Dm Tariffe specialistica. Schillaci dopo la bocciatura del Tar: “Non è un ostacolo ma opportunità a fare meglio”

Dm Tariffe specialistica. Schillaci dopo la bocciatura del Tar: “Non è un ostacolo ma opportunità a fare meglio”

Dm Tariffe specialistica. Schillaci dopo la bocciatura del Tar: “Non è un ostacolo ma opportunità a fare meglio”
Così il Ministro della Salute in Senato durante il Question time rispondendo ad un’interrogazione del M5S dopo l’annullamento da parte della giustizia amministrativa del nuovo nomenclatore della specialistica.

“Rispettiamo pienamente questa decisione; voglio essere chiaro: non la vediamo come un ostacolo, ma come un’opportunità per fare meglio. Il TAR ci ha dato 365 giorni non per perdere tempo, ma per costruire un sistema più equo e sostenibile, coinvolgendo tutti gli attori del sistema stesso”. Lo ha affermato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci in Senato durante il Question time rispondendo ad un’interrogazione del M5S dopo l’annullamento da parte della giustizia amministrativa del nuovo nomenclatore della specialistica.

La risposta integrale del Ministro della Salute, Orazio Schillaci. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Pirro per questa interrogazione che tocca un nodo cruciale del nostro Servizio sanitario nazionale: garantire efficienza e qualità senza sacrificare la prossimità territoriale. Parto subito dalla questione più attuale, ossia la recente sentenza del TAR Lazio che ha annullato il decreto tariffario. Rispettiamo pienamente questa decisione; voglio essere chiaro: non la vediamo come un ostacolo, ma come un’opportunità per fare meglio. Il TAR ci ha dato 365 giorni non per perdere tempo, ma per costruire un sistema più equo e sostenibile, coinvolgendo tutti gli attori del sistema stesso.

La questione sollevata dal caso siciliano è emblematica di un problema più ampio che stiamo affrontando a livello nazionale. Non possiamo permettere che i criteri apparentemente oggettivi producano effetti distorsivi sui territori. Una metodologia che penalizza automaticamente le strutture più piccole non tiene conto di una verità fondamentale: queste strutture non sono inefficienze da eliminare; spesso sono presidi sanitari che garantiscono accesso e prossimità nelle aree più fragili della nostra Nazione. Un laboratorio che serve una comunità montana o un quartiere periferico ha una funzione sociale che va oltre i numeri puri. Questo però non significa rinunciare ai criteri di qualità e trasparenza, ma significa trovare un equilibrio giusto tra efficienza e prossimità. Abbiamo già gli strumenti: il tavolo nazionale dell’accreditamento, istituito dalla legge n. 193 del 2024 è proprio la sede dove stiamo lavorando per definire i criteri nazionali che garantiscano trasparenza e oggettività, ma che tengano conto anche delle specificità territoriali. Non è un tavolo teorico, ma è operativo e sta già elaborando linee guida che le Regioni potranno utilizzare. Questo è il punto: le competenze sono regionali e il coordinamento deve essere nazionale; non possiamo avere ventuno sistemi diversi che creano disparità. Il Ministero ha il dovere di fornire una cornice comune che garantisca equità su tutto il territorio nazionale.

Per questo il nostro approccio prevede quattro elementi fondamentali, criteri di qualità che valorizzino anche la funzione territoriale, non solo volumi e fatturati, ma anche capacità di servire utenti fragili, copertura di aree disagiate e continuità assistenziale. Secondo, trasparenza totale nelle procedure di assegnazione e basta con algoritmi che spesso non si capiscono. I criteri devono essere chiari, pubblici, verificabili. Terzo, confronto continuo con le parti interessate, non decisioni calate dall’alto, un processo partecipativo che coinvolga Regioni, associazioni di categoria, strutture grandi e piccole. Quarto, flessibilità territoriale. Un sistema rigido non può funzionare in una Nazione con le diversità geografiche che noi abbiamo; serve una governance nazionale con capacità di adattamento locale.

