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Camerae Sanitatis. Intervista a Daniela Sbrollini (IV): “Serve riorganizzazione del Ssn e più centralità per il Ministero della Salute”
Riforma della governance, più personale e stipendi adeguati, contrasto all’obesità, riconoscimento dell’attività fisica come “farmaco naturale” e revisione del Titolo V. Queste alcune delle le priorità indicate dalla vicepresidente della Commissione Affari Sociali del Senato ospite di Camere Sanitatis
Sanità comunque sottofinanziata, nonostante i diversi provvedimenti messi in atto dal Governo, governance frammentata, poco controllata e soffocata dalla burocrazia, carenza di personale e disuguaglianze territoriali. Sono questi, secondo la senatrice Daniela Sbrollini, i principali ostacoli che oggi impediscono al Servizio sanitario nazionale di rispondere in modo equo ed efficiente ai bisogni di salute dei cittadini. Un Sistema che va riorganizzato.
Intervenendo a Camere Sanitatis, il format editoriale multimediale di Quotidiano Sanità, Daniela Sbrollini, vicepresidente della Commissione Affari Sociali del Senato ha tracciato un’analisi critica dello stato dell’arte. “Il Ministero della Salute deve tornare ad avere un ruolo centrale – ha affermato– perché le Regioni, in molti casi, non sono in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza”. Da qui l’invito ad aprire una riflessione sulla riforma del Titolo V. Non solo, ha indicato alcune proposte operative su cui, nei prossimi mesi, Italia Viva intende concentrare il lavoro parlamentare.
Finanziamento e governance: “Il sistema così com’è non funziona” “Purtroppo oggi il servizio sanitario non è sufficientemente finanziato”, ha affermato Sbrollini, pur riconoscendo che negli ultimi anni siano stati adottati diversi provvedimenti per incrementare le risorse. “Ma il problema principale – ha aggiunto – è che il sistema, così come è organizzato, non funziona”. Alla carenza di fondi si somma l’assenza di un controllo efficace da parte del Ministero della Salute su come le risorse vengono utilizzate dalle Regioni, che gestiscono la sanità pubblica in un contesto privo di monitoraggio centralizzato.
“La sanità è l’investimento più importante per le Regioni. Eppure quasi tutte sono in rosso, con una gestione segnata da assenza di managerialità, burocrazia soffocante e grave carenza di personale sanitario, medico e infermieristico”, ha sottolineato. Un quadro aggravato dalla crisi economica generale: inflazione, aumento dei costi dei farmaci, indebitamento e difficoltà crescenti per le famiglie, che portano oltre il 60% della popolazione a rinunciare alle cure e alla prevenzione.
Liste d’attesa, diseguaglianze tra territorio e troppa burocrazia. Sbrollini ha collegato la questione delle liste d’attesa – sulle quali anche l’Istat ha recentemente certificato che sei milioni di cittadini rinunciano alle cure a causa delle lunghe attese – alla mancanza di personale e all’organizzazione inadeguata dei servizi territoriali. “I medici sono diventati dei burocrati. Le strutture ci sono, ma operano a macchia di leopardo, non sono attive h24 e manca un approccio multidisciplinare al paziente. Se ogni medico di base riesce a dedicare solo 7 minuti a ciascun paziente, è chiaro che la prevenzione è saltata”.
Rivedere il Titolo V La situazione si complica ulteriormente per effetto delle forti disuguaglianze territoriali: “I Lea non sono garantiti ovunque, nemmeno tra province della stessa Regione. È il momento di rivedere il Titolo V: non per togliere autonomia, ma perché il Ministero possa commissariare le Regioni inadempienti e intervenire dove i diritti sanitari non sono assicurati”.
Autonomia differenziata: “Serve un equilibrio, non un sistema che non comunica” Riguardo al dibattito in corso tra Governo e Regioni, che nelle scorse settimane aveva portato a non poche tensioni, ha ribadito la necessità di trovare una sintesi: “Si può e si deve sempre riuscire con il dialogo”. Ha inoltre sottolineato che l’autonomia differenziata rischia di penalizzare le Regioni più deboli e non garantisce vantaggi certi alle altre. Serve appunto una mediazione che restituisca al Ministero della Salute una funzione centrale nella regia del sistema, senza ridurre gli investimenti sul territorio.
Sbrollini ha insistito poi sulla necessità di rafforzare la medicina di prossimità, le case di comunità e le politiche di welfare sociosanitario, promuovendo una visione integrata e coerente con i bisogni reali delle comunità.
Le proposte legislative: sport in ricetta e protocollo nazionale contro l’obesità Italia Viva, ha spiegato Sbrollini, ha presentato un pacchetto di proposte e disegni di legge già trasmessi al presidente della Commissione Sanità del Senato. “Alcuni sono firmati all’unanimità da tutti i gruppi. Su sanità e sociale dobbiamo superare le divisioni politiche”.
Tra le iniziative, la senatrice ha ricordato la mozione sul contrasto all’obesità – già approvata alla Camera e in arrivo al Senato – e il disegno di legge, portato avanti da due legislature, per riconoscere l’attività fisica come farmaco naturale prescrivibile in ricetta medica. “Siamo il Paese più sedentario d’Europa. La possibilità per pediatri e medici di base di prescrivere sport e attività fisica con detrazioni fiscali è una misura di prevenzione che produrrà benefici a lungo termine sulla salute pubblica, contrastando obesità, malattie cardiovascolari, dipendenze, ludopatia, alcol e fumo”.
E ancora, ha aggiunto: “Dobbiamo approvare norme che riconoscano patologie come epilessia e fibromialgia, che non sono più malattie rare. Su questi temi lavoriamo per costruire un consenso ampio e trasversale”.
Pandemie: “Grave l’astensione dell’Italia sull’accordo Oms” In chiusura, la vicepresidente della Commissione ha commentato l’astensione dell’Italia sull’accordo pandemico globale in sede Oms: “Un atto gravissimo. Significa che il Covid non ci ha insegnato nulla. Siamo passati dal celebrare i medici eroi a togliere le multe ai no vax. Questo invece è il momento per aggiornare e finanziare i nostri piani pandemici e prepararci con serietà alle emergenze future”.
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