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Le carriere nel nuovo contratto del comparto. Facciamo chiarezza

di Saverio Proia

Prima a livello nazionale c’era il nulla, adesso c’è una norma contrattuale che deve essere intesa come il pieno riconoscimento di un processo di valorizzazione e di implementazione delle competenze professionali che va esteso e generalizzato in tutte le Regioni interpretando e offrendo soluzioni alle nuove esigenze che provengono dalla evoluzione dell’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario e dal mutato quadro epidemiologico e demografico del Paese

17 MAR - Gentile Direttore,
mi dispiace, sinceramente, dissentire dalla Presidente del Coordinamento Nazionale Caposala, Gabriella De Togni, a cui sono legato da una stima e mi auguro amicizia ultradecennale, in merito alle valutazioni che ha rilasciato sul mio recente articolo sulle competenze avanzate nella ipotesi di intesa sul CCNL del comparto sanità; l’articolo era centrato sul commento esclusivo della questione, quella della carriera professionale dell’infermiere come gli altri professionisti sanitari e sociosanitari che per la prima volta dalla storia dei contratti del personale del SSN si concretizza.
 
Con tutti i limiti che si possono individuare è pur vero che la norma esiste e va attuata, perfezionata, implementata ed estesa ma c’é e da lì si può partire; il che è, comunque lo si voglia vedere un fatto storico, ricordo che in questi ultimi anni contro la realizzazione delle competenze avanzate e specialistiche è stata lanciata una offensiva che non ha avuto eguali nelle storia dei rapporti interprofessionali ed aver avviato, senza contraccolpi, sinora, il percorso per attuarle non si può che considerarlo un fatto più che positivo.
 
Prima a livello nazionale c’era il nulla, adesso c’è una norma contrattuale, scritta su precise e condivise direttive di Stato e Regioni,  che deve essere intesa come il pieno riconoscimento di un processo  di valorizzazione e di implementazione delle competenze professionali che già esistendo in alcune Regioni ora va esteso e generalizzato nelle altre Regioni interpretando e offrendo soluzioni alle nuove esigenze che provengono dalla evoluzione dell’organizzazione del lavoro sanitario e sociosanitario, dal mutato quadro epidemiologico e demografico del Paese.
 
Certamente la prevista Commissione Paritetica potrà arricchire la potenzialità della norma, così come nel confronto con le Regioni bisognerà far emergere la necessità che sia necessario che le stesse investano risorse fresche sull’implementazione delle competenze perché questa è la strada obbligata per offrire migliori risposte alle nuove domande di salute, è un investimento per qualificare e rendere realmente più produttiva per la salute la spesa sanitaria e sociosanitaria.
 
Se ci sono voluti oltre trent’anni per dar corso alla carriera professionale, parallela e di pari dignità a quella gestionale, per queste professioni ci sarà pur una motivazione: è evidente che il riconoscimento di questa crescita professionale è stato vissuto da chi era ed è contrario più pericoloso dell’aver portato la  formazione degli infermieri e delle altre professioni all’università, dal aver abolito l’ausiliarietà, dall’aver realizzato la  specifica dirigenza….e sottovalutare il risultato è certamente miopia politica, sindacale e professionale.
 
Nel merito delle critiche ha già ben risposto il Presidente del Comitato di Settore, Garavaglia, le cui argomentazioni condivido, infatti  è positivoaver la garanzia della durata decennale dell’incarico, dopo di che lo stesso professionista può partecipare al bando per il rinnovo dello stesso, con valutazione positiva se avrà operato positivamente….cioè nel 2029/2030…chissà il quell’epoca quali nuove norme e condizioni ci saranno…mi pare che rispetto ai primi testi iniziali l’attuale offra maggiori certezze ed allontani nel tempo l’ipotesi di revoca dall’incarico se non la possa anche  evitare.
 
Revoca dall’incarico che soprattutto nella carriera professionale mi sembra più teorica che reale, anzi ci sarà sempre più bisogno di questi incarichi e di professionisti specialisti ed esperti, quest’ultimi poi formati a spese delle stesse Aziende Sanitarie.
 
Del resto le direttive del Comitato di Settore Regioni Sanità all’Aran hanno sempre previsto che per la carriera professionale ed organizzativa si dovesse dar vita  non ad una soluzione di un  profilo giuridico bensì con il sistema degli incarichi, incarichi che per definizione sono verificabili, rinnovabili ma anche revocabili e l’ipotesi di intesa contrattuale ha sviluppato questo concetto nella forma più garantista possibile nei confronti del professionista, tutto è comunque migliorabile e perfezionabile in sede di firma definitiva del CCNL del personale del SSN.
 
Quindi non mi pare proprio che possa corrispondere al vero quanto afferma la Presidente De Togni che gli articoli dell’ipotesi di contratto successivi a quelli dell’istituzione di professionista esperto e specialista possano annullare il valore discontinuo ed innovativo della istituzione, finalmente, di una vera carriera di incarichi professionali per infermieri, ostetriche, fisioterapisti, tecnici sanitari….non vorrei che invece di guardare la luna si guardi il dito.
 
Saverio Proia

17 marzo 2018
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