ìServe “aumentare l’adesione agli screening oncologici, in particolare a quelli per il cancro della mammella. Ci sono ancora troppe differenze regionali che vanno colmate e superate. La prevenzione è il nostro primo strumento: diagnosticare tumori in fase precoce significa avere maggiori possibilità di cura. E a questo dobbiamo puntare”.
Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a margine della presentazione, oggi alla Camera dei deputati, della campagna di prevenzione ‘Ottobre rosa’, incontro organizzato dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), e dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
Tutto questo, ha aggiunto il ministro, si inquadra “nell’ambito di un concetto di prevenzione che non si limita solo alla prevenzione oncologica, ma che guarda anche alle malattie cronico degenerative, alle malattie cardiovascolari, a quelle neurologiche. Della prevenzione dobbiamo fare un caposaldo della nostra politica. Se vogliamo continuare ad avere un Servizio sanitario nazionale universalistico, come è il nostro che cura gratuitamente tutti i cittadini, dobbiamo ridurre per il futuro il numero di malati. Per questo l’argomento principe è la prevenzione e su questo insisteremo ancora nei prossimi mesi”.
“I dati dell’Osservatorio nazionale screening dicono che “nel 2024 quasi 18 milioni di italiani sono stati invitati a partecipare ai programmi di screening oncologici gratuiti messi a disposizione dal Servizio sanitario nazionale – mammella, cervice uterina e colon-retto – e circa 7,3 milioni hanno aderito all’invito, pari al 41% del totale”. Ha evidenziato il Ministro della Salute.
Sui numeri, quindi, “registriamo un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, sia negli inviti che nelle adesioni – rileva il ministro – che seppur non ancora soddisfacente ci sprona a proseguire sulla strada della sensibilizzazione per portare sempre più donne e uomini a effettuare gli screening oncologici. Per quanto riguarda in particolare la mammografia, sempre nel 2024 l’adesione è stata del 53,8%, in lieve calo rispetto al 2023”, evidenzia Schillaci lamentando che “ci sono ancora inaccettabili differenze regionali, soprattutto tra Nord e Sud dove abbiamo un tasso di adesione ancora più basso. Di questo sto parlando con i presidenti delle Regioni che incontro in questo periodo per parlare anche di liste d’attesa”. E’ evidente, dunque, come ci sia “ancora una parte di popolazione che non aderisce agli inviti che riceve per gli screening. Per questo lavoriamo con le Regioni per incrementare, ovunque, l’adesione, mettendo in campo ogni strategia utile per raggiungere e coinvolgere il maggior numero di persone. Penso anche ovviamente ad usare sistemi più performanti, come i messaggi via telefono. E’ fondamentale un impegno collettivo. Il sistema sanitario a tutti i suoi livelli deve consolidare questo approccio proattivo”.
Schillaci ha ricordato che “in diverse Regioni lo screening alla mammella è stato offerto anche a una fascia d’età più ampia, dai 45 ai 74 anni, e l’obiettivo è ora quello di estendere questo screening ‘allargato’ in modo uniforme in tutta Italia. In questa direzione vanno le risorse che abbiamo stanziato con il decreto Milleproroghe per il 2025 e il 2026”.
La prevenzione “è il miglior farmaco, che ci consente di vivere più a lungo e meglio. Questo non dobbiamo dimenticarlo. Dobbiamo dirlo alle donne e per questo ‘Ottobre rosa’ mi sembra una buona risposta” in questo senso. Ha detto Maria Rosaria Campitiello, a capo del Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute, a margine della presentazione.
Questo tipo di iniziative, se da un lato aiutano a comunicare la prevenzione, dall’altro “devono aiutare a investire – ha sottolineato – La politica, le istituzioni devono capire che il 5% del Fondo sanitario per questa area è troppo poco. Dobbiamo omologarci al resto dell’Europa. Il ministro Orazio Schillaci lo ha detto”, ha ricordato Campitiello: “Aumentiamo al 7% l’investimento in prevenzione, perché per ogni euro investito ne ritornano indietro 3 in termini di riduzioni di costi e di spese”.
“Non possiamo pensare che la prevenzione si faccia in corsia, su un letto d’ospedale, ma dobbiamo agire prima: a tavola per il cibo che mangiamo, per la qualità dell’aria che respiriamo. E dobbiamo farlo facendo rete tra le istituzioni – ministeri, università, Irccs, Comuni, aziende biotech – Tutti dobbiamo fare rete per capire chi fa meglio cosa”, ha concluso.