Il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, e il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, hanno firmato un accordo preliminare che sancisce il percorso per attribuire alla Regione Lombardia “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
L’accordo, che dovrà essere perfezionato in un’intesa definitiva entro il 31 dicembre, non è una semplice dichiarazione d’intenti, ma un documento tecnico e articolato che delinea con precisione i nuovi poteri della Lombardia. Vediamo nel dettaglio cosa cambierà per i cittadini e le istituzioni.
Protezione Civile: il Presidente diventa ‘commissario’ in emergenza
Uno dei capitoli più significativi riguarda la Protezione Civile. In caso di calamità naturali che colpiscano solo il territorio lombardo, il Presidente Fontana e i suoi successori avranno poteri straordinari. Potranno infatti emanare ordinanze in deroga alle leggi statali per gestire l’emergenza, aggirando temporaneamente normative che potrebbero intralciare i soccorsi. Questo potere, però, non è assoluto: per esercitarlo serve l’autorizzazione preventiva del Consiglio dei Ministri, che ne stabilirà durata e limiti. Solo in casi di estrema urgenza il Presidente della Regione potrà agire d’iniziativa, ma dovrà sottoporre l’ordinanza al Governo entro 8 giorni, pena la decadenza. In pratica, la Regione potrà tagliare il più delle volte il “nastro rosso” della burocrazia romana per intervenire più rapidamente. Inoltre, per le emergenze di rilievo nazionale che si verificano in Lombardia, il commissario delegato sarà automaticamente il Presidente della Regione, e non una figura nominata da Roma.
Nascono le ‘professioni lombarde’: un albo regionale per mestieri legati al territorio
Forse la novità più innovativa è la creazione di professioni di rilievo regionale. La Lombardia potrà istituire un elenco regionale di mestieri che non esistono a livello nazionale. Quali saranno? Non i professionisti già regolamentati da albi nazionali (come architetti o commercialisti), ma quelle attività intellettuali che hanno una specifica connessione con l’economia e le tradizioni del territorio lombardo. Si potrà pensare, ad esempio, a figure legate alla filiera agroalimentare di eccellenza o all’artigianato tipico. Per esercitare queste professioni sarà obbligatoria l’iscrizione all’albo regionale, che varrà solo in Lombardia. La Regione dovrà però garantire che non ci siano discriminazioni per i cittadini di altre regioni o dell’UE che vorranno esercitare queste professioni sul suo territorio.
Pensioni: la Regione tratterà i fondi pensione per i suoi dipendenti
In materia di Previdenza complementare, la Lombardia avrà un ruolo da protagonista. Potrà promuovere e finanziare fondi pensione su base regionale, stipulando convenzioni con fondi già esistenti. Soprattutto, diventerà l’unico interlocutore negoziale per i contratti con i fondi pensione riguardanti tutti i suoi dipendenti, compreso il personale del Sistema Sanitario Regionale e degli enti locali. Questo le darà un forte potere contrattuale per garantire condizioni migliori per i propri dipendenti.
Sanità: autonomia sulla spesa, ma con un vincolo fondamentale
Il capitolo più delicato è senza dubbio quello sulla Salute. La pre-intesa riconosce alla Lombardia un’ampia autonomia nella gestione delle risorse finanziarie del suo servizio sanitario, ma con un vincolo non negoziabile: il pieno rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) nazionali. Questo significa che le prestazioni minime garantite a tutti i cittadini italiani non potranno essere ridotte. Nei limiti di questo principio, la Regione potrà:
Ridefinire il sistema tariffario, decidendo in autonomia i rimborsi per le strutture e le ticket per gli assistiti
Programmare gli investimenti in edilizia e tecnologia sanitaria senza dover rispettare i paletti normativi statali.
Riorganizzare la governance delle sue aziende sanitarie e creare fondi sanitari integrativi regionali.
Spostare liberamente le risorse tra diverse voci di spesa sanitaria, purché si resti nel tetto finanziario complessivo.
In sintesi, la Lombardia potrà spendere i soldi della sanità come crede, ma non potrà mai derogare dal garantire le prestazioni minime definite dallo Stato.
Monitoraggio e controlli: nessun costo aggiuntivo per lo Stato
L’accordo prevede la creazione di Commissioni paritetiche Stato-Regione per monitorare l’attuazione delle nuove norme. Una clausola cruciale, voluta dal Ministero dell’Economia, stabilisce che dall’attuazione dell’accordo non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. La Lombardia dovrà gestire i nuovi poteri con le risorse attuali.
Questo accordo preliminare, che avrà una durata di 10 anni, rappresenta il primo, concreto passo verso l’autonomia differenziata. Ora il negoziato tecnico dovrà tradurre questi principi in un’intesa definitiva, che dovrà poi essere approvata dal Parlamento.