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Sanità “integrativa” nel Patto per la Salute. Proposte di modifica all’Art. 11, per non buttar via il SSN

di Allineare Sanità e Salute, Slow Medicine ISDE, Gruppo NoGrazie, Medicina Democratica

26 GIU - Gentile Direttore,
come dovrebbe esser chiaro, oggi la Sanità integrativa è tale solo di nome, potendo fornire fino all’80% di prestazioni “duplicative”, in concorrenza con il SSN. La competizione si gioca fornendo le stesse prestazioni del SSN ma in modo (per ora) più pronto e con frequenza maggiore (anche se spesso si tratta di prestazioni di low value, inappropriate e persino iatrogene). La maggior tempestività può verificarsi oggi, ma solo finché i beneficiari della Sanità integrativa sono una minoranza, mentre a pagarne le prestazioni sono tutti gli italiani, anche in modo indiretto con i benefici fiscali concessi ai primi.
 
I beneficiari hanno l’illusione di spender meno aderendo alla Sanità integrativa, senza rendersi conto che stanno pagando due volte: infatti continuano a finanziare con le proprie tasse anche il SSN, e in più pagano le integrazioni (anche se queste – per ora - in modo agevolato, finché gli iscritti restano minoranza, e gli esclusi maggioranza, che pure contribuisce senza saperlo a sussidiare gli iscritti ai Fondi!).
 
Questo regalo fiscale a gruppi relativamente già più avvantaggiati è stato calcolato in oltre 4 miliardi di Euro dal GIMBE (già autore di un magistrale capitolo di denuncia sulla deriva della Sanità integrativa nel suo 4° Rapporto sulla Sostenibilità del SSN), ed è tanto più inaccettabile quanto più il SSN è in sofferenza sempre più grave, per i continui tagli di risorse.
 
Oltre a ciò, la maggioranza inconsapevole, che si lamenta delle liste di attesa, non ha compreso un ulteriore paradosso: a forza-lavoro sanitaria costante, gli iscritti a Fondi e Assicurazioni sanitarie “tagliano” le code per sé e familiari, ma... a spese di tutti gli altri! Infatti, se gli iscritti si inseriscono nelle file davanti agli altri, ne consegue che gli altri/non iscritti precipitano sempre più indietro, pur contribuendo con le proprie tasse a pagare benefici e privilegi (effimeri) degli iscritti alla Sanità “integrativa”!
 
Ogni persona civile reagirebbe con indignazione di fronte al sopruso di chi scavalcasse una fila di persone davanti a una biglietteria: dunque ci si aspetta che i cittadini italiani, presa consapevolezza, reagiscano al sopruso in atto con le liste di attesa per accedere ai servizi sanitari, a maggior ragione per la beffa che gli oneri di chi scavalca le code siano alleggeriti con le tasse di chi è scavalcato!
 
Uno degli esiti di quanto sopra è stato negli ultimi anni, anche in correlazione allo sviluppo della Sanità integrativa, un aumento della spesa sanitaria totale, pubblica e per paradosso anche della spesa sanitaria privata, se correttamente si sommano spesa privata out-of-pocket e spesa privata intermediata da Fondi e Assicurazioni sanitarie. Il fenomeno trova conferme anche a livello internazionale.
 
Alla lunga, inoltre, chi riceve già le prestazioni dalla Sanità integrativa non vorrà più finanziare con proprie tasse anche un SSN che non usa (quasi) più, e invocherà un opting out, come già accade in alcuni Paesi europei (che hanno la più alta spesa sanitaria complessiva, e non per caso).
 
Così il sistema si avviterebbe: da una parte un SSN sottofinanziato, residuale, per chi non potrà aderire alla Sanità integrativa; dall’altro Fondi e Assicurazioni, che però, per la ben documentata tendenza a inflazionare domanda e offerta di prestazioni, finirebbero per diventare incapaci di garantirle. L’adesione a Fondi e Assicurazioni diverrebbe quindi più costosa, con limiti posti alle prestazioni offerte: scenario già attuale negli USA.
 
Nel frattempo, purtroppo, anche la salute della comunità peggiorerebbe, per l’inflazione di test futili e inappropriati, diagnosi non necessarie/che non modificano le prognosi, sovratrattamenti e iatrogenesi.
 
Infine, per l’insostenibilità economica del sistema costruito sulla Sanità integrativa, le Regioni dovranno ripianare i debiti di Fondi e Assicurazioni con i soldi di tutti, sottraendone ancor più ai servizi sanitari pubblici, come in passato quando il SSN ha assorbito i debiti delle Mutue, non più in grado di pagare fornitori ed erogatori. Solo che questa volta il SSN ne uscirebbe distrutto.
 
Purtroppo, il tempo dei discorsi generali di principio sta scadendo, perché chi ha redatto la bozza di Patto per la Salute ha riproposto l’Articolo sulla Sanità Integrativa con contenuti analoghi alla precedente stesura (ex Art. 5), nonostante le critiche ricevute. Dunque potrebbe essere opportuno che le Regioni e coloro che vogliono intervenire si esprimano non (solo) sui principi, ma anche in modo concreto sul testo di quell’Articolo, come se esso già configurasse una bozza di nuovo testo legislativo.
 
Abbiamo pertanto provato a indicare nell’Allegato proposte puntuali di modifiche all’Art. 11, per prefigurare una direzione di marcia e dare strumenti precisi a chi, con le migliori intenzioni e d’accordo sui principi, avesse difficoltà a declinarli concretamente nel poco tempo limitato disponibile, prima che lo Stato assuma formali iniziative normative.
 
Fondazione Allineare Sanità e Salute
Slow Medicine
ISDE, Medici per l’Ambiente – Italia
Gruppo NoGrazie
Medicina Democratica Onlus

26 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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