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La penalizzazione dell’errore professionale esiste in pochissimi paesi, tra cui il nostro, ed è inutile


21 APR -

Gentile Direttore,
ho letto le considerazioni del collega Angelozzi a proposito dell’articolo di Mario Iannucci che si esprimeva a favore della penalizzazione della colpa professionale e mi citava a causa del mio opposto parere.

Non è questa la sede – né posseggo le competenze- per dibattere sulla giustizia umana per la quale ho un’istintiva diffidenza anche per la mia lunga esperienza di Presidente di Ordine. Se un Pubblico Ministero ottiene la condanna di meno del 5% dei casi che è riuscito a rinviare a giudizio non è questo un errore professionale? Però gli errori dei Magistrati pesano assai meno di quelli dei medici.

Neppure voglio approfondire l’aspetto scientifico della vicenda anche se ritengo che Angelozzi abbia ragione. Infatti un certificato falso o compiacente è un reato comune che nessuno pensa di difendere, così come guidare rispondendo al cellulare è come entrare in sala operatoria ubriaco: un aggravante del danno provocato e una gravissima infrazione deontologica.

Il mio ragionamento è meramente utilitaristico, fondato sulla convinzione che le leggi debbano avere uno scopo e che questo corrisponda a un’utilità. Qualcuno mi dovrà convincere sul vantaggio per la società che un medico sia condannato per colpa professionale a qualche mese con la condizionale dopo cinque o sei anni dalla commissione del fatto e con un’enorme spesa per gli attori e per lo Stato.

Nel merito: il danneggiato è soddisfatto dal risarcimento (che deve ottenere in tempi brevi); la pena inflitta all’autore del danno è richiesta di solito per ottenere vittoria nel civile. Il professionista, che sia assolto o condannato, patisce enormi danni economici e morali (che non vanno sottovalutati) senza alcuna garanzia di non ripetere l’errore. Lo Stato spende soldi per una causa minima e, infine, la collettività non trae neppure il vantaggio di sperare in una maggior difesa da possibili futuri errori.

Iannucci conclude auspicando la possibilità di sospensioni temporanee del medico che ha provocato un danno, con ciò riconoscendo che l’errore professionale non può essere penalmente perseguibile (il Magistrato pronuncia soltanto sanzioni penali) per la semplice ragione che è un fatto meramente contrattuale.

Il contratto di lavoro da un lato deve prevedere l’obbligo assicurativo e le modalità risarcitorie -ovviamente ricorrendo al giudice civile quando ogni mediazione sia fallita- dall’altro provvedere al recupero formativo e alla eventuale sanzione del professionista in base alle norme contrattuali.

In conclusione la figura penale dell’errore professionale (solo di questo si parla), presente in pochissimi paesi tra cui il nostro, è inutile per tutti gli attori e dannosa per il medico chiamato in causa e per le casse dello Stato. Dà vantaggio solo agli avvocati e ai giudici ai quali nella società moderna il lavoro non manca.

PS. Il Ministro Nordio ha già dichiarato che la completa depenalizzazione della colpa professionale è impossibile nel contesto giuridico italiano. Il Ministro non aveva ancora calcolato le forze in campo.

Antonio Panti



21 aprile 2023
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