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Giornata mondiale del cuore 2018: fai una promessa al tuo cuore


La prevenzione passa anche attraverso le promesse. Quelle della scienza, dei medici, dei politici, delle associazioni pazienti, dei singoli individui. Ma per intaccare la fama di big killer di queste patologie è necessario creare sinergie e trovare nuovi modi per fare prevenzione, con strumenti e messaggi personalizzati, mirati in particolare al pubblico femminile, ai giovani e ai genitori. Se ne è parlato in Regione Lombardia nel corso di un incontro organizzato dalla Fondazione Italiana per il Cuore.

24 SET - Mancano pochi giorni alla giornata mondiale del cuore che si celebra in oltre 200 Paesi il 29 settembre, da quando è stata istituita dalla World Heart Federation. Un momento di celebrazioni festose, di informazione, ma anche di riflessioni profonde. Come quelle scaturite dall’incontro organizzato in Regione Lombardia dall’Associazione Fondazione Italiana per il Cuore. Le malattie cardiovascolari continuano ad essere il big killer per antonomasia, responsabili come sono del 44%dei decessi nel nostro Paese.
 
Numeri terribili che portano a pensare che la prevenzione cardiovascolare sia fallita. Ma non è così ovviamente. Siamo piuttosto ad un punto di svolta. Alla prevenzione fatta con la statistica e il calcolo della probabilità, quella che ha portato all’introduzione in clinica della carte del rischio cardiovascolare per intenderci, presto si sostituiranno gli strumenti e la Weltanshaung della prevenzione personalizzata e di precisione. Ma accanto alle scienze ‘omiche’ e alla genomica è necessario fare una medicina ‘umana’ che tenga conto non solo dei livelli di colesterolo e di pressione di un paziente, ma anche delle sue tensioni familiari e lavorative, del suo approccio fatalistico o spaventato al rischio di un infarto. Solo così la prevenzione sarà davvero personalizzata e andrà a target.
 
Tema della Giornata Mondiale del Cuore 2018 sono i ‘buoni propositi’, le ‘promesse’ che ognuno di noi singolarmente dovrebbe fare al proprio cuore e quelle che i responsabili della cosa pubblica in materia sanitaria dovrebbero fare a tutti i cittadini.
 
“Adottare e promuovere scelte di vita salutari al fine di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari è una priorità di Regione Lombardia, da sempre impegnata nella promozione di uno stile di vita sano attraverso suoi professionisti, campagne mirate e adozione di specifici piani di prevenzione – afferma Giulio Gallera, Assessore al Welfare, Regione Lombardia -  Perché se è vero che ogni anno le malattie cardiovascolari sono responsabili di 17,5 milioni di morti prematurenel mondo, è d’obbligo ricordare che queste patologie sono in buona parte prevenibili adottando ogni giorno scelte di salute, come smettere di fumare, fare esercizio fisico, mangiare e bere in modo sano, cioè prevenendo i fattori di rischio modificabili. La prevenzione è dunque fondamentale, per questoRegione Lombardia, attraverso programmi che fanno capo al Piano Regionale della Prevenzione (Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro; Scuole che promuovono salute; Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita; Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità; Prevenzione della cronicità), ha come obiettivo quello di rendere sempre più consapevoli i cittadini”.
 
“Da anni – sottolinea Emanuela Folco, Presidente, Associazione Fondazione Italiana per il Cuore – FipC –  la nostra Fondazione combatte le malattie non trasmissibili, che si trasformano in patologie croniche. Tra le promesse che vogliamo mantenere c’è il raggiungimento dell’obiettivo di ridurre del 25% l’incidenza delle malattie non trasmissibili, il cosiddetto ‘25 by 25’ goal, come richiesto dall’Organizzazione Mondiale della Salute-OMS nel 2011 ai propri stati membri. Con il dibattito aperto quest’anno dalla Giornata Mondiale per il Cuore vogliamo sottolineare l’importanza della responsabilità di ciascun cittadino, della classe medica e delle istituzioni a mantenere e promuovere le buone pratiche e i corretti stili di vita, come dice il motto della Giornata Mondiale per il Cuore di quest’anno: facciamo delle promesse al nostro cuore e manteniamole.   Per questo nella Giornata Mondiale per il Cuore invitiamo tutti a condividere le promesse fatte al proprio cuore con #WorldHeartDay.”
 
L’obiettivo ‘25 by 25’ che sembra ad un soffio da noi, in realtà è stato già ritoccato nella sua scadenza perché la strada da percorrere è ancora lunga. La riduzione del 25% delle malattie non trasmissibili è una meta che al passo attuale sarà centrata solo nel 2035 per gli uomini e addirittura nel 2055 nelle donne. E questo appuntamento rimandato con la vita e la salute rende evidente, più di qualunque altro ragionamento, che la prevenzione dovrà parlare sempre più alle donne. A quelle donne che fumano fin da adolescenti, che passano da un happy hour all’altro, che non disdegnano fast food e bevute del sabato sera, che ancora pensano che l’infarto sia una malattia maschile.
 
