“Stiamo riformando la professione del medico di medicina generale per il futuro. Tra le misure previste, infatti, c’è la rimodulazione completa del percorso formativo: vogliamo renderlo più attrattivo economicamente, più integrato con i percorsi universitari, più valorizzato professionalmente. Vogliamo che i giovani medici scelgano la medicina generale per vocazione e non per necessità: questo è il nostro piano”. Lo ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci durante il Question time alla Camera rispondendo ad un’interrogazione di Azione.
La risposta integrale del Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l’onorevole Grippo per questa interrogazione che mette sul tavolo un problema che non stiamo ignorando: la crisi della medicina generale in Italia.
I numeri che avete citato sono corretti e preoccupanti. È vero che abbiamo meno medici di famiglia di Francia e Spagna, questo è un dato di fatto. Lasciatemelo dire chiaramente: questo problema è il frutto di sottovalutazioni.
Dateci atto del cambiamento di metodo. Portiamo dei numeri concreti su quello che stiamo facendo. Con il PNRR abbiamo finanziato 2.709 borse di studio aggiuntive, abbiamo raddoppiato il numero di borse per il triennio da 1.400 a 2.900, tra i cicli formativi triennali completamente finanziati fino al 2026. Questi non sono palliativi, sono investimenti strutturali sul futuro. Ma nell’attesa che questi medici completino la loro formazione e prendano servizio, non potevamo restare fermi. Abbiamo introdotto misure ponte immediate: con il decreto-legge n. 202 del 2024 abbiamo reso stabile la possibilità, per i laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti al corso di formazione in medicina generale, di partecipare all’assegnazione di incarichi. Significa che possiamo utilizzare i professionisti qualificati anche durante la loro formazione. Con il decreto-legge n. 25/2025 abbiamo consentito ai medici convenzionati di rimanere in servizio volontariamente fino a 72 anni. Non imponiamo nulla, offriamo la possibilità, a chi vuole, di continuare a farlo. Questo garantisce continuità assistenziale, mentre costruiamo una soluzione definitiva.
Arrivo qui al punto centrale: quello che ritengo il più importante. La vera questione non è solo numerica, è vocazionale. Per troppo tempo la medicina generale è stata percepita come una professione di serie B, meno prestigio delle specializzazioni ospedaliere, meno riconoscimento economico, meno attrattività per i giovani. Le borse di studio per la formazione in medicina generale sono inferiori a quelle degli specializzandi e ospedalieri. Come possiamo poi stupirci se i migliori talenti scelgano altre strade? Non possiamo continuare a ignorare questo elefante nella stanza.
La medicina generale deve tornare a essere una scelta di valore e non un mero ripiego. Per questo, ho proposto – e il Consiglio dei Ministri ha approvato – un disegno di legge delega che punta a rivoluzionare il sistema delle professioni sanitarie. Stiamo riformando la professione del medico di medicina generale per il futuro. Tra le misure previste, infatti, c’è la rimodulazione completa del percorso formativo: vogliamo renderlo più attrattivo economicamente, più integrato con i percorsi universitari, più valorizzato professionalmente. Vogliamo che i giovani medici scelgano la medicina generale per vocazione e non per necessità: questo è il nostro piano.
Vorrei poi ricordare che i bandi sono regionali, le regioni devono fare la loro parte nella programmazione. I cittadini aspettano risposte. Preferiamo costruire soluzioni solide piuttosto che annunciare miracoli che svaniscono dopo le elezioni. La medicina generale è il pilastro dell’assistenza territoriale; restituirle dignità, attrattività e prospettiva non è un solo obiettivo e il nostro dovere verso le future generazioni di medici e di pazienti.
Valentina Grippo (AZ-PER-RE). Grazie, Ministro. In parte fa piacere che lei abbia condiviso e colto l’analisi e, per stare alla metafora dell’argomento che trattiamo, abbia in qualche modo identificato il male. Sulla cura abbiamo qualche perplessità, ma semplicemente perché governate da tre anni e purtroppo questa esigenza dei cittadini non può aspettare ulteriormente. È bene aver previsto ulteriori borse di studio, ma ci sembra che le iniziative intraprese fino a questo punto siano più sbilanciate nel prolungare l’età pensionabile, mantenere i medici più grandi – i quali, per carità, finché rimangono, ben vengano -, invece che davvero attrarre i nuovi medici e rendere la medicina generale un’attività interessante e competitiva.
Il medico di base è forse il medico più importante per le persone, specialmente con una popolazione che invecchia e con le cronicità che diventano vita di ognuno di noi. Servirebbe dare degli incentivi e non rendere così poco utile e interessante per i medici poterlo fare. Sarebbe importante che i corsi non durassero tre anni, sarebbe importante anche rispetto ad altre discipline. Questo però dobbiamo farlo oggi: il diritto alla salute esiste oggi.
Noi quindi prendiamo per buone le intenzioni che lei ci ha rappresentato, però ci aspettiamo che tutto questo venga implementato prestissimo, perché il diritto alla salute delle persone non può aspettare