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Rsa toscane contro l’accordo Ministero-Carabinieri: “Non servono perquisizioni, ma un’analisi dei bisogni”

Il riferimento è al protocollo siglato pochi giorni fa tra Ministero e Carabinieri. Per il comitato di coordinamento dei gestori delle Rsa toscane le strutture sono “già perfettamente conosciute dalle Regioni perché ‘autorizzate’ e, se del caso, ‘accreditate’, quindi periodicamente controllate da apposite Commissioni regionali”. Se si vuole migliorare l’assistenza agli anziani, per il Comitato, non serve mandare i Carabinieri ma “analizzare i diversi bisogni degli anziani e rimodulare le risposte assistenziali”.

21 MAG - Il comitato di coordinamento dei gestori delle Rsa toscane si dice “sorpreso” del comunicato con cui il Ministero della Salute rende noto di avere sottoscritto, in accordo con la “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana”, un Protocollo d’Intesa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per effettuare su tutto il territorio nazionale una “ricognizione delle residenze socio assistenziali”. Scopo dell’iniziativa”, con “successive verifiche” da parte dell’Arma “in relazione a situazioni meritevoli di approfondimento”.

"Giova ricordare al Ministro Speranza e a Mons. Paglia - osserva il Comitato in una nota - che le ‘residenze socio-assistenziali variamente denominate’, se non abusive, e in questo caso il controllo è doveroso e ben vengano le ispezioni dell’Arma, sono già perfettamente conosciute dalle Regioni perché ‘autorizzate’ al funzionamento per un determinato numero di posti e, se del caso, ‘accreditate’ ad erogare servizi e prestazioni in nome e per conto del SSN. Proprio per questo, tutte le strutture vengono periodicamente controllate da apposite Commissioni regionali che verificano il rispetto dei requisiti e delle prescrizioni e che, se tutto è in regola, rinnovano i permessi ad operare”.

Quanto alle difficoltà vissute durante la pandemia Covid, il Comitato evidenzia che, nel corso di questi mesi, “le RSA non solo sono state lasciate sole ad affrontare l’emergenza ma, in conseguenza delle massicce assunzioni di personale da parte degli ospedali, sono state di fatto private di tante loro professionalità. E si deve solo all'impegno, al lavoro e al sacrificio del personale residuo se il bilancio delle morti per Covid fra gli ospiti non è stato più drammatico”.

Dunque, “se ora davvero ‘l’attenzione per gli anziani deve essere oggi più che mai una priorità per le istituzioni e per tutta la nostra Comunità nazionale’, come ha dichiarato l’on. Speranza, la strada che il Ministero e la Commissione di Mons. Paglia devono perseguire - per il Comitato - non è quella, mandando i Carabinieri nelle residenze socio-assistenziali, di mettere implicitamente queste realtà sul banco degli accusati, ma di analizzare i diversi bisogni degli anziani fragili, spesso anche malati cronici, e di modulare le risposte assistenziali avendo al centro l'appropriatezza degli interventi. L’assistenza a valle della fase acuta delle malattie, sia a carattere temporaneo che continuativo (Long Term Care), deve essere programmata partendo non da posizioni ideologiche e aprioristiche ma dalle reali necessità delle persone e tenendo conto di tutte le realtà accreditate che operano nel settore e che, proprio perché ‘autorizzate e accreditate’, sono, e vanno considerate, parte integrante del SSN”.

21 maggio 2021
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