Decadenza Todde. Il Tribunale rigetta il ricorso della governatrice, che annuncia ricorso

Decadenza Todde. Il Tribunale rigetta il ricorso della governatrice, che annuncia ricorso

Decadenza Todde. Il Tribunale rigetta il ricorso della governatrice, che annuncia ricorso
Per magistrati e giudici “la violazione contestata alla governatrice sussiste”. Confermato l’importo della sanzione, mentre sull’eventuale decadenza della Presidente si pronuncerà il Consiglio regionale. Il centrodestra compatto chiede le dimissioni, ma Todde va avanti: “Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. Sono nel pieno delle mie funzioni e intendo onorarle fino in fondo”. A lei, piena fiducia e solidarietà dalla maggioranza. LA SENTENZA

Il Tribunale di Cagliari ha respinto il ricorso presentato dalla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, contro l’ordinanza di decadenza e sanzione emessa dal Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello lo scorso 20 dicembre 2024 e rimette nelle mani del Consiglio regionale la decisione in merito all’eventuale decadenza della presidente.

Al centro della questione c’è la regolarità delle spese sostenute dalla presidente durante la campagna elettorale per le regionali del febbraio 2024. Per il magistrato e i giudici, che hanno esteso nel loro documento analisi e valutazione del caso, “la violazione contestata alla governatrice sussiste”.

In relazione alla quantificazione della sanzione pecuniaria, il collegio del tribunale ha rilevato “che le violazioni contestate alla ricorrente con il provvedimento impugnato, sono risultate tutte sussistenti. Le stesse non sono mere irregolarità o vizi formali, ma sono violazioni sostanziali e gravi (oltre che plurime), in quanto disattendono integralmente la disciplina in materia di spese elettorali, rendendo impossibile verificare con sicurezza i fondi ricevuti dalla ricorrente, il soggetto finanziatore e l’impiego delle somme. Deve quindi confermarsi anche l’importo della sanzione, come quantificato dal Collegio di Garanzia, che appare determinato secondo il corretto procedimento giuridico dell’individuazione della sanzione per la violazione più grave e l’incremento fino al triplo per ogni ulteriore violazione, conformemente a quanto previsto dall’art. 8, della legge 689 del 1981”.

Per quanto concerne la decadenza, magistrato e giudici hanno rilevato “che il provvedimento contestato non ha disposto la decadenza, ma, ritenendo che le violazioni accertate comportassero detta conseguenza, ha disposto la trasmissione degli atti al Presidente del Consiglio regionale. Deve confermarsi in questa sede che non rientra nella competenza del Collegio di Garanzia né in quella del Tribunale adito per l’impugnazione dell’ordinanza-ingiunzione, pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente. La competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale”.

Si apprende ancora che “all’organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall’alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l’accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede. Null’altro si deve quindi dire sul punto”.

I giudici si sono espressi dunque dichiarando l’inammissibilità di tutti gli interventi presentati a sostegno delle ragioni della Presidente o del Collegio di garanzia, e dichiarando altresì la carenza di legittimazione passiva del ministero della Giustizia.

La presidente Alessandra Todde non si da per vinta, in merito alla sentenza ricevuta, dichiara: “A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura, noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso. Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari”.

“In primo luogo – prosegue la governatrice -, il Tribunale dice che il Collegio di garanzia era incompetente a esprimersi sulla decadenza. Quindi avevamo ragione. Tuttavia, la sentenza presenta diversi punti discutibili e controversi, che i nostri legali stanno puntualmente valutando, ma fin da ora si possono rilevare come siano incongruenti alcuni passaggi. Non ci convince affatto il ragionamento sulla proporzionalità della sanzione della mia decadenza da presidente e dell’intero Consiglio regionale. Inoltre, è paradossale il passaggio della sentenza in cui si sostiene che pur in assenza di un’espressa e formale contestazione, avrei dovuto comprendere la necessità di rendicontare in prima persona e non per il tramite del Comitato, pur non avendo personalmente speso nulla. Infatti, il Comitato è stato l’unico soggetto ad aver ricevuto contributi e ad aver effettuato spese. Una dichiarazione, anche se ritenuta irregolare, non può essere equiparata a una mancata presentazione di documenti. Ribadisco che non vi è nessuna violazione della trasparenza perché è noto quante e quali sono state le somme versate, da chi, e come sono state spese dal Comitato. Infatti, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza del rendiconto”.

Il centrodestra regionale e parlamentare attacca la governatrice chiedendone le dimissioni. Todde incalza: “Mentre da cinque mesi ci attaccano noi abbiamo sempre continuato a lavorare nell’interesse della Sardegna e continueremo a farlo: stasera c’è una giunta, un’altra è convocata per venerdì. Nei prossimi giorni abbiamo programmato riunioni e incontri, come quello a Tortolì con i ragazzi delle scuole. Siamo e rimaniamo concentrati per risollevare questa terra annichilita dalla destra, dalla tutela di interessi personalistici a scapito del bene comune”.

“Da diverse ore il centrodestra chiede le mie dimissioni da Presidente perché vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione, ma la sentenza dice che è il Consiglio regionale a doversi esprimere in ultima istanza. Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. E lì la combatteremo. Sono nel pieno delle mie funzioni, e intendo onorarle fino in fondo” – conclude la Presidente.

Al fianco della Governatrice, altresì compatta, si presenta la maggioranza che mantiene piena la fiducia sul suo operato e innumerevoli sono gli attestati di solidarietà ricevuti e che continua a ricevere in queste ore. A cominciare dallo stesso presidente del Consiglio regionale Piero Comandini: “La sentenza del Tribunale di Cagliari è solo un primo grado di giudizio che pone la Presidente Todde nella condizione di poter far valere le proprie ragioni e la correttezza del suo operato all’interno di un altro grado di giudizio. In attesa che gli organi competenti si esprimano in maniera definitiva il Consiglio regionale è legittimato a continuare il suo lavoro nel pieno delle sue funzioni”.

Il Presidente Comandini sottolinea che sarà sempre rispettato il ruolo dei giudici: “Attenderemo la conclusione della vicenda giudiziaria lavorando, con sempre maggiore impegno, per il bene della nostra Sardegna”.

Per Piero Comandini questa vicenda dimostra che la legge sulla rendicontazione è ormai obsoleta. Oggi, a 32 anni dalla sua entrata in vigore, con il Presidente della Regione eletto a suffragio universale, rischia di compromettere la volontà popolare.

Elisabetta Caredda

Elisabetta Caredda 

29 Maggio 2025

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