In attesa di una disciplina organica del risk management, le strutture sanitarie dovranno adottare sistemi di gestione degli eventi avversi e dei quasi eventi. Tali strutture dovranno garantire la comunicazione trasparente degli eventi avversi anche sulla base di linee guida nazionali del ministero della Salute. In caso di evento avverso si dovranno attuare tutte le misure necessarie per prevenire il ripetersi dell’evento. Al fine di rendere possibile tale attività si prevede che l’analisi dell’evento avverso sia coperta dal segreto professionale per quanto attiene la responsabilità professionale. È quanto prevede l’articolo 9 del ddl Fazio approvato in Consiglio dei Ministri. Un articolo interamente dedicato alla sicurezza delle cure, dove si stabilisce che queste tematiche diventino prioritarie anche nell’ambito delle attività di formazione.
Dopo lo stillicidio di fatti di malasanità che hanno occupato le pagine dei giornali nell’ultimo mese, l’opinione pubblica accoglie con favore un provvedimento teso a migliorare la sicurezza delle cure all’interno degli ospedali attraverso “indagini interne” che certo non si sostituiscono alla magistratura né intendono “coprire” il colpevole. Si tratta, piuttosto, di una sorta di “confessionale”. Uno spazio dove il professionista che ha sbagliato possa – senza il timore di denunce né la luce dei riflettori – confessare il suo errore ai colleghi per cercare in individuare insieme le cause ed evitare il ripetersi della stessa situazione. Fazio non si è inventato nulla, perché sistemi di analisi del genere sono attivi in altri Paesi già da decenni. Ma non in Italia, dove in materia sarebbero dovuti intervenire provvedimenti legislativi che però giacciono in Parlamento ormai da diverso tempo. Il ministro ha quindi voluto dare una spinta al miglioramento della sicurezza delle cure, ovviando alla lungaggine parlamentare. Quotidiano Sanità ha chiesto ad Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, e a Giuseppe Palumbo presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera, la loro opinione su questa iniziativa.
Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn
Fazio è troppo vago, mentre la Maggioranza parlamentare temporeggia sul governo clinico
L’articolo, come tutto il Ddl presentato è assolutamente vago e non entra nel dettaglio di una questione che è centrale nella sicurezza delle cure. Io ho dedicato quasi un intero capitolo a questo aspetto nel mio ultimo libro, “Nelle tue mani”, raccontando con esempi che rendono meglio di mille discorsi e parole. Stiamo parlando di un fatto centrale nella sanità e nella storia della medicina che diventa più sicura semplicemente perché si riconoscono gli errori e si identificano quali sono state le cause, mettendo successivamente in atto i provvedimenti necessari ad impedire che quel tipo di errori si ripetano.
Il sistema di cui parla Fazio, io l’ho sperimentato con mano già nel 1992, quando lavoravo all’Università di Pittsburgh, che era al centro dell’attività chirurgica di trapianto di tutto il pianeta. Lì, già 18anni fa, avevamo messo in pratica quello che il ministro Fazio oggi immagina di realizzare in Italia: una riunione settimanale sulla morbilità e mortalità a porte chiuse e in maniera rigorosamente trasparente per discutere sia gli eventi avversi sia le situazioni che non avevano portato un evento avverso ma che si è rischiato molto che si determinasse.
Un giorno avvenne che, dopo un trapianto di fegato, venne lasciata una garza nell’addome di un paziente. Dopo una lunga discussione sull’incidente, decidemmo che al termine di ogni trapianto di fegato dovesse essere eseguita una radiografia dell’addome prima di suturare la ferita. In questo modo, se si vedeva che c’era un corpo estraneo, lo si toglieva e si evitavano complicanze. Quello è diventato lo standard in tante altre sale operatorie del mondo. Quello che voglio dire è che soltanto da una discussione trasparente all'interno della struttura possono emergere i meccanismi di sicurezza che fanno migliorare i risultati delle cure.
L’articolo 9 del ddl Fazio tuttavia resta troppo vado. L’idea può essere giusta, ma si devono mettere in atto quegli strumenti perché sia realizzabile.
Inoltre, vorrei sottolineare che di fatto la Maggioranza ha una legge sul Governo clinico che mesi è arrivata in Aula per essere votata, ma nel corso dell’esame l’Assemblea ha deciso invece di rimandarla in Commissione. Da due anni quella legge è bloccata in commissione Affari sociali della Camera, quindi non mi pare che ci sia una volontà da parte di questo Governo di affrontare la questione in tempi celeri.
Eppure non si tratta di inventare la ruota, bisogna semplicemente fare quello che altri Paesi fanno già da circa un quarto di secolo.
S.S.
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Giuseppe Palumbo, presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera
Da Fazio un'importante spinta alla sicurezza
Questo provvedimento di iniziativa governativa, e nello specifico l’articolo 9, è uno stimolo al tentativo che si sta facendo in Senato da circa un anno e mezzo di approvare un disegno di legge in materia di responsabilità professionale del personale sanitario. Un ddl, presentato dal presidente della XII commissione Igiene e Sanità, Antonio Tomassini, in cui la materia viene affrontata in tutti i suoi aspetti, dalla responsabilità penale, alle assicurazioni e alla medicina difensiva e via dicendo.
Inizialmente, l’ipotesi era che questo provvedimento venisse accorpato a quello sul Governo clinico per farne un unicuum. Nel frattempo, invece, il Governo ha creduto di dare una “spinta” alla materia in modo che gli ospedali possano controllare meglio la sicurezza nelle sale operatorie e nei reparti, limitando gli eventi avversi.
Credo che lo spirito del Ddl Fazio vada nella direzione giusta cercando di fornire ogni Asl, ogni azienda sanitaria di un’èquipe in grado di verificare quello migliorando la sicurezza.
S.S.