Se nel 2013 avessimo votato con il “Rosatellum”: primo il centro sinistra, secondo il centro destra e terzo il M5S. Ma nessuno avrebbe avuto la maggioranza da solo 

Se nel 2013 avessimo votato con il “Rosatellum”: primo il centro sinistra, secondo il centro destra e terzo il M5S. Ma nessuno avrebbe avuto la maggioranza da solo 

Se nel 2013 avessimo votato con il “Rosatellum”: primo il centro sinistra, secondo il centro destra e terzo il M5S. Ma nessuno avrebbe avuto la maggioranza da solo 
In vista delle prossime politiche i tecnici del Servizio studi di Montecitorio hanno provato ad applicare le nuove regole elettorali ai risultati delle ultime politiche del 2013. Prevale per un pugno di seggi il centro sinistra (216 contro 211) ma alla fine nessuno dei tre poli avrebbe avuto la maggioranza per governare. LA SIMULAZIONE.

La data ad oggi più gettonata per le elezioni politiche del 2018 è il 4 marzo. Quel giorno si sperimenterà per la prima volta la nuova legge elettorale che ha preso il nome del deputato PD Ettore Rosato che ne è stato l'alfiere: il Rosatellum, un misto di proporzionale e uninominale. Il nuovo sistema prevede infatti l’attribuzione di 231 seggi in altrettanti collegi uninominali in cui è eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti e l’attribuzione dei restanti 386 seggi con metodo proporzionale nei collegi plurinominali costituiti nelle circoscrizioni.
 
Il Rosatellum prevede poi la possibilità per le liste di unirsi in coalizione e presentare candidati comuni nei collegi uninominali.  Il voto è unico e vale ad eleggere il candidato uninominale e, insieme, a formare la cifra elettorale della lista.
 
Un nuovo sistema con il quale ad oggi tutti i sondaggi escludono possa essere raggiunta una maggioranza diretta espressione del voto popolare. Infatti i tre schieramenti principali in lizza: centro sinistra (PD, più alcuni piccoli partiti ancora non ben definiti), centro destra (FI, Lega e Fratelli d'Italia) e M5S non riuscirebbero a conquistare autonomamente il numero di seggi proporzionali e uninominali necessari a governare senza appoggi esterni.
 
In questo quadro di totale incertezza può quindi essere utile leggere il lavoro elaborato del Servizio studi della Camera che ha effettuato una simulazione su come sarebbero andate le cose alla Camera se, nel 2013, anno delle scorse politiche, gli schieramenti e i partiti di allora si fossero confrontati con la legge lettorale di oggi, il Rosatellum, per l'appunto.

Rispetto ai seggi (386) da assegnare col sistema proporzionale e utilizzando le coalizioni del 2013, sarebbe in testa PD, SEL, Centro Democratico, SVP con122 seggi, seguita da PDL, Lega Nord e Fratelli d’Italia con 115 seggi,  dal Movimento 5 stelle con 107 seggi e dalla coalizione Scelta Civica Monti, UDC con 42 seggi.

Se però si prendessero in considerazione i singoli partiti, al primo posto per numero di seggi sarebbero alla pari Pd e M5S con 107 seggi e, a seguire, Pdl con 97, Scelta civica Monti con 42, Lega Nord con 18, Sel con 13, Svp con 2.

Fratelli d’Italia, Centro democratico e Udc non avrebbero diritto a seggi perché al di sotto della soglia del 3 per cento. E nessun seggio sarebbe toccato anche alle liste Riv Civile Ingroia e Fare FD Giannino.

Per quanto riguarda i collegi uninominali (in tutto 231) i risultati darebbero 96 seggi alla coalizione  PDL, Lega Nord e Fratelli d’Italia, 94 alla coalizione PD, SEL, Centro Democratico, SVP, 41 seggi al M5Stelle e nessun seggio alla coalizione Scelta Civica Monti, UDC.

Quindi, nel conteggio totale i risultati sarebbero: colazione PD, SEL, Centro Democratico, SVP 216 seggi; coalizione PDL, Lega Nord e Fratelli d’Italia 211 seggi; M5Stelle 148 seggi; coalizione Scelta Civica Monti, UDC 42 seggi.
 
Quindi in sostanza, nessuna maggioranza autonoma: uno scenario molto simile a quello delineato dai sondaggi di oggi e che già allora avrebbe costretto a governi con coalizioni più ampie di quelle presentatesi alle elezioni o al ritorno alle urne.
 
Il Servizio studi in premessa fa comunque una precisazione: “Va sottolineato che in questi calcoli la nuova disciplina è applicata ad un’offerta elettorale e a comportamenti di voto che scontano altri contesti ed altre regole e non va quindi utilizzata come previsione dei risultati elettorali”. 

 
 
 

08 Dicembre 2017

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