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Psichiatria: un terzo dei pazienti viene ricoverato in ospedale più volte in un anno. Cozza (Asl Rm 2): “Un segnale delle difficoltà dei servizi sul territorio”

di Paola Porciello

Dai dati dell’ultimo rapporto sui ricoveri ospedalieri emerge un’alta percentuale di ricoveri ripetuti in ambito psichiatrico: circa un paziente su tre (32,5%) torna più volte in ospedale nell’arco dell’anno. Ne abbiamo parlato con il direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 2: “Un trend stabile nel tempo che accende i riflettori sulla difficoltà dei servizi territoriali di prendere adeguatamente in carico i pazienti”.

12 APR - Dai dati dell'ultimo rapporto sui ricoveri ospedalieri emerge un'alta percentuale di ricoveri ripetuti in ambito psichiatrico: circa un paziente su tre (32,5%) viene ricoverato in ospedale più volte nell'arco dell'anno (vedi tabella sotto). Questo trend - sempre secondo i dati Sdo degli anni precedenti - rimane stabile nel tempo e accende i riflettori sulla capacità dei servizi psichiatrici extraospedalieri, a partire dai Dipartimenti di Salute mentale, di garantire continuità assistenziale adeguata nel tempo a questa tipologia di pazienti.

"Il motivo principale dell'alta percentuale dei ricoveri ripetuti potrebbe essere individuato nelle criticità del territorio a rispondere in modo appropriato a chi soffre di gravi disturbi psichiatrici come lo sono quelli che rientrano nell'ambito del DRG 'Psicosi'", dichiara Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl Roma 2.
 
Stando allo SDO, la dicitura "Psicosi" rappresenta circa il 60% dei ricoveri e il 66% dei giorni di degenza di tutto il cluster "Malattie e disturbi mentali": "Questo dipende dal fatto che nella definizione di 'Psicosi' rientra un'ampia gamma di disturbi psichiatrici - spiega Cozza -. I 4 gruppi diagnostici principali sono: disturbi episodici dell'umore (depressione maggiore, sindrome affettiva bipolare, mania), psicosi schizofreniche (di tipo paranoideo, di tipo semplice, di tipo schizoaffettivo, episodio schizofrenico acuto, schizofrenia non specificata, schizofrenia residuale, schizofrenia latente) disturbi deliranti (disturbo delirante, stato paranoideo, parafrenia), altre psicosi non organiche (psicosi non specificata, psicosi reattiva, psicosi di tipo agitato, psicosi di tipo depressivo)".
 
"I servizi territoriali, ed in particolare i Centri di Salute Mentale - aggiunge Cozza -, dovrebbero intervenire già durante il ricovero ospedaliero per una progettazione del percorso terapeutico riabilitativo, e dovrebbero avere anche una maggiore capacità di affrontare le crisi senza ricorrere all'ospedale, utilizzando le risorse territoriali disponibili".
 
Dobbiamo però fare i conti con un impoverimento delle risorse per la salute mentale: "In primo luogo gli operatori - specifica Cozza -, che, per un'appropriata tutela del paziente psichiatrico, basata principalmente sui rapporti interpersonali, rappresentano il fattore determinante".
 
"Servirebbe un piano di investimento nel personale, carente in gran parte delle Regioni, ma anche scelte di politiche di salute mentale volte alla prevenzione e a percorsi di recovery, centrando l'assistenza e il sostegno alla persona nei luoghi di vita, con una maggiore implementazione del supporto all'abitare e dei progetti di inserimento sociale e lavorativo - conclude Cozza -, con l'apporto della cooperazione sociale, del volontariato e delle stesse associazioni dei familiari.
 

 
Paola Porciello

12 aprile 2019
© Riproduzione riservata


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