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Nutrizione clinica. Ecco la mappa delle Unità operative ospedaliere e territoriali


Il sistema non tiene in adeguata considerazione la malnutrizione dei pazienti acuti e cronici e soprattutto non è in grado di rispondere efficacemente ai bisogni. Piemonte, Lazio e Campania le regioni con il maggior numero di strutture. Solo 1 in Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta. Numero insufficiente in Lombardia e Sicilia. La mappa delle Uo fotografata dalla SINuC

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La Regione sul podio è il Piemonte con 14 unità operative di nutrizione clinica, seguito dal Lazio (13) e dalla Campania (11). Cinque Regioni hanno una sola struttura: Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d’Aosta. Alta la diffusione in Campania con 11 Unità Operative, deludente la situazione della Sicilia con sole 3 UO su un territorio ampio e popolato. Così come 8 UO in Lombardia appaiono insufficienti a soddisfare i bisogni della regione più popolosa di Italia con quasi 10 milioni di abitanti.

Su 80 strutture, solo in 15 vengono coperte tutte le patologie di competenza della nutrizione clinica. Molte le differenze territoriali: una struttura su 4 non ha un documento che ne definisca funzioni e risorse umane

A mappare le Unità di Nutrizione Clinica presenti in Italia, è il gruppo di lavoro della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (SINuC) che attraverso questionari ha censito 94 strutture organizzative che, a vario titolo, svolgono attività di Nutrizione Clinica in Italia

“Per percorrere le vie del cambiamento, individuate nei Fogli di Roma, era necessario fotografare la situazione per poi valutarne l’evoluzione nel tempo – spiega il Prof. Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – abbiamo quindi descritto sia la distribuzione geografica dei servizi, che il tipo di prestazioni erogate. La mappa ci parla di un sistema che non tiene in adeguata considerazione la malnutrizione dei pazienti acuti e cronici e che soprattutto non è in grado di rispondere efficacemente ai bisogni”.

Per colmare questa disomogeneità territoriale che comporta una diversa possibilità di accesso dei pazienti ai servizi e alle prestazioni, sottolinea la SINuC, sarebbe opportuna promuovere una distribuzione più equa delle risorse e delle strutture specializzate, attraverso la creazione di nuove strutture nelle regioni in cui si evidenzia una carenza di servizi e professionalità specifiche.

Deserti sanitari per la presa in carico domiciliare Un altro aspetto è un evidente sbilanciamento nella distribuzione dei servizi di Nutrizione Clinica tra gli ospedali e il territorio, con una carenza di strutture territoriali, che potrebbe condizionare la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, con una minore efficacia della presa in carico domiciliare per quei pazienti che vengano dimessi con prescrizioni dietetiche, o con una prescrizione di supplementi nutrizionali orali o un piano di nutrizione artificiale domiciliare.

Un servizio di Dietologia e Nutrizione Clinica si compone almeno di due professionalità di base, che sono il medico specialista e il dietista, a cui si affiancano, a seconda dello sviluppo del servizio, operatori diversi, come personale infermieristico, ausiliario e amministrativo. L’indagine ha evidenziato che nel 26% dei casi non esiste un documento in cui vengono precisate le funzioni e la pianta organica dell’unità operativa.

Alla domanda rispetto al responsabile della struttura organizzativa, il 56% degli intervistati ha riferito che non si tratta di un medico specialista in scienza dell’alimentazione e dietetica, quindi solo il 44% ha le competenze più opportune per quel ruolo.

Attività svolte I questionari hanno rivelato che le attività più presenti sono l’ambulatorio di Nutrizione Clinica in 80/93 strutture, e le consulenze nutrizionali presso i reparti di degenza ospedalieri svolte da 78/93 strutture. La gestione della Nutrizione Artificiale Domiciliare (NAD) viene svolta da 66/93 strutture, poco più di una struttura su due si occupa della gestione della ristorazione ospedaliera e quasi una su tre delle consulenze presso le residenze sanitarie assistenziali.

Coinvolgimento nelle gare e risorse umane e logistiche Sia a livello ospedaliero che a livello territoriale, le strutture che si occupano di attività di Nutrizione Clinica dovrebbero fungere anche da referenti organizzativi per gli Enti cui appartengono, partecipando a commissioni per la stesura di capitolati di gara per il servizio di ristorazione e per l’acquisizione di prodotti, attrezzature e presidi per la nutrizione artificiale. Delle 94 strutture censite, 62 sono coinvolte in questo tipo di attività e 32 ne sono escluse. In pratica una struttura su tre non può fare nessun tipo di valutazione qualitativa inerente le forniture per il dietetico ospedaliero, le miscele per nutrizione artificiale e i supplementi nutrizionali orali.

Per quel che riguarda a figura del responsabile delle Unità operative di nutrizione clinica, dal questionario è emerso che in oltre il 50% dei casi non si tratta di un medico specialista in Scienza dell’Alimentazione.

“Altro dato emerso dal questionario, è l’assenza della figura del dietista nel team di nutrizione clinica in 10/94 strutture – aggiunge Muscaritoli – peraltro, 8 di queste strutture sono previste e organizzate sulla base di un documento aziendale. I dietisti sono professionisti con una formazione specifica sui temi nutrizionali che possono fornire un’ampia gamma di servizi, tra cui la valutazione dello stato nutrizionale, la pianificazione dietetica personalizzata e la consulenza nutrizionale”.

L’attività delle Strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica si esplica in aree di intervento ciascuna con funzioni e ambiti di intervento specifici. Alle strutture di Nutrizione Clinica afferenti all’ospedale, in particolare, sono demandate attività di consulenza e presa in carico dei pazienti in regime di degenza, day- hospital, attività ambulatoriale, attività di Nutrizione Artificiale Domiciliare (NAD). Alle strutture territoriali, invece, sono attribuite le attività di referenza organizzativa per i residenti di RSA o in Assistenza Domiciliare Integrata, di consulenza nutrizionale a domicilio e di Nutrizione Artificiale Domiciliare nel caso dei centri NAD territoriali.

Per quanto riguarda infine il dato sulle patologie gestite negli ambulatori, solo in 15 casi su 80 vengono coperte tutte le aree di competenza della Nutrizione Clinica, con un prevedibile e giustificabile sbilanciamento verso la patologia oncologica che in alcuni casi sembrerebbe portare ad una minore attenzione nei confronti di altri pazienti.

La Nutrizione Artificiale Domiciliare (NAD) è offerta in poco più della metà delle strutture con una disomogeneità nelle possibilità di accesso a questo servizio confermata non solo tra le varie regioni, ma anche all’interno della stessa regione. A questo dato si aggiunge lo scarso ricorso alla telemedicina che soprattutto nel contesto NAD, potrebbe costituire un grande valore aggiunto perché permetterebbe un alleggerimento del carico operativo dei servizi soprattutto in relazione al controllo e monitoraggio periodico dello stato nutrizionale.



20 giugno 2023
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