“Il principale obiettivo per la prevenzione delle malattie cardiovascolari –  il professor  Paolo Magni Università di Milano; Associazione Fondazione Italiana per il Cuore – è migliorare le buone pratiche per quanto concerne i fattori modificabili (alimentazione, attività fisica, fumo e alcol, inquinamento) secondo modalità personalizzate e consolidabili nel tempo e adottare appropriate strategie di screening per identificare in modo individuale i fattori non modificabili di carattere genetico/epigenetico. La combinazione di questi due approcci, associata ad una migliore consapevolezza del rischio cardiovascolare anche quando si è giovani o adulti e ‘si sta bene’, favorisce  un atteggiamento proattivo, con benefici per la salute cardiovascolare della singola persona e con migliori usi delle risorse disponibili da parte della Comunità.”
 
La prevenzione o le cattive abitudini di vita viaggiano da una generazione all’altra. “Possiamo cogliere in un individuo – spiega Magni – i segnali epigenetici di una carestia avvenuta un paio di secoli prima. Significa che la prevenzione deve essere messa in atto quanto più precocemente possibile, anche prima del concepimento. A 80 anni saremo tutti figli di quello che abbiamo fatto a 10, a 20 anni e anche prima”.
 
Sedentarietà, dieta inadeguata e fumo sono i 3 comportamenti che causano oltre il 50% delle patologie non trasmissibili. E i genitori hanno una responsabilità doppia: relativa alla loro salute e a quella dei figli. “Da qualche anno si presta sempre più attenzione – afferma Sergio Pecorelli, presidente della Giovanni Lorenzini Medical Foundation (New York) alla cosiddetta Developmental Origin of Health and Disease; i primi mille giorni di vita, dal concepimento ai primi due anni, danno un imprinting fondamentale alla salute futura dell’individuo. E già in questa fase precoce della vita, la prevenzione merita una declinazione di genere.  Alimentazione e micronutrienti hanno un impatto e un assorbimento diverso nel feto maschio o femmina; lo stress in gravidanza ha un impatto peggiore per le femmine”.
 
E la grande promessa del futuro come visto è la medicina di precisione. “Oggi – riflette il prof. Paolo Werba, Centro Cardiologico Monzino IRCCS Milano – facciamo una prevenzione stratificata, cercando di personalizzarla. In futuro focalizzeremo invece gli interventi di prevenzione intensiva, calcolando il rischio individuale e saremo in grado di prevedere la tollerabilità di un farmaco e la risposta personale ad un trattamento. Ma accanto all’intero quadro patologico, andranno considerati l’ambiente familiare e sociale, lo stile di vita, il lavoro e la condizione economica, lo status psicologico e clinico, parametri biochimici nonché il patrimonio genetico.”
 
Un importante convitato di pietra di tutti i discorsi sulla prevenzione cardiovascolare è il diabete, un’epidemia attuale (5-6 milioni gli italiani interessati tra casi noti e ancora in cerca di diagnosi) dalle previsioni di una pandemia. “Un paziente su due di quelli ricoverati in unità coronarica – ricorda la professoressa Anna Vittoria Mattioli, Università di Modena e Reggio Emilia, Istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari – è affetto da diabete e uno su cinque non sa di esserlo. Il paziente diabetico è un paziente ad alto rischio cardiovascolare che richiede una stratificazione del rischio molto accurata ed un trattamento intensivo non solo del diabete stesso, ma anche dei fattori di rischio concomitanti.”
 
Ma il paziente va accompagnato costantemente in un percorso di prevenzione che dovrà durare tutta la vita. Soprattutto in prevenzione secondaria, col paziente che esce dall’ospedale, magari dopo un infarto, pieno di dubbi e di paure. Un ruolo fondamentale in questa presa in carico, in questo training della prevenzione è svolto dalle Associazioni pazienti. “Molte persone conoscono e contattano le associazioni di volontariato per il paziente cardiopatico, come quelle coordinate da Conacuore– sostiene Luisa Cattaneo, Presidente di Conacuore Lombardia - dopo un ricovero o un periodo di riabilitazione, in cerca di informazioni e una rete di supporto assistenziale che, altrimenti, spesso in Italia ricade sui familiari.Nostro compito è cercare appunto di far fronte a queste richieste. La missione di Conacuore, infatti, è quella di mettere in atto iniziative di informazione e sensibilizzazione, in collaborazione con enti e istituzioni, rivolte a tutti i cittadini, con particolare attenzione ai più giovani”.

24 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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