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Cure uguali per tutti? Solo 1 italiano su 4 lo pensa 


La parità di accesso resta un miraggio. E' quanto emerso dalla 7° edizione del “Barometro Sanità", un'indagine condotta tra i cittadini di 8 Paesi europei e degli Usa. Cresce la preferenza dell’assistenza a domicilio per anziani e non autosufficienti. Ancora restii alle nuove tecnologie, ma pronti alla sfida specie nell'utilizzo del mobile. Tutti i dati dell'indagine.

15 OTT - Gli Italiani si mostrano ancora una volta molto sensibili nei confronti del tema sanità e rischi ad essa collegati. In contrasto con il panorama europeo caratterizzato da un’accresciuta fiducia nella sanità pubblica e in una percezione di garanzia di pari accesso alle cure mediche (44%, in crescita di 2 punti percentuali rispetto al 2012) l’Italia registra un forte calo, ormai solo 1 cittadino italiano su 4 (il 28% in calo di 16 punti percentuali rispetto al 2012) è fermamente convinto che l’accesso alle cure mediche sia paritario per tutti. E' quanto emerso dalla 7° edizione del “Barometro Sanità e Società Europ Assistance – CSA” sulla percezione degli europei e degli americani dei rispettivi sistemi sanitari. Realizzato dall’Istituto CSA su richiesta del Gruppo Europ Assistance, il Barometro Sanità e Società ha lo scopo di analizzare le aspettative, le abitudini e le preoccupazioni in materia di sanità dei cittadini di otto paesi europei (Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia, Austria, Svezia e Spagna) e degli Stati Uniti.

Leggendo attentamente l'indagine, un dato positivo per l'Italia c'è. In un contesto europeo senza dubbio problematico in merito alla tendenza a rinunciare completamente alle cure mediche, sono quattro i Paesi europei che si distinguono per un livello elevato di rinuncia alle cure: la Polonia con il 39% degli intervistati che dichiara di aver rinunciato a cure per motivi economici nel 2013 (-2 punti), la Francia con il 33% (+6 punti), la Germania con il 24% (-6 punti) e l'Italia – qui la notizia positiva – che scende di 7 punti in questa tendenza, con il 20% che dichiara di aver rinunciato nell’ultimo anno contro il 27% del 2012.
Paesi virtuosi con tassi di rinuncia alle cure dichiarati notevolmente più bassi, l’Austria (11%), la Spagna (il 7%), la Svezia (6%) e la Gran Bretagna (4%).
 
I voti alle strutture sanitarie: fiducia solo nei confronti dei nostri medici
Chiamati a dare un giudizio complessivo sul proprio sistema sanitario, gli Italiani lasciano evidentemente trapelare parte di una frustrazione che segna il passo ad un momento di contingenza economica generale del Paese non certo positivo. 3.2 su 10 (in diminuzione di un mezzo punto rispetto al 2012), questo il voto complessivo che i cittadini Italiani danno al nostro sistema sanitario nazionale all’interno di un quadro generale europeo che si presenta ancora piuttosto eterogeneo. Il parere degli europei sui propri sistemi sanitari è in media abbastanza stabile con uno score di 4.7 su 10, con picchi particolarmente negativi – come quello dell’Italia e quello della Polonia (2.8) un peggioramento costante della Spagna (4.8 contro 5.1 nel 2012 e 5.4 nel 2011) e alcune “eccellenze” (almeno a livello di percezione) come la Francia il cui voto si attesta al 5.1.Sempre nel quadro Italiano migliora invece la percezione sulla competenza dei nostri medici in merito a diagnosi e cure con un punteggio di 4.8 su 10. 
 
Finanziamento del Ssn
I cittadini Europei sono stati chiamati anche a rispondere su un’eventuale possibile soluzione al finanziamento dei rispettivi sistemi sanitari. Gli Italiani si distinguono nella scelta delle soluzioni da proporre.
Se in Europa il 38% vedrebbe di buon grado il ricorso ai contributi obbligatori, gli Italiani, per cui il tema tassazione rimane uno dei più controversi, si dichiarano favorevoli a questa soluzione solo per il 21%.
Le altre soluzioni proposte riscuotono maggior successo nel nostro Paese con più della metà (51%) dei nostri concittadini che farebbe ricorso ad un aumento della franchigia all’atto della prestazione medica (contro il 33% della media europea) e il 28% che dichiara di volersi affidare ad assicurazioni private (sostanzialmente in linea con la media europea che si attesta al 29%).
 
