Prosegue in Senato l’indagine conoscitiva sulle malattie degenerative. La scorsa settimana la XII Commissione Igiene e sanità aveva trattato l’Hiv, ieri è stata la volta del tumore al seno. In veste di esperti sono stati ascoltati in rappresentanza del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Iss Riccardo Capocaccia, dirigente di ricerca e direttore del reparto di epidemiologia dei tumori e in rappresentanza del ministero della Salute, Antonio Federici, della direzione generale della prevenzione e dirigente medico responsabile del Piano oncologico nazionale.
“In Italia è in diminuzione la mortalità legata al tumore al seno”. A dirlo è Riccardo Capocaccia e questo grazie alla diagnosi precoce ed alla terapia coadiuvante, mentre l’incidenza, da intendersi come nuovi casi, è in aumento, questo dato è influenzato dalle attività di screening. Anche la sopravvivenza è in aumento – ha spiegato Capocaccia – “sebbene sussista il rischio di recidiva anche molti anni dopo il trattamento”.
Prevenzione al primo posto tra le azioni per il controllo del tumore. “Prevenzione primaria, attraverso una corretta dieta” e “prevenzione secondaria, con maggiore copertura dello screening, dal trattamento mediante il rispetto di linee guida e con un approccio multidisciplinare, nonché dalla riabilitazione”.
Antonio Federici, focalizzando l’attenzione sull’erogazione dei servizi da parte del Ssn, ha detto che “obiettivo primario è pervenire ad una guarigione fino al 90 per cento dei casi di tumore alla mammella”. Obiettivo conseguibile solo attraverso la diagnosi precoce che può seguire due percorsi: “uno lasciato alla iniziativa individuale del medico e della donna; l’altro –sicuramente più efficace – basato su programmi organizzati di screening che costituiscono i Lea e sottoposti a linee guida e raccomandazioni”. Sempre sullo screening Federici ha poi evidenziato la disomogeneità tra Nord e Sud del Paese, a scapito del Mezzogiorno, per quanto riguarda la copertura.
Il responsabile del Piano oncologico nazionale ha infine fornito alcuni dati sui ricoveri ordinari e in day hospital e sulla mobilità tra le regioni, soffermandosi sulle Breast unit rispetto alle quali c’è l’esigenza di una “istituzionalizzazione” e di una adeguata valutazione attraverso la certificazione.
Dall’audizione di ieri in Senato è inoltre emerso che “il Ministero – lo ha riferito Federici – ha promosso un progetto di pianificazione speciale per lo screening della durata di sei anni, proprio allo scopo di rafforzare le strutture regionali anche con la dotazione di risorse specifiche”.
I due esperti hanno anche ricordato come occorra rafforzare la governance, fornendo assistenza tecnica ai network dei centri di ricerca, e subordinare l’erogazione dei finanziamenti al raggiungimento di obiettivi specifici.
S. S.