Sul nuovo disegno di legge per il mercato e la concorrenza, che è in discussione, vorrei sottolineare un aspetto importante. Il nostro obiettivo non è eliminare la concorrenza, ma renderla intelligente; una concorrenza che premia chi fa meglio, non solo chi fa di più, una concorrenza che tutela la qualità senza pregiudicare i presidi territoriali.

Quanto alla situazione specifica della Sicilia, la stiamo monitorando. Voglio essere chiaro su un punto: non accetteremo che la ricerca di efficienza si trasformi in desertificazione sanitaria. I cittadini più fragili (anziani, disabili, persone che vivono in aree remote) hanno diritto a servizi sanitari accessibili, non solo teoricamente universali.

Il percorso è tracciato: utilizzare l’anno che il TAR ci ha concesso per costruire insieme (Ministero, Regioni e operatori) un sistema che coniughi qualità, efficienza e prossimità. Non è un’utopia, è un obiettivo concreto che stiamo perseguendo. La salute non può essere una questione di codice postale, lasciatemelo dire. Questo è il nostro impegno e lo realizzeremo attraverso regole chiare, dialogo costante e rispetto per chi ogni giorno garantisce assistenza nei territori più difficili della nostra Nazione.

La replica di Elisa Pirro (M5S). Signor Ministro, vorrei dirmi soddisfatta, perché condivido quasi completamente le enunciazioni di principio che lei ha appena fatto. Il problema è che sono quasi tre anni che assistiamo a tante belle parole, ma i fatti sono praticamente a zero. Tutte queste cose che ci ha detto poteva farle prima di emanare il decreto di fine 2024 e invece se l’è fatto revocare dal TAR, perché tutti questi bei principi lei in quel decreto non ce li ha messi e quindi tutte queste cose non le avete fatte.

Capisco che con la coperta corta del 6,3 per cento del PIL sia difficile fare tutto quello che lei ci ha detto. E non vorrei essere nei suoi panni, sinceramente, nello scontro con le Regioni, che fanno quello che vogliono. Sicuramente ci vuole una governance centrale. Infatti abbiamo proposto più volte di rivedere il Titolo V in merito alla salute e saremmo al suo fianco se lei volesse fare questa battaglia veramente per tutti i cittadini italiani.

Ma lei non la fa, così come non fa la battaglia per aumentare la spesa del Fondo sanitario nazionale, che – come ho detto – è fermo al 6,2 per cento, sceso rispetto al 7 per cento messo da noi. I 10 miliardi in più non colmano nessuna delle carenze, mentre invece la spesa per armi sulla difesa l’avete serenamente aumentata dal 2 al 5 per cento. Forse quel 3 per cento, invece che per comprare armi per uccidere persone e per mandarle pure magari ad ammazzare i bambini di Gaza, poteva pretenderlo lei quel 3 per cento, per aumentare il Fondo sanitario nazionale, arrivare oltre la media europea e farci avere un servizio sanitario magari come quello della Danimarca, che funziona benissimo, anche perché è finanziato con l’8 per cento del PIL e non con un misero 6,2 per cento.

Ministro, gliel’ho detto già altre volte e glielo ripeto ancora oggi: se lei vuole fare veramente una battaglia seria per la sanità italiana, noi saremo al suo fianco, perché le sue idee le condividiamo; sono i fatti che mancano. Anche sull’accreditamento, nella legge concorrenza del Governo Draghi avevamo cambiato le norme dell’accreditamento, proprio per andare nella direzione che lei ci ha detto poco fa. E invece voi cosa avete fatto? Avete spostato il termine di entrata in vigore a mai più, con una ricognizione fasulla che non è partita e non arriverà mai. Dimostri che veramente vuole cambiare le cose e faccia partire da subito quelle regole della concorrenza che avete spostato; noi saremo anche in questo caso al suo fianco.

25 Settembre 2025

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