Gentile Direttore,
il recente articolo apparso su Quotidiano Sanità il 31 gennaio scorso, riprende la vecchia e ormai incomprensibile e populistica “storiella” in cui si associa l’allungamento delle liste d’attesa per prestazioni sanitarie nel SSN con l’attività Libero professionale dei Medici ospedalieri.
Torniamo di nuovo sull’argomento: l‘allungamento dei tempi di attesa per prestazioni ambulatoriali e chirurgiche rappresenta la spina nel fianco di tutti i sistemi sanitari universalistici, cosi in Italia e cosi nei paesi europei, Inghilterra, Portogallo e Spagna, tanto per citarne alcuni. Le cause sono molteplici e molteplici sono i tentativi messi in essere per risolvere questo problema, sia frenando la domanda, sia aumentando l’offerta, ma senza che si sia mai giunti a una formula in grado di risolvere definitamente il problema.
Spesso, soprattutto coloro meno preparati o in molti casi, coloro che sono più populisti e demagoghi che tecnici, indicano l’ALPI fra le cause che determinano l’allungamento dei tempi di attesa, e su questa scia si pone il recente articolo succitato.
Facciamo chiarezza e ribadiamo, come hanno già fatto illustri professionisti e tecnici del mestiere con scritti e pubblicazioni, l’ALPI non è la causa delle liste d’attesa ma come suggerisce Cittadinanzattiva, nel Rapporto civico sulla salute, 2023 “il ricorso alla libera professione intramoenia non ne è la causa, ma l’effetto”.
La libera professione dei medici ospedalieri (ALPI) istituita con la legge n.502 del 30 dicembre 1992, e soggetta nel tempo a modifiche da leggi successive, rappresenta un diritto ben definito nell'ambito nell'attività della dirigenza sanitaria: è l’attività a pagamento che il Personale medico può svolgere all’interno del proprio ospedale ed è basata su rapporto di fiducia Medico-Paziente, ma cosa più importante e costantemente non considerata, è che è svolta al di fuori dell’orario di lavoro e pertanto non incide assolutamente sul numero di prestazioni effettuate in istituzionale.
E i dati presentati dall'AGENAS nel rapporto 2022 mostrano chiaramente come il rapporto fra attività istituzionale e l'ALPI sia estremamente elevato a favore dell’attività in istituzionale e che questa condizione sia stabile nel tempo:
Quello che ci meraviglia è che il blocco della libera professione venga considerato uno dei mezzi che hanno permesso di abbattere le liste d’attesa nella ASL di Chieti, cosa impossibile considerando quanto detto sopra, ma soprattutto che non si tenga in debito conto che questo atto prodotto dal Direttore Generale sia assolutamente non corretto, ma anzi dannoso e illegale.
Infatti già La commissione paritetica regionale per L’ALPI Abruzzo nella seduta del 18.11.2024, aveva sollecitato la ASL di Chieti al rispetto delle regole, avendo bloccato l’ALPI in assenza di una preventiva negoziazione di budget per prestazioni in istituzionale che in Libera professione, esprimendosi anche in termini sanzionatori in caso di reiterazione del blocco.
Inoltre ci sarà sicuramente lavoro per la Corte dei Conti perché il blocco della Libera professione ha determinato un mancato introito aziendale, che è quello che deriva direttamente da quanto prelevato dalla tariffa per ogni prestazione a pagamento, che nell’ultimo rapporto del ministero della Sanita, per il 2022 è rappresentato da ca. 250 milioni di Euro in Italia, ma anche al mancato introito del prelievo della quota 5% della tariffa, introdotto nel 2012 con la legge Balduzzi, introito destinato proprio all’abbattimento delle liste d'attesa: tale quota in Italia è di circa 60 milioni di Euro.
A questo si aggiunge il danno emergente per ciascun medico che non ha potuto svolgere la propria attività a cui si aggiunge il danno dei colleghi medici che hanno diritto, non potendo svolgere l’ALPI per il lavoro che svolgono (pronto soccorso, rianimazione, etc.) attraverso il fondo di perequazione a una quota parte che si realizza proprio accantonando un ulteriore 5% della tariffa.
Ci sembra quindi che ci sia poco da stare soddisfatti da quanto avvenuto nella ASL di Chieti
Filippo Gianfelice
Responsabile Osservatorio Nazionale ANAAAO per l’ALPI