Assistenza agli anziani: maglia nera per l'Italia
In una situazione europea piuttosto negativa in tema di cure e gestione degli anziani e delle persone non autosufficienti da parte del sistema sanitario nazionale spicca la valutazione degli Italiani che danno il peggior punteggio tra i paesi europei: 2.2 su 10, ancora in calo (di uno 0.7) rispetto a dodici mesi fa. Scende anche la soddisfazione in merito agli aiuti pubblici in tema di assistenza domiciliare (19% contro il 21% dello scorso anno), solo il 13% degli italiani nel complesso ha una valutazione positiva sulla qualità dei servizi (rispetto al 37% della media Europea in linea con il 2012). 
La valutazione generale rispetto alla presa in carico di anziani e non autosufficienti è comunque negativa in tutta Europa, con uno score medio di 3.7 punti su 10 (in calo dello 0.7 rispetto al 2012). Paesi virtuosi l’Austria (5.7) e la Francia con un valore intermedio comunque non alto di 3.9. Rispetto al 2012 la situazione peggiora sensibilmente in Spagna (- 1.4) e in Germania (- 0.9 punti).  La percezione negativa europea va di pari passo con un netto consolidamento dell’auspicio che i mezzi siano spiegati con priorità per le cure a domicilio piuttosto che per le case di cura.  Oltre tre quarti degli europei (78%, +4 punti) preferiscono in effetti questa prospettiva. Italiani particolarmente favorevoli alla soluzione delle cure a domicilio con una crescita di 8 punti percentuali rispetto al 2012 (90% contro 82% dello scorso anno).
 
Sì alla mobilità professionale, ma solo se il Paese di destinazione garantisce cure di qualità
Tra i criteri considerati significativi nella scelta di espatriare per motivi di lavoro, per il 41% degli italiani viene messo al primo posto “l’accesso e la qualità delle cure per se stessi e per la propria famiglia nel paese di accoglienza”. Questo criterio è al primo posto in tutti i paesi, con una media del 43% in Europa e del 20% negli Stati Uniti.
 
Nuove tecnologie: italiani ancora restii ma pronti alla sfida
I dati vanno di pari passo con una fotografia che parla di una “salute 2.0” ancora lontana dall’affermarsi in Italia. Ben il 90% degli italiani dichiara infatti di non scambiare mai informazioni, pareri e testimonianze su internet e social network in merito alla salute. Solo un 9% dichiara di farlo occasionalmente.
Una diffidenza, almeno stando ai dati di propensione, solo apparente se si pensa che il 70% degli italiani (in linea con l’Europa ferma al 68%) si dichiara invece favorevole al monitoraggio delle condizioni di salute tramite mobile (come ad esempio, la misurazione quotidiana del tasso di zuccheri, della pressione e del ritmo cardiaco) e che il 42% (contro il 26% dello scorso anno) dichiara che accetterebbe di buon grado una consultazione via webcam. Come dire: web si, ma solo se a rispondere sono professionisti del settore.
Nel resto d’Europa l’opinione pubblica sembra più convinta dell’apporto delle nuove tecnologie nel campo della sanità. Si registra un aumento della consultazioni sul web in tema di
salute nella maggior parte dei Paesi (con il 58% degli europei, +5 punti rispetto al 2012).
Una netta maggioranza degli europei (68%, +8) si dichiara inoltre favorevole allo sviluppo di mezzi di monitoraggio medico costante via mobile.
 
Sanità e crescita economica
Il primato sull’opinione stavolta spetta proprio all’Italia. Secondo ben l’85% dei cittadini italiani intervistati (+18 rispetto al 2012) la sanità può contribuire in maniera determinante alla crescita economica del Paese.
Opinione positiva che va di pari passo con un certo ottimismo anche in ambito europeo se si pensa che i tre quarti del totale degli intervistati (74%, +14 sul 2012) sono di questo avviso. La Spagna appaia il belpaese all’85% seguita dalla Svezia (83%). Meno convinti ma in crescente ottimismo francesi (59%, +2) e polacchi (58%, +5).
 
Salute in viaggio
Riguardo al focus proposto quest’anno in occasione del 50° anniversario del Gruppo Europ Assistance, un ulteriore approfondimento sul pensiero di Italiani ed Europei è dato dal tema della salute in viaggio. I dati di percezione sull’assistenza medica in viaggio sono pressoché identici tra Italia e contesto Europeo. In particolare in Italia il rimpatrio sanitario in caso di infortunio o malattia rappresenta una garanzia di sicurezza quando si viaggia perché aiuta a salvare vite umane (68% degli italiani contro il 66% degli europei), consente di viaggiare con la famiglia (43% degli italiani, 48% europei) e scoprire Paesi remoti (39% degli italiani e 37% degli Europei).
Insomma una copertura sanitaria durante il viaggio trasmette maggiore tranquillità e fiducia nell’affrontare anche viaggi più lunghi e nelle destinazioni più sconosciute.  
 


15 ottobre 2013
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