Alcol e cancro, non bere è la scelta migliore
di Emanuele Scafato
18 FEB -
Gentile Direttore,ho letto il
contributo del Dott. Cavalli, interessante e singolare versione dell'espressione del “tutto e del contrario di tutto”. Cogliendo la provocazione del collega “Stiamo diventando ormai una categoria incapace di una benché minima reazione a difesa del nostro ruolo professionale, del tutto indifferente a quanto sta passando sopra la nostra testa e sotto i nostri piedi” segnalo che esiste un mondo “attivo”, forse a lui sconosciuto, che sa riconoscere benissimo il “delirio cosmico” che, tuttavia, non è quello dell'evidenza scientifica che nei fatti si esprime tanto chiaramente da determinare l'European Beating Cancer Plan approvato per Risoluzione del Parlamento Europeo in omaggio all’evidenza scientifica prodotta e recente revisione del COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT “Review of Europe's Beating Cancer Plan” del Comitato Europeo BECA (
https://health.ec.europa.eu/document/download/5acc6fb9-2078-4b61-92a2-b45ce5002225_en?filename=ncd_2025-39_swd_en.pdf), che ha già prodotto i testi formali, votati in una cornice legale che ottempera all'esigenza di dimostrare la consistenza di ogni singola affermazione per poter diventare riferimento mandatorio per gli Stati EU e i Governi. Evidenza scientifica richiamata anche dal “Joint statement by WHO/Europe and IARC to the European Parliament – raising awareness of the link between alcohol and cancer” inviata da IARC e OMS al Parlamento Europeo (
https://www.epicentro.iss.it/alcol/dichiarazione-congiunta-oms-iarc-2023).
Un medico (dichiaro di esserlo, gastroenterologo e epidemiologo di lungo corso e, lo dichiaro a favore e nel rispetto di chi ha diritto di capire chi porge non opinioni ma evidenza scientifica) in assenza totale di conflitti d'interessi, ha un dovere non esclusivamente deontologico ma nobilmente professionale: deve sapere, saper fare e saper fare bene, sottraendosi alla tentazione di ispirare al “cherry picking” di singoli studi le considerazioni esperte da porgere ad un paziente ma confidando nelle revisioni sistematiche e nelle metanalisi, le uniche a garantire qualità nelle scelte informate (come le Direttive comunitarie richiamano) nel diritto di essere resi consapevoli di cosa e di quanto si rischia anche con la "moderazione", con il semplice uso del cancerogeno alcol.
Sarebbe, intuitivamente, negligente lasciar ritenere, ad es. ad un paziente, che il suo consumo moderato di vino o altro alcolico (intendiamoci “moderato” è 10 grammi di alcol, meno di un bicchiere) sia privo di rischi e legittimare l’erronea considerazione che il singolo bicchiere possa fare “prevenzione” in assenza di pregiudizi sulla salute e non incidere, ad esempio,sul maggior rischio di alcune malattie cardiovascolari (Federazione Mondiale dei Cardiologi: "L'unica quantità di VINO che fa bene al cuore è ZERO" (
https://x.com/worldheartfed/status/1488120259483774976?lang=it basato sul report
https://world-heart-federation.org/news/no-amount-of-alcohol-is-good-for-the-heart-says-world-heart-federation/).
Nel merito dell'ambiguità e dei limiti e dei rischi della disinformazione medica, gioverà porgere la considerazione che uno studente in un liceo ha posto “Ma se il secondo bicchiere di vino o altro alcolico può generare un incremento del 27% del rischio di cancro della mammella della donna e del cancro del colon retto nell'uomo, che ci guadagno a fidarmi di una supposizione che quella stessa quantità "protegga" il cuore? Salvo il cuore e mi becco il cancro?”. Al medico rispondere.
Prudenza e diligenza hanno sempre guidato e guidano il senso di tutela della salute che, anche non dovesse avere la possibilità di basarsi su evidenze da porgere, applica sempre il principio di precauzione, differenziando il messaggio per età, sesso, condizioni di assunzione, condizioni personali che impongono affermazioni "well grounded" non generalizzabili o limitabili ad un "poco non fa male" peraltro redarguito dalla stessa Corte di Giustizia che a tutela della salute pubblica, sin dal 2012 (
https://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?docid=126435&doclang=en) ha sentenziato e indicato come sia vietato, in termini di comunicazione, vantare proprietà salutistiche dell'alcol riferendosi nello specifico ad una causa intentata su un vino che era stato proposto come "più digeribile "intuitivo cosa sia plausibile esprimere nel merito del rischio di CANCRO. E dove si "va a sbattere", segnaliamo al collega, si intuisce chiaramente: sulla salute per tutti come il Codice Europeo contro il cancro afferma e orienta: “Se bevi alcolici di qualsiasi tipo, limitane l'assunzione. Non bere alcolici è la scelta migliore per la prevenzione del cancro”.
Perché non bere è la scelta migliore per la salute se si parla di prevenzione dei tumori e tanto basta, come la SIA ha espresso nella sua posizione inviata allo Special Committee on Beating Cancer (European Parliament)
https://alcologiaitaliana.it/wp-content/uploads/2023/03/Testino-Allegato-Societa-Italiana-di-Alcologia-1.pdf)
Emanuele Scafato Epidemiologo, gastroenterologo, Past President SIA - Società Italiana di Alcologia
18 febbraio 2025
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