Nel corso del question time alla Camera, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha risposto all’interrogazione presentata da Marianna Ricciardi (Movimento 5 Stelle), relativa alla corretta rilevazione dei tempi di attesa per le prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale.
Il ministro ha rivendicato un cambiamento di approccio: “Per la prima volta affrontiamo il problema delle liste d’attesa con un approccio strutturale”, superando monitoraggi “sporadici” e dati “parziali”. Schillaci ha ricordato che l’organizzazione dei sistemi di prenotazione (CUP) è competenza regionale, con 21 sistemi diversi oggi attivi sul territorio nazionale.
Ha spiegato che il Ministero, insieme ad Agenas, sta lavorando da mesi all’unificazione dei sistemi, già realizzata in regioni come Lazio e Basilicata, che trasmettono i dati in tempo reale. “È un processo complesso – ha detto – che richiede investimenti tecnologici e riforme organizzative profonde”.
Il ministro ha confermato che la piattaforma nazionale è operativa, e che sta già consentendo di individuare criticità. Ha riferito di oltre cento ospedali pubblici che operano di fatto “come strutture private”, per cui sono in corso ispezioni e controlli. Tuttavia, ha aggiunto: “Non faremo operazioni mediatiche o allarmistiche. Pubblicheremo tutti i dati, ma solo quando saranno affidabili, sistematici e condivisi”.
Schillaci ha precisato che sono le stesse regioni ad aver chiesto alla Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, lo scorso 10 luglio, di posticipare la pubblicazione pubblica dei dati fino al completamento della condivisione tecnica. Il ministro ha inoltre ricordato l’adozione del Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2025-2027, che ha già portato, secondo l’ultimo monitoraggio, a un incremento medio del 13% delle prestazioni diagnostiche, con oltre mille strutture che hanno aumentato l’attività di oltre il 20%.
Nella sua replica, Marianna Ricciardi (M5S) ha criticato fortemente l’efficacia della piattaforma. “Non ha risposto all’interrogazione – ha dichiarato – la domanda era semplice: perché i dati sommano le prenotazioni del pubblico con quelle dell’intramoenia?”. Ricciardi ha sottolineato che conoscere i tempi dell’intramoenia non interessa ai cittadini, “perché già si sa che sono brevi”. Ciò che manca, ha detto, è un dato trasparente sui tempi del pubblico.
Ha inoltre contestato l’utilità della media nazionale dei tempi d’attesa: “Se in Calabria ci vogliono otto mesi per una visita cardiologica e in Veneto uno, cosa se ne fa il cittadino della media nazionale di tre mesi?”. Secondo Ricciardi, la piattaforma “non serve a nulla” finché i dati non riflettono la realtà effettiva. “Tre mesi fa avete annunciato il lancio della piattaforma, ma se i dati sono incompleti era meglio non farla partire”.
Ricciardi ha infine riferito che, dopo la presentazione dell’interrogazione, sono state apportate modifiche visibili alla piattaforma, e ha chiesto maggiore trasparenza e concretezza. Ha concluso con un appello: “La realtà ci dice che la situazione è drammatica e che le persone rinunciano a curarsi. Serve un’operazione verità, non numeri sulla carta”.