Piano Salute Mentale. Via ambiguità sul disagio giovanile, più integrazione con le dipendenze e risorse dedicate. Ecco le proposte delle Regioni

Piano Salute Mentale. Via ambiguità sul disagio giovanile, più integrazione con le dipendenze e risorse dedicate. Ecco le proposte delle Regioni

Piano Salute Mentale. Via ambiguità sul disagio giovanile, più integrazione con le dipendenze e risorse dedicate. Ecco le proposte delle Regioni
Nel percorso verso l’approvazione del nuovo Pansm, le Regioni hanno trasmesso al Governo una serie di osservazioni e proposte di modifica, che intervengono su diversi capitoli del documento. L’obiettivo è aggiornare il testo, eliminando passaggi giudicati poco chiari e rafforzando le aree ritenute prioritarie. Il disagio giovanile, per le Regioni, è una problematica sociale complessa, che richiede risposte educative e comunitarie, e non va medicalizzato  IL DOCUMENTO

Quando si parla di obiettivi, azioni e indicatori, il Piano d’Azione nazionale per la Salute Mentale è “poco chiaro”. La temporalità per realizzare le azioni indicate nel testo va rivista per arrivare a un cronoprogramma che sia realmente percorribile. Soprattutto, gli obiettivi devono essere tradotti in azioni misurate attraverso specifici indicatori di valutazione e monitoraggio. E le risorse poi, senza di quelle non si va da nessuna parte, anche perché l’aggiornamento e il rilancio della strategia nazionale per la salute mentale avrà sulle Regioni un consistente impatto economico. Vanno quindi garantiti finanziamenti ad hoc.

Questa in sintesi l’analisi delle Regioni al Pansm 2025-2030, inviata al Governo in vista della prossima approvazione in Conferenza Unificata. Tra cancellazioni e proposte riformulate, il Gruppo Tecnico Interregionale sub area Dipendenze ha rilevato alcuni elementi che richiedono un approfondimento per garantire coerenza con la cornice normativa vigente e con i modelli organizzativi attualmente in essere.

In particolare, si evidenzia la necessità di rivedere il testo introduttivo del Piano proponendo una formulazione più essenziale dove la stella polare è l’integrazione. In quest’ottica le Regioni chiedono di cancellare i riferimenti all’allarme sociale legato ai social, agli smartphone e al cosiddetto “impoverimento emotivo-affettivo”, così come i passaggi sull’“infanzia senza gioco” e sugli effetti negativi delle nuove tecnologie

Al loro posto, viene proposto di sottolineare che la salute mentale è un ambito trasversale e intersettoriale, che riguarda anche scuola, lavoro e servizi sociali, e che deve essere affrontata con un modello integrato proattivo e territoriale, centrato sulla persona e sulla comunità

Prevenzione e dipendenze: più integrazione tra servizi Le Regioni chiedono di inserire nel capitolo dedicato alla prevenzione un richiamo al ruolo delle Regioni nella definizione degli assetti organizzativi e alla necessità di rafforzare l’integrazione tra salute mentale e dipendenze, soprattutto per i giovani. Si propone inoltre l’istituzione di Piani d’Azione integrati per le dipendenze e la costruzione di Pdta condivisi tra i diversi Dipartimenti coinvolti.

Modello organizzativo: dipartimenti inclusivi e Pdta Viene ribadito come il modello di riferimento debba restare quello dipartimentale integrato e inclusivo, con protocolli interdipartimentali per evitare la frammentazione della presa in carico.

Si chiede di eliminare il passaggio che legava l’abbassamento dell’età di insorgenza dei disturbi gravi alla necessità di un dipartimento unico per adulti, minori e dipendenze. Al suo posto, le Regioni puntano sulla creazione di percorsi di presa in carico interdisciplinari, strutturati in Pdta.

Dipendenze: dati aggiornati e ruolo dei SerD Le Regioni propongono di sostituire i dati della Relazione parlamentare sulle droghe 2023 con quelli aggiornati al 2024 e si chiede di valorizzare il ruolo dei SerD, “unici servizi strutturati e multidisciplinari in grado di affrontare prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze con un approccio bio-psico-sociale”.

Disagio giovanile: va distinto dalla salute mentale Altro punto rimarcato dalle Regioni è la necessità di eliminare i passaggi in cui il disagio giovanile viene assimilato alla salute mentale. Il disagio giovanile – spiegano – è una problematica sociale complessa, che richiede risposte educative e comunitarie, e non va medicalizzato né affidato ai servizi psichiatrici in assenza di una diagnosi: “Medicalizzare significa patologizzare la sofferenza, decontestualizzarla e quindi rischiare di inquadrarla con strumenti inadeguati o etichettare con diagnosi non sempre appropriata. Il disagio giovanile come problema sociale richiede risposte educative, familiari, comunitarie e non può essere affidato ad un modello medico-clinico, né ai servizi psichiatrici che intervengono quando c’è una diagnosi non quando serve una ricostruzione del senso di sé e del legame sociale”. E diversi capitoli del Pansm, rilevano le Regioni, contribuiscono a questa ambiguità.

Giustizia e salute mentale: equipe forensi e più posti letto per i minori Per i pazienti autori di reato si propone di modificare il ruolo delle equipe forensi, da istituire all’interno dei DSM, per garantire progetti terapeutici individuali condivisi e percorsi integrati anche fuori dal carcere. Particolare attenzione poi ai minori: le Regioni chiedono di adeguare il numero di posti letto in strutture terapeutiche e di istituire in ogni Dipartimento un referente per la giustizia minorile con equipe multidisciplinare di supporto

Housing, formazione e ricerca Il Gruppo Tecnico Interregionale sub area Dipendenze propone di confermare l’approccio Housing First, ma chiarendo che la riduzione del danno legata a droga e alcol rientra nella mission dei SerD.

Sul fronte formazione, si chiede l’attivazione di lauree magistrali e corsi di perfezionamento per le professioni sanitarie della riabilitazione e infermieristiche, con percorsi di carriera specifici anche per il personale non medico dei Dipartimenti.

E.M.

E.M.

02 Settembre 2025

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