Gentile Direttore,
con quella puntualità disarmante che solo un calendario garantisce, anche quest’anno arriva la giornata della salute mentale. È stata preceduta da due eventi importanti.
Il primo è la approvazione del nuovo Piano Azione Nazionale Salute Mentale, un progetto molto discusso (purtroppo solo dopo la sua stesura) e ricco di luci e di ombre. Fra le ombre assumono rilevanza, non certo modesta, la assenza di risorse chiare e di un chiaro modello, la assenza di una garanzia di omogenea applicazione da parte delle regioni e quella di una oggettiva e completa descrizione della situazione esistente (diciamocelo: che differenza rispetto alla attenta analisi, ricca di dati, fatta per l’Europa dall’Ocse, di cui ci ha dato notizia Quotidiano Sanità!)
La seconda è l’audizione del Ministro della Salute al Question time alla Camera, che ha smentito tutti coloro che avevano detto in questi anni che la Salute mentale era di prioritaria attenzione, rivendicando solo a sé questa novità, e ha sottolineato, come investimento centrale, l’impegno per una diagnosi precoce che permetta di indicare ai nuovi pazienti il necessario accesso a servizi. E poco importa che si rivolgerebbero a servizi impoveriti, che offrono lunghe liste d’attesa, per introdurre poi (come risulta dai dati) a trattamenti per gli esordi in nulla diversi, per intensità e tipologia, rispetto a quelli riservati ai pazienti in trattamento da 10 anni. E questo non certo per volontà degli operatori, ma perché questa è la minestra allungata ed uguale per tutti che la mensa pubblica con le risorse attuali può offrire. Un progetto comunque importante, che ha soprattutto il pregio di costare molto poco e non richiedere l’impegno miliardario di ricostruire i servizi.
Ma poi, a parte ricordare il problema, non sono mai stato veramente convinto che la valorizzazione della diversità che anima molte iniziative sia efficace per una vera accettazione ed integrazione, rischiando invece di ricordare costantemente quella diversità, che nel pensiero popolare è sempre stigma. Forse dovremmo interrogarci sul perché, nonostante 50 anni di queste iniziative, né lo stigma né l’impegno per le malattie mentali sono migliorati in Italia, anzi ... Ed è in ogni caso poi uno scontro ad esito incerto fra queste iniziative puramente annuali e la quotidianità con cui i giornali invece riportano atti di violenza collegati realmente o nell’immaginario a disturbi mentali; un clima culturale che comunque preferisce attribuire qualunque “sragione” alla malattia mentale, piuttosto che interrogarsi sulla sua reale natura, nei confronti della quale dovrebbe ammettere di non fare nulla; e soprattutto una realtà quotidiana dove avere un problema psichiatrico, per pazienti e familiari è solo sofferenza e solitudine, senza potere spesso veramente contare sui servizi.
Confesso pertanto un po’ di disagio in questa giornata della salute mentale.
Ma poi le 24 ore passano, e con la giornata passa anche qualunque riferimento al problema da parte delle istituzioni.
Andrea Angelozzi
Psichiatra