Camerae Sanitatis. Intervista a Gianantonio Girelli (Pd): “La prevenzione è la vera riforma. Ma servono anche investimenti e riorganizzazione per salvare il Ssn”

Camerae Sanitatis. Intervista a Gianantonio Girelli (Pd): “La prevenzione è la vera riforma. Ma servono anche investimenti e riorganizzazione per salvare il Ssn”

Camerae Sanitatis. Intervista a Gianantonio Girelli (Pd): “La prevenzione è la vera riforma. Ma servono anche investimenti e riorganizzazione per salvare il Ssn”
Dal contrasto alle diseguaglianze territoriali alla lotta contro le dipendenze digitali, passando per il nodo irrisolto delle liste d’attesa e per una nuova visione del ruolo educativo della prevenzione. Il deputato Dem, traccia un’agenda articolata per il futuro del Servizio Sanitario Nazionale

Un approccio sistemico alla prevenzione come primo e vero atto riformatore, la necessità di superare le fratture territoriali nell’accesso alle cure, l’urgenza di rendere attrattive le professioni sanitarie e un allarme crescente sulle dipendenze digitali giovanili.

Sono i quattro pilastri attorno ai quali ruota la visione del deputato Gianantonio Girelli (PD), ospite a Camere Sanitatis, il format multimediale di Quotidiano Sanità.

“La prevenzione non è un capitolo di spesa, è un investimento sul futuro” Per Girelli, è tempo di un cambio radicale di paradigma: “Il 70% delle patologie è legato a stili di vita, alimentazione, ambiente, condizioni sociali. Solo il 30% ha origine genetica. Questo dato dovrebbe bastare a farci capire che investire in prevenzione non è un optional, ma la base per un Ssn sostenibile”.

Serve, secondo il deputato, una visione ampia: dalla promozione dei corretti stili di vita fin dall’infanzia, al potenziamento dei programmi di screening e vaccinazione, fino all’organizzazione di una vera “sanità di iniziativa”, in cui il sistema sanitario vada incontro alle persone, anticipando i bisogni: “Non possiamo più aspettare che il cittadino manifesti un sintomo. Dobbiamo intercettare precocemente i fattori di rischio, con campagne mirate, personale multidisciplinare e coinvolgimento del terzo settore”.

Girelli richiama l’articolo 32 della Costituzione, non solo nel riconoscimento del diritto universale alla cura, ma anche come stimolo a promuovere il “dovere di mantenersi sani”.

È evidente poi ha aggiunto che destinare solo il 5% del Fondo sanitario nazionale alla prevenzione, come previsto dalla normativa vigente, è del tutto insufficiente. Lo stesso ministro Schillaci ha più volte sottolineato la necessità di aumentare questa quota, ha ricordato il deputato del Partito Democratico. Serve inoltre avviare, anche in sede europea, una riflessione per escludere la spesa per la prevenzione dai vincoli del Patto di stabilità, riconoscendola non più come spesa corrente ma come vero e proprio investimento in salute e qualità della vita. È tempo di ampliare la prospettiva, ha aggiunto, perché molti dei fattori che incidono sulla tenuta del nostro sistema nazionale hanno un impatto diretto anche sull’intero sistema europeo.

Liste d’attesa: “Serve una regia pubblica, non scorciatoie” Sul fronte delle liste d’attesa, Girelli è netto: “Oggi chi non vuole attendere si paga la prestazione. Ma quando accade anche nelle stesse strutture convenzionate è un’offesa”. Le sue proposte puntano a una riforma profonda: agende uniche pubbliche, uso intelligente del rapporto pubblico privato in funzione pubblica e rimozione delle zavorre burocratiche che sottraggono tempo clinico agli operatori.

Un altro nodo critico è poi quello della “medicina difensiva”, che spesso porta a prescrizioni inappropriate per timore di contenziosi, con ripercussioni sui costi e sull’efficienza del sistema. “Servono tutele per i professionisti, ma anche nuove modalità organizzative fondate su team multidisciplinari e valorizzazione delle competenze. E, sì, anche un nuovo riconoscimento economico”.

Professioni sanitarie: “Un tavolo con chi fa la sanità” Girelli lancia anche una critica al metodo con cui si progettano le riforme: “Troppo spesso si decide senza coinvolgere chi opera davvero nei territori. Penso ai medici di medicina generale, ma anche alle associazioni di pazienti. È tempo di ascolto vero”.

Riafferma inoltre la necessità di superare la disomogeneità regionale nell’erogazione dei servizi: “Non possiamo accettare un sistema sanitario che crea cittadini di Serie A e di Serie B in base alla regione o alla zona in cui vivono. Serve ripensare la sanità con una visione maggiormente nazionale, che vede nei territori l’organizzazione pratica delle diversità dei territori stessi”. Insomma, l’equità deve restare la bussola di ogni riforma, per garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti alla salute, ovunque si trovino. E quindi, “gli obiettivi nazionali devono essere obiettivi per tutti”.

Finanziamenti inadeguati e responsabilità politica Sul versante economico, Girelli non usa mezzi termini: “I finanziamenti attuali non sono sufficienti. Serve un aumento stabile delle risorse, e serve che il Ministero della Salute abbia la forza di rivendicarli nei confronti del MEF. Durante il Covid si è compresa l’importanza della sanità pubblica. Ora quella consapevolezza rischia di evaporare. Non possiamo permettercelo”.

Dipendenze digitali: “Educare, non vietare” Infine, Girelli ha parlato dell’impegno dell’intergruppo parlamentare su prevenzione e riduzione del rischio, in particolare sulle dipendenze digitali tra i giovani: “L’uso degli strumenti offerti dalla tecnologia non è il male, anzi è un’opportunità incredibile se ben usata. Ma non è emettendo dei divieti che otteniamo il risultato. I divieti servono per dettare delle regole, per indirizzare, ma devono essere accompagnati da un forte impegno educativo£.

Il lavoro avviato dall’Intergruppo coinvolge Università, psicologi, polizia postale, Unicef e realtà associative, per affrontare il problema in modo multidimensionale: dal cyberbullismo al ritiro sociale, fino al rapporto tra uso eccessivo dei dispositivi e salute mentale. “Dobbiamo far riscoprire ai ragazzi il bello dell’incontro, dello sport, della lettura, delle relazioni vere. Solo così si può contrastare la solitudine digitale”.

E.M.

E.M.

31 Luglio 2025

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