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Nella proposta di FI non si parla degli odontoiatri, un problema per il Ssn e la salute delle persone

di Gerhard K. Seeberger

04 FEB -

Gentile Direttore,
ho letto con attenzione la proposta di riforma presentata da tre deputati di Forza Italia, dove si profilano per i medici di Medicina generale almeno 18 ore settimanali di lavoro in Casa di Comunità. Proprio apprezzando l’attenzione dei proponenti per il lavoro in team, e la difesa della libera professione del medico del territorio vedo un tassello mancante. Si parla infatti di integrazione dei medici di famiglia con medici specialisti, infermieri, operatori socio sanitari, e persino Psicologi. Non si parla di dentisti/odontoiatri e questo a mio avviso è un problema per il Servizio sanitario nazionale e per la gente.

Le malattie dei denti e del cavo orale sono comuni a 5 miliardi di individui, più di metà della popolazione mondiale; applicando le stesse proporzioni, in Italia avremmo 37,5 milioni di soggetti affetti da oral disease. Purtroppo, solo 17 milioni di italiani, il 28%, vanno dal dentista regolarmente, diciamo ogni anno (anche se è scientificamente dimostrato che la visita semestrale riduce di molto l’incidenza delle problematiche orali). Altri 20 milioni lo fanno più di rado. Di questi, qualcuno per ragioni di basso reddito o vulnerabilità elevata viene preso in carico dai colleghi convenzionati o dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Qualcun altro preferisce non spendere e alla resa dei conti si trova di fronte a patologie avanzate e spese ingenti. Non pochi finiscono all’estero per interventi complicati, e spesso non revisionabili dal dentista che li ha effettuati sul posto.


Serve la prevenzione. E il disegno di legge a firma Benigni-Cappellacci-Patriarca la mette in prima fila tra i compiti del MMG insieme alla diagnosi precoce, alle vaccinazioni (che sono prevenzione), alla gestione delle cronicità. Ma se per vaccini e screening oncologici la bozza menziona come interlocutori del medico di famiglia i suoi colleghi specialisti, per il cavo orale non dice nulla. Allora proviamo a dire qualcosa noi.

Dal 2011, anno del primo High Level Meeting dell’ONU (HLM) sulle malattie non-trasmissibili, le patologie orali furono affiancate alle quattro principali MNT: cancro, diabete, malattie cardiovascolari, broncopneumopatie. Al secondo HLM sulle MNT nel 2018 come quinta grande non-communicable disease sono state inserite le patologie della salute mentale. Così le malattie non trasmissibili divennero cinque. Per affrontarne definitivamente il crescente peso si parla oggi di Five-by-Five Approach. Ma restano fuori le malattie del cavo orale, prime al mondo nella lista di tutte le malattie per prevalenza.

Questo non vuol dire che dobbiamo trascurare gli intrecci tra patologia orale e sistemica. Su di essi si gioca la prevenzione di malattie silenti che compromettono aspettative di vita, di salute, ore di scuola e di lavoro perse e prospettive economiche degli italiani.

Perché non approfittare di questa riforma per stabilire un collegamento tra medici di Medicina generale ed dontoiatri? Pur ostacolati in passato da norme richiedenti il possesso di una specializzazione post-laurea per convenzionarsi con il Pubblico, i Dentisti da sempre sono stati nel SSN come specialisti ambulatoriali. La loro laurea odontoiatrica è considerata disciplina specialistica. Questi colleghi possono offrire un contributo per tutta la sfera della prevenzione e per lo screening del cancro orale, monitorare le fasce più vulnerabili di popolazione, aiutarci a costruire un modello di presa in carico d’équipe. E in prospettiva, in quel modello, con le debite cautele, potrebbe figurare l’apporto consulenziale dei colleghi odontoiatri privati – che sono la maggioranza dei nostri Soci e il 95% dei dentisti italiani – al MMG.

Medici di famiglia e dentisti si conoscono più di quanto non si pensi. Sono distribuiti capillarmente sul territorio entrambi, 38 mila MMG e oltre 40 mila studi odontoiatrici privati. Parlano la stessa lingua: ad esempio, in ambedue gli studi, del Medico e del Dentista, al Paziente oggi si suggerisce attenzione nel controllare i livelli di zucchero nell’alimentazione, a monitorare la diabesity, a fare prevenzione sulle patologie non trasmissibili. Tra l’altro, l’attuale Governo ha proposto con forza una sugar tax, all’inizio della legislatura. Certo, l’odontoiatria vale una spesa complessiva attualmente stimabile in 10 miliardi e passa includendo protesica ed ortodonzia, alla quale il SSN contribuirebbe con meno di 100 milioni, l’uno per cento.

Ma quanti risparmi e quanta salute costruiremmo aggiungendo l’Odontoiatra del SSN nel team pluridisciplinare delle Case di Comunità? A nostro avviso, iniziando da una piccola parte del tutto (i “nostri” Specialisti Ambulatoriali sono certo meno di quanti servirebbero), potremmo costruire una prevenzione capace di coinvolgere tutti i dentisti e tutti gli Italiani, non solo i Pazienti più volenterosi. E il prezzo del dentista italiano farebbe molto, molto meno paura.

Dott. Gerhard K. Seeberger
Presidente Nazionale AIO – Associazione Italiana Odontoiatri



04 febbraio 2025
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