, come ad esempio il dosaggio degli anticorpi IgG4 ‘alimento specifici’ – ha proseguito Rosalba Giacco – non sono infatti riconosciute dalla letteratura scientifica. La positività di questo test non indica infatti una condizione di allergia o intolleranza alimentare, ma una semplice risposta fisiologica del sistema immunitario all’esposizione ai componenti presenti negli alimenti”.
 
Ma la Società Italiana di Diabetologia punta il dito anche contro le cosiddette popular diets, o ‘diete alla moda’, che promettono benefici poco credibili, anche utilizzando come testimonial personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport.   Si sono moltiplicati anche i test diagnosti di allergia o intolleranza alimentare eseguiti su vari campioni biologici, sangue, saliva, capelli, e proposti come in grado di individuare le cause del sovrappeso. “La maggior parte di queste informazioni  - ha accusato la società Italiana di Diabetologi- derivano da siti internet dedicati alle cosiddette medicine non convenzionali, ma non esistono rigorose evidenze scientifiche che supportino l’utilizzo di questi test per diagnosticare reazioni avverse agli alimenti o per predire eventuali future reazioni”.
 
Nel mirino degli esperti anche alcuni test quali quelli elettrodermici, la variazione della frequenza cardiaca, l’iridologia, solo per citarne alcuni, che non solo non sono specifici per la diagnosi di allergia e intolleranza alimentare, ma neppure per altri scopi diagnostici. “Per contrastare il sovrappeso – afferma il professor Giorgio Sesti, presidente della SID – c'è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta. La composizione in macronutrienti della dieta ha un minore impatto sul calo ponderale ma è fondamentale per l’adesione nel lungo termine e, tra l’altro, contribuisce a rendere più salutare il modello alimentare. I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali/tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali”.
 
Lo studio, dunque, mira a fornire risposte chiare e scientificamente solide, per contrastare il rischio di informazioni parziali e spesso mosse solo da interessi di mercato. Alla ricerca hanno contribuito anche la Società Italiana di Diabetologia (SID) insieme con l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), l’Associazione Medici Diabetologi (AMD), l’Associazione Nazionale Dietisti (ANDID), la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE) e la Società Italiana dell’Obesità (SIO).
 
La conclusione a cui sono arrivati gli esperti è semplice: per perdere peso bisogna cambiare lo stile di vita e credere poco a soluzioni miracolose. L’attività fisica dev’essere costante: almeno 30 minuti per 5 giorni a settimana.  Per aiutare i bambini in sovrappeso, invece, è necessario che il cambiamento comportamentale coinvolga l’intera famiglia.

Pensando al menù ideale, per non sbagliare basta tornare alle tradizioni: “La sana dieta mediterranea – hanno concluso gli esperti -  resta sempre la risposta giusta e la migliore per uno stile di vita salutare”.

12 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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