È pronto, dopo oltre un anno e mezzo di attesa, e forse sarà all’esame di una Conferenza Stato-Regioni straordinaria, il nuovo Piano pandemico 2025-2029, documento strategico che punta a rafforzare la preparazione del Servizio sanitario nazionale in caso di future pandemie. Il testo, ancora in attesa del via libera definitivo del Ministero dell’Economia, prevede un finanziamento complessivo di 1,1 miliardi di euro distribuiti in cinque anni. Il testo definitivo è stato rivisto per affrontare le richieste delle Regioni in tema di chiarezza sulle competenze.
Per il resto, nulla cambia rispetto alla bozza già esaminata lo scorso febbraio. Fin dalle prime pagine, il documento chiarisce l’impianto valoriale su cui si fonda: “giustizia, equità, solidarietà, trasparenza e responsabilità sono i cardini che guidano ogni fase dell’intervento pubblico”. Ogni azione prevista dal Piano dovrà essere fondata su un solido razionale scientifico, essere proporzionata alla gravità della situazione, e attuata nel pieno rispetto della Costituzione italiana. Nel testo si sottolinea che non potranno essere adottate misure che comprimano i diritti personali attraverso atti amministrativi. Si esclude quindi espressamente l’utilizzo di Dpcm per introdurre misure restrittive, privilegiando invece l’adozione di leggi, decreti legge o decreti legislativi come strumenti normativi più coerenti con lo Stato di diritto.
In caso di emergenza, sarà il Dipartimento della Protezione Civile a garantire il coordinamento nazionale degli interventi. Il Piano prevede anche la possibilità di nominare un Commissario straordinario, con poteri speciali e temporanei, per gestire situazioni di particolare complessità. Tutti i livelli istituzionali – Stato, Regioni, Enti locali – saranno coinvolti in un sistema integrato che punta a garantire prontezza di risposta, coerenza decisionale e unitarietà operativa.
Una delle priorità centrali del Piano è il rafforzamento della rete di sorveglianza dei virus respiratori. La rete RespiVirNet, già attiva sul territorio, sarà potenziata e integrata in modo più strutturato con il sistema PREMAL. I medici sentinella, distribuiti su tutto il territorio nazionale, giocheranno un ruolo chiave nel monitoraggio tempestivo dell’andamento epidemiologico. Questo sistema permetterà di individuare rapidamente i segnali di allarme e attivare le risposte più appropriate, sulla base delle caratteristiche specifiche del patogeno in circolazione.
Il Piano sottolinea l’importanza di non affidarsi esclusivamente ai vaccini nella risposta pandemica. Questi ultimi vengono riconosciuti come strumenti essenziali e dal favorevole rapporto rischio-beneficio, ma devono essere affiancati da terapie farmacologiche efficaci, dispositivi di protezione individuale, misure di contenimento e, soprattutto, da una comunicazione trasparente e chiara. Sono previste azioni specifiche per l’approvvigionamento e la distribuzione dei vaccini, che dovranno avvenire secondo criteri di equità, priorità clinica e trasparenza verso la popolazione.
Un’attenzione particolare viene riservata alle categorie più fragili: anziani, persone con comorbidità, minori, migranti, detenuti e soggetti in condizioni di marginalità sociale. Il Piano riconosce come le pandemie possano amplificare le disuguaglianze già esistenti e insiste sulla necessità di politiche sanitarie inclusive, capaci di raggiungere tutti i segmenti della popolazione con misure di prevenzione, cura e assistenza adeguate.
Il capitale umano rappresenta un elemento centrale nella risposta pandemica. Il Piano prevede programmi di formazione pre- e post-lauream, moduli Fad (formazione a distanza), esercitazioni pratiche e simulazioni per preparare adeguatamente il personale sanitario e tecnico-logistico. Sono previste anche misure a tutela del benessere psicofisico degli operatori sanitari, che durante le emergenze risultano essere risorse fondamentali ma anche esposte a forti pressioni e rischi.
Il Piano è pensato come uno strumento dinamico, soggetto a verifiche e aggiornamenti periodici. Ogni cinque anni è previsto un ciclo di valutazione nazionale, accompagnato da esercitazioni operative, simulazioni a livello locale e analisi dei livelli di preparazione delle Regioni. I risultati saranno condivisi all’interno della rete nazionale di preparedness pandemica e serviranno a orientare le politiche future in materia di sanità pubblica.