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Carenza medici. Il Veneto dice sì all’assunzione di 500 giovani laureati non specializzati


I camici bianchi riceveranno un corso di formazione pratico e teorico al termine del quale, con il tutoraggio di colleghi strutturati, 320 verranno introdotti al lavoro nell’area del Pronto soccorso e 180 in quella della Medicina internistica. Costo dell’operazione 25 milioni l’anno. Zaia: “Se ci saranno ricorsi resisteremo in ogni sede”

26 AGO - Via libera all’assunzione con contratti autonomi di 500 giovani medici, laureati e abilitati, ma non ancora in possesso della specializzazione, che frequenteranno un corso di formazione pratico e teorico, al termine del quale, con il tutoraggio di colleghi strutturati, 320 verranno introdotti al lavoro nell’area del Pronto Soccorso e 180 in quella della Medicina Internistica (Medicina Generale e Geriatria).
 
È questa la carta che Regione Veneto ha deciso di giocare nella difficile partita del reperimento dei medici necessari a far fronte a una carenza ormai cronica di personale.
 
A dare il semaforo verde all’operazione che avrà un costo annuo di circa 25 milioni, la quasi totalità legati agli stipendi dei nuovi assunti, due delibere (Medici internisti e Medici pronto soccorso) approvate nell’ultima seduta dalla Giunta regionale prima di ferragosto, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin.
 
“Arrendersi non è nel nostro Dna – ha dichiarato il Presidente Luca Zaia – e per questo abbiamo tradotto in azioni concrete quanto già avevamo previsto nel Piano Socio Sanitario 2019-2023. Si tratta di garantire i Lea, che sono un obbligo costituzionale al quale non intendiamo sottrarci. Lo facciamo a modo nostro, cioè garantendo la qualità dei professionisti e la sicurezza dei pazienti con un percorso formativo sia teorico che pratico, al termine del quale, grazie anche al tutoraggio dei colleghi più esperti, avremo medici sì giovani, ma già ben formati e sicuramente bravi. Stiamo agendo in un quadro di programmazione nazionale sbagliata, che è la causa di questa situazione, con meno borse di specializzazione rispetto al numero annuo di laureati e con un cammino di studi molto più lungo di quelli negli altri Stati europei. Ci saranno gli immancabili esperti che storceranno il naso – ha aggiunto Zaia – e se ci saranno ricorsi resisteremo in ogni sede. Se ci sono alternative concrete a quanto fatto dalla Regione, non le ho ancora viste. E comunque l’unica alternativa che non prenderemo mai in considerazione è di tagliare o chiudere i reparti”.
 
“Sono delibere coraggiose che non abbiamo inventato oggi, ma sulle quali abbiamo lavorato mesi – ha detto l’Assessore Lanzarin – così come coraggioso, e lungimirante, è stato prevedere queste possibilità all’interno del Piano Socio Sanitario 2019-2023. Non dimentichiamo che il Piano è legge e che, a suo tempo, il Governo non la impugnò, dando di conseguenza il suo benestare a tutto quanto indicato all’interno. Sono iniziative – ha aggiunto la Lanzarin – che abbiamo inserito anche nel documento che, su iniziativa del Presidente Zaia, il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, porrà all’attenzione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni in una seduta monotematica. Lo stesso stiamo facendo nella discussione in atto sul futuro Patto Nazionale per la Salute, dove c’è un capitolo imponente proprio sulla formazione dei medici e sulle modalità di reclutamento”.
 
L’operazione approvata, secondo gli atti assunti, avverrà dopo aver espletato tutti i tentativi di rinforzare gli organici per le vie tradizionali, a cominciare dai numerosissimi concorsi avviati da Azienda Zero che però, in molti casi, vedono un’adesione anche di molto inferiore ai fabbisogni segnalati dai direttori generali delle Ullss; per arrivare alla possibilità per le aziende di conferire in via eccezionale a medici incarichi individuali con contratto di lavoro autonomo a patto che siano accertate l’impossibilità di utilizzare risorse umane interne, l’assenza di graduatorie pubbliche valide a cui attingere, il rifiuto all’assunzione del personale in graduatoria utile.
 
Per quanto riguarda l’area internistica, una rilevazione effettuata in aprile, ha indicato una carenza di 180 medici, nelle unità operative di medicina e geriatria.
 
Il percorso formativo che precederà la fase dell’inserimento negli ospedali sarà curato dalla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e comprenderà 92 ore di formazione d’aula e un’attività di tirocinio pratico, con tutoraggio, di due mesi consecutivi, che sarà svolta all’interno dei reparti di area internistica. La Fondazione pubblicherà, entro il 15 ottobre 2019, un avviso rivolto ai medici non specializzati per raccogliere le adesioni.
 
Per quanto riguarda la carenza nei Pronto Soccorso, la delibera regionale rende noto che Azienda Zero ha già pubblicato tre bandi di concorso per 192 posti, ma che, a conclusione delle procedure concorsuali, risultano in graduatoria solo 22 specialisti e 24 specializzandi all’ultimo anno.
 
Anche in questo caso, come in quello dell’area internistica, una volta espletati tutti gli altri tentativi di reperire il personale necessario a garantire l’erogazione dei Lea, considerata la necessità urgente di risposta alle esigenze dei reparti di Accettazione e Pronto Soccorso, la Regione Veneto ha deciso di procedere anche al reclutamento di giovani medici non specializzati, tramite linee d’indirizzo regionali con le modalità d’inserimento nei reparti e l’individuazione degli ambiti di autonomia esercitabili con tutoraggio del personale strutturato. Anche in questo caso, l’attività teorica e pratica di formazione è stata affidata alla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica che, entro il 15 settembre 2019, pubblicherà un avviso rivolto ai medici non specializzati interessati.

26 agosto 2019
© Riproduzione riservata

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