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L’importanza del linguaggio nella comunicazione sui temi della salute mentale

di Maria Bianco

26 LUG - Gentile Direttore,
nelle scorse settimane i social media e i giornali locali, nonché una nota testata nazionale, hanno riportato la notizia del ricovero di un ragazzo di tredici anni presso il Servizio Psichiatrico dell’Ospedale Chioggia. Trascrivo di seguito solo alcuni dei post e dei titoli in merito comparsi: “…È disumano ricoverare da un mese e mezzo un ragazzo di 13 anni nella psichiatria di Chioggia…”, “Psichiatria, a Chioggia tredicenne ricoverato assieme ai pazienti adulti. Non deve ripetersi…”, “Un ragazzino di 13 anni nel reparto di psichiatria degli adulti. La denuncia: Disumano...”, “Un ragazzo di 13 anni rinchiuso in un reparto psichiatrico per adulti…”.

Le informazioni diffuse hanno riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica, dei politici e degli amministratori della Salute Mentale la necessità di garantire ai giovani pazienti, affetti da patologie psichiatriche, standard di cura appropriati per età e specifici bisogni, nonché l’urgenza di procedere dalla programmazione alla realizzazione dei posti letto dedicati ai ricoveri per i minori nella nostra Regione.

La risonanza mediatica ha acceso a Chioggia il dibattito politico comunale, ha attraversato il Consiglio Regionale del Veneto ed è infine arrivata in parlamento, con due interrogazioni a firma del Partito Democratico del Veneto.

Indirettamente, la denuncia mediatica del ricovero inappropriato ed il clamore procurato sollevano anche altre questioni, diversamente ma altrettanto importanti da quelle della politica sanitaria e riguardanti la deontologia e l’etica della comunicazione e informazione pubblica in tema di salute mentale. Nel 2010 a Trieste, l’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana hanno firmato la “Carta di Trieste”, il primo codice deontologico per i giornalisti che si occupano di notizie riguardanti persone con problematiche di salute mentale. Vi sono state accolte le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di sostenere la lotta ai pregiudizi, impegnandosi ad affrontare le tematiche della salute mentale attraverso il criterio del rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati e a promuovere un’immagine positiva dei percorsi di cura, che possa favorire atteggiamenti di fiducia e speranza.

Uno degli sforzi principali, sia per chi riferisce le notizie alla stampa, si per chi le divulga, dovrebbe essere la posizione critica sui commenti e pareri soggettivi che non migliorano la comprensione dei fatti. Particolare attenzione dovrebbe essere inoltre posta al linguaggio utilizzato già a partire dai titoli degli articoli, evitando sensazionalismi e amplificazioni favorenti interpretazioni e pregiudizi.

I principi etici alla base della “Carta di Trieste” sono ancora più importanti in un mondo dell’informazione sempre più digitale e costruito tramite i social media, dove fruitori e informatori spesso coincidono e la varietà delle informazioni è ampia e difficilmente selezionabile.

Le evidenze della letteratura scientifica e l’opinione degli esperti sostengono l’intuitivo concetto che il corretto utilizzo del linguaggio nella comunicazione professionale e pubblica contrasti il pregiudizio che affligge le persone con problematiche psichiatriche e costituisca quindi un mezzo per facilitare l’accessibilità ai servizi di coloro che hanno bisogno di cure (il treatment GAP per le patologie psichiatriche è a tutt’oggi elevato, basti pensare che nella Regione Veneto soltanto per i disturbi depressivi raggiunge l’ottanta per cento).

Nelle scorse settimane, noi operatori di ogni professionalità del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Chioggia abbiamo letto con una certa preoccupazione alcune delle notizie a proposito di un ragazzo di tredici anni, riferito ricoverato presso il reparto in cui lavoriamo. Siamo fermamente convinti che i giovani pazienti con problematiche psichiatriche abbiano il diritto anche in ambito ospedaliero a percorsi terapeutici appropriati, per età e per specifici bisogni. Siamo altrettanto convinti che il lavoro degli operatori della Salute Mentale possa essere descritto con rispetto e attenzione, sia per gli utenti, di ogni età e in ogni setting di trattamento, sia per il personale che quotidianamente si dedica loro, e utilizzando un linguaggio evocativo della dignità e dell’empatia delle cure.

Dott.ssa Maria Bianco
DSM AULSS3 Serenissima
UOC 1 Psichiatria Distretti Venezia - Chioggia
Direttore


Riferimenti bibliografici
Carozza P., Pingani L., Reali G., Lo stigma associato alla malattia mentale: tipologie, conseguenze e strategie per contrastarlo, 2021/3. Rivista Sperimentale di Freniatria, Franco Angeli Editore.
Gigantesco A. et al., Progetto di sorveglianza epidemiologica dei disturbi mentali gravi (S.E.M.E.), 2011 – Istituto Superiore di Sanità.
Lasalvia A.. Lo stigma dei disturbi mentali. Guida agli interventi basati sulle evidenze, 2022. Giovanni Fioritti Editore.
Nora D., Volkow M.D. Director. How health communicators and journalists can help replace stigma with science. NIH’s National Institute on Drug Abuse (NIDA), 2016.
Report 2017, Dati Anno 2016 nel sito della Regione Veneto, Area Sanità e Sociale Direzione Programmazione Sanitaria – LEA U.O. Salute Mentale e Sanità Penitenziaria.
Wooldridge S. “Writing Respectfully: Person-First and Identity – First Language”, 2013. Public Affairs Specialist, Office of Communications and Public Liaison. National Institutes of Health.
http://www.governo.it/bioetica/testi/241100html ”Governo Italiano. Comitato nazionale della bioetica. Parere del comitato su psichiatria e salute mentale”, 24 novembre 2000.

26 luglio 2023
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