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Medici in affitto. Benazzato (Anaao Veneto): “Pratica illegittima ma nella nostra Regione è diventata prassi”

Il reclutamento di medici attraverso le coop è iniziato in sordina presso la ULSS 5 Polesana dal Giugno 2016 ma si è diffuso rapidamente a quasi tutte le altre Ulss. Questo per far fronte alla carenza di medici che, per il segretario regionale dell’Anaao, in Veneto è “più critica e seria” che nel resto d’Italia. La colpa? Della Regione, che per anni avrebbe risparmiato “ferocemente” sui costi del personale. Secondo le stime dell’Anaao in Veneto mancherebbero 1600 dirigenti medici.

di Endrius Salvalaggio
04 OTT - In sanità, ormai, si reclutano medici anche mediante le coop che “forniscono” personale “in affitto”, non sempre preparato alle criticità di reparto. Per cercare di capire il fenomeno bisogna partire dai numeri. La Regione Veneto lamenta una carenza di organico complessiva pari ad oltre 1350 medici: a titolo di esempio, nella sola Ulss 5 Polesana, dal 2017 ad oggi, tra il raggiungimento della massima età e trasferimenti per mobilità volontaria, si sono persi circa 110 medici, rimpiazzati con lo strumento dell’affidamento diretto tramite la coop Novamedica di Bologna. A tale cooperativa si è rivolta anche la Ulss Veneziana, per sopperire alla carenza di personale per le prestazioni ambulatoriali e/o chirurgiche.  

Non va meglio alla Ulss Euganea 6 Padovana che conta una mancanza di oltre circa 100 medici – denuncia la Cisl - e che in un solo anno ha pubblicato ben 4 bandi con procedure di comparazione per il Pronto Soccorso. Lo stesso è stato per le Ulss di Verona e di Vicenza.

“Si tratta di pratiche illegittime – dice il Dott. Adriano Benazzato, Segretario regionale Anaao Assomed - iniziate in sordina presso la ULSS 5 Polesana dal Giugno 2016 e poi diffusesi rapidamente a quasi tutte le aziende sanitarie della Regione Veneto. Sono state dichiarate illegittime dal Consiglio di Stato (sentenza n.1571/2018) come ribadito anche dal nostro consulente legale Avv. Francesco Maria Mantovani nel suo parere richiesto dallo scrivente alcuni mesi fa”.

“Il ricorso ai cosiddetti ‘Medici in affitto’ – continua Benazzato - che spesso non sono specializzati, riduce in modo significativo la sicurezza organizzativa delle strutture sanitarie e quindi anche la sicurezza e la qualità delle cure erogate. E questo è dovuto, non tanto alla preparazione teorica di questi colleghi che può anche essere di buon livello, quanto alla loro limitata esperienza clinica ed al fatto che vengono immediatamente messi ad operare in contesti che non conoscono. In alcuni Pronto Soccorso della regione, per farle un esempio, i “medici in affitto” non sono utilizzati per le guardie notturne e festive per il timore degli stessi Direttori delle unità operative complesse che si possano verificare più facilmente l’errore umano”.  

I medici cessati nelle Ulss venete nell’ultimo anno sono centinaia, con un trend in aumento. Tanto per citare alcuni esempi dal 2017 ad oggi i Dirigenti medici che hanno lasciato, a vario titolo, la AULSS 5 Polesana sono 112 e la AULSS 8 Berica sono 108.

“Stranamente il ricorso a queste pratiche – continua il Segretario Anaoo Assomed - avviene, a quanto mi risulta, quasi esclusivamente nella nostra regione, se si escludono alcuni casi in Alto Adige, Piemonte e Valle d’Aosta.  Anche le altre regioni italiane hanno carenza di personale medico ma la situazione in Veneto appare essere più critica e seria poiché non si è provveduto per troppi anni a fare i concorsi pubblici e a sostituire regolarmente i Dirigenti medici cessati dal servizio a vario titolo o per gravidanze o periodi di malattia al fine di risparmiare ferocemente e, a mio giudizio, un po’irresponsabilmente sui costi del personale. Lo stesso presidente Zaia, infatti, già nel 2015 aveva dichiarato, di aver “raschiato il fondo del barile” sui costi del personale. Ed anche per queste ragioni ora soffriamo, più e prima delle altre regioni italiane, la carenza del personale medico. Mancano, infatti, in Veneto ben 1600 dirigenti medici mentre, per citare un esempio di confronto, in Piemonte ne mancano ‘solamente’ 300”.

“Nonostante tutto – aggiunge Benazzato -  nel monitoraggio LEA 2016 la Regione Veneto è arrivata prima e, sicuramente per tutti noi è motivo di soddisfazione e lo si deve, nonostante tutto e nonostante tutti, all’enorme quotidiano impegno profuso, con spirito di servizio e sacrificio, da tutto il personale sanitario del nostro Servizio Sanitario Regionale, Dirigenti medici, Dirigenti Sanitari ed infermieri”.
 
Endrius Salvalaggio

04 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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