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Padova. Carenza personale al PS, Anaao diffida l’Azienda Ospedaliero universitaria

Il sindacato contesta la mancata inclusione dell’Aou nel concorso di Azienda Zero per 128 posti nei Pronto Soccorso del Veneto. Permane così una carenza di medici che “non consente un normale svolgimento dell’attività lavorativa né di fronteggiare situazioni emergenziali aggiuntive in caso di eventuale riaccensione di estesi contagi di SARS-Cov-2”. Da qui la decisione di diffidare l’azienda.


10 GIU - “Primi risultati del passaggio dell’Ospedale Sant’Antonio all’Azienda Ospedale-Università di Padova: il mancato inserimento dell’Azienda Ospedale-Università nell’imminente concorso di Azienda Zero per 128 posti nei Pronto Soccorso del Veneto (concorso n. 18405/2020) compromette gravemente la necessità di supplire alle carenze di personale del Sant’Antonio, che non essendo più parte della ULSS6 ne viene escluso”. A denunciarlo, in una nota, è l’Anaao Assmed Veneto, secondo il quale di questa situazione  soffrirà anche il Pronto Soccorso centrale, “che con il “PalaCovid” aperto ai casi sospetti, necessita di almeno 5 medici in più. Ne soffriranno i cittadini. Ci si chiede come si potrà affrontare un eventuale riaccensione dei contagi in tali condizioni lavorative”.

L’Anaao contesta come “al Sant’Antonio nulla è stato concluso da gennaio per migliorare la dotazione organica del Pronto Soccorso. I turni notturni sono eccessivi e in aumento, il diritto alle ferie estive minato gravemente, si aggiungono le guardie presso un altro reparto. Affinché tutti i medici possano assentarsi per sole 2 settimane a turni di 2 medici, è necessario compensare oltre 800 ore”.

“Ecco la “Fase 2” per i medici – commenta Mirko Schipilliti, coordinatore provinciale ANAAO Padova e medico al Pronto Soccorso del Sant’Antonio – Il rischio di compromettere le ferie costretti ingiustamente a rimanere in servizio più di quanto dovuto e a caricarci di ore aggiuntive non è solo il risultato della nota carenza di specialisti, ma anche di errate e intempestive programmazioni precedenti, danneggia le relazioni famigliari, compromette sicurezza e benessere lavorativi riducendo la necessità di riposo e aumentando il rischio di burn out, aumenta il rischio clinico. Una modalità di lavoro inaccettabile. E il problema delle ferie interessa anche altri reparti. È doveroso riorganizzare i servizi in base alle risorse disponibili, e non piegare le risorse – i pochi medici – agli obiettivi aziendali e a illusorie “liste di attesa”. Lo stesso codice deontologico impone ai medici di non accettare carichi di lavoro aggiuntivi se ciò rischia di compromettere la sicurezza delle cure”.

L’Anaao ribadisce come “anche ai sensi dello Statuto dei lavoratori tutto ciò non consente un normale svolgimento dell’attività lavorativa, violando la normativa vigente, non consente di fronteggiare situazioni emergenziali aggiuntive in caso di eventuale riaccensione di estesi contagi in corso di epidemia da SARS-Cov-2”. “Continua la strada in salita per il Sant’Antonio nonostante cerchino di cambiarne le apparenze – aggiunge Schipilliti – ma senza dimostrare la giusta attenzione al suo Pronto Soccorso. Tutto il personale del Pronto Soccorso aveva firmato contro il trasferimento: ecco i risultati temuti, mentre infermieri e OSS restano senza indennità di area critica. Forse avevamo ragione?”.

Ma per l’Anaao “non devono essere i medici a pagare il prezzo delle omissioni delle Amministrazioni, e con la salute non si scherza, nemmeno con la loro”.

Pertanto, “dopo aver ribadito all’Azienda Ospedale-Università di Padova le necessità non più procrastinabili di provvedere quanto prima al reclutamento di nuovo personale per i Pronto Soccorso e l'adozione con la massima urgenza di provvisorie misure idonee di riorganizzazione del servizio, turni notturni mensili per medico non superiori a 5, l'abolizione del servizio di guardia presso altri reparti, ma senza aver ottenuto alcun segnale di risposta”, l’Anaao spiega di essersi vista “costretta a diffidare l’Azienda dal mancato accoglimento delle richieste avanzate e dal mancato adeguamento alla normativa contrattuale e sanitaria vigente come sopra richiamata, inclusi i mancati pagamenti previsti per le indennità notturne e festive”.

10 giugno 2020
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