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“Disinfettanti biologici” a base di microrganismi non patogeni (probiotici) per sconfiggere le infezioni ospedaliere


Puliscono pavimenti e superfici dei reparti scacciando via i germi pericolosi. È quanto emerge dai risultati di uno studio multicentrico condotto in alcuni ospedali italiani, inclusa la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Plos One”. La ricerca, San-Ica, è stata coordinata dall’Università di Ferrara

07 SET - “Disinfettanti biologici” a base di microrganismi non patogeni, simili ai probiotici che si assumono per ristabilire l’equilibrio della flora intestinale, rappresentano una soluzione alla pulizia dei reparti in ospedale, alternativa ai disinfettanti tradizionali contro cui i germi più pericolosi stanno divenendo via via resistenti: sono in grado, infatti, di “scacciare” questi germi multiresistenti da pavimenti e superfici di ogni genere. Sono inoltre ecologici ed economici.

Lo dimostra uno studio multicentrico denominato San-Ica e coordinato dal Laboratorio Interdipartimentale Cias dell’Università di Ferrara, che ha visto coinvolta in prima linea anche la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, oltre al Consorzio Futuro in Ricerca di Ferrara, alle Università di Udine, Pavia, Messina e all’Università Bocconi e alle Aziende Usl di Ferrara, Feltre e Tolmezzo; lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale “Plos One”.

“Nel complesso questo studio contribuisce a sottolineare il ruolo della rimodulazione del microbiota ambientale nella sanificazione delle strutture sanitarie – ha dichiarato Sante Mazzacane, coordinatore del gruppo di studio San-Ica e docente presso l’Università degli Studi di Ferrara – introducendo la possibilità di un approccio ecologico di elevata efficacia nelle strategie di Infection Control and Prevention, contribuendo alla riduzione delle infezioni ospedaliere e dei costi a esse associate”.

“L’impiego dei probiotici per la sanificazione è già utilizzato da alcuni anni in alcune strutture sanitarie – spiega Filippo Berloco, Responsabile Uos Servizio radioprotezione e igiene ospedaliera, Uoc Igiene ospedaliera, Direzione Sanitaria, Fondazione Policlinico A. Gemelli Irccs - Università Cattolica. Lo studio San-Ica, cui la Fondazione ha aderito insieme ad altre strutture sanitarie italiane, ha rappresentato la prima ricerca multicentrica condotta su larga scala per verificare l’efficacia di un protocollo di sanificazione in termini di riduzione delle infezioni ospedaliere”.

“Negli ultimi anni - ha spiegato il dottor Berloco - si sono notevolmente diffusi i germi patogeni resistenti a uno o più antibiotici; la loro presenza in ospedale desta particolare apprensione, perché può portare a pericolose e anche letali infezioni nei pazienti ricoverati”. Le infezioni correlate all’assistenza (Ica) rappresentano un problema globale che coinvolge fino al 15% dei pazienti ospedalizzati nel mondo. In Europa 3,2 milioni di pazienti acquisiscono un’Ica ogni anno, 37 mila muoiono come diretta conseguenza di tali infezioni. Studi condotti in ospedali italiani mostrano un’incidenza delle Ica del 5-10% con un tasso di mortalità fino al 20-30%. I sistemi oggi in uso per sanificare i reparti ospedalieri funzionano sempre meno bene perché questi germi stanno imparando a resistere anche ai tradizionali disinfettanti. Servono quindi alternative efficaci e rispettose dell’ambiente, di qui l’idea di “scacciare” i germi cattivi con quelli buoni.

I microrganismi utilizzati in questo studio (del genere Bacilli) non sono molto diversi da quelli presenti nella flora intestinale umana.
“Lo studio – ha spiegato ancora Berloco - ha evidenziato significativi vantaggi in termini di riduzione delle infezioni ospedaliere (le cosiddette Ica), oltre che della carica microbica presente sulle superfici, con particolare riguardo ai germi resistenti agli antibiotici. Inoltre l’effetto perdura anche a distanza di diverse ore dall’intervento, a differenza di quanto accade quando si impiegano prodotti chimici come i disinfettanti a base di cloro”. Tutte le tipologie di infezioni sono diminuite e, parallelamente alla significativa riduzione delle Ica (l’incidenza delle stesse è passata dal 4,8% al 2,3% con un calo di oltre il 50%), si è osservata una drastica diminuzione della carica microbica patogena ambientale (in media del 83%).

Per gli operatori addetti alle pulizie l’utilizzo dei probiotici non comporta l’applicazione di sistemi molto diversi da quelli abituale: si impiegano infatti panni pre-impregnati con una soluzione contenente i microrganismi non patogeni (anziché il disinfettante a base di ipoclorito di sodio o di altri principi attivi) per la sanificazione dei pavimenti, e  formulazioni spray per gli arredi e le superfici verticali.

07 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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