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La crisi della sanità in Sardegna supera le più pessimistiche previsioni

di Francesco Carta

07 MAR -

Gentile Direttore,
esiste in Sardegna e in Italia un allarme per la crisi del Servizio Sanitario Nazionale, tanti operatori sanitari, comitati di cittadini, Consigli comunali lanciano un SOS, per chiedere l’adozione di misure urgenti e programmatiche che permettano di dare risposte concrete all'emergenza del SSN: la grave carenza del personale dipendente ospedaliero e nel settore della prevenzione, la progressiva carenza dei medici di base e pediatri convenzionati col SSN, medici di continuità assistenziale e medici specialisti.

Se non si fa una corretta diagnosi non si può proporre una adeguata ed efficace terapia.

I finanziamenti del PNRR prevedono importanti fondi per la sanità (Missione 6) per l’edilizia e tecnologia, non prevedono interventi per il personale.

La programmazione dell’assistenza territoriale, secondo il Piano sanitario regionale e il DM 77, con gli atti aziendali, dovrebbe arrivare in Commissione sanità per l'esame del Consiglio regionale, auspichiamo una pubblica discussione, nella massima istituzione regionale.

Nel suddetto piano si utilizzano dati del 2019 ormai superati dalla situazione attuale. In particolare non si fa riferimento alla mancanza di personale che sta portando allo stremo e al collasso le strutture sanitarie territoriali e ospedaliere.

In tutti i comuni della Sardegna mancano medici di medicina generale a causa del pensionamento degli stessi (largamente prevedibile) e dell’abbandono anticipato. Centinaia di comuni sono senza medico di base e continuità assistenziale. Nella maggior parte degli ambiti territoriali i concorsi vanno deserti. In Sardegna le località carenti per la medicina generale sono 431 a febbraio 2023. Ciò significa che oltre quattrocentomila persone (un quarto della popolazione sarda) oggi sono senza medico di base; è negato loro l’accesso alle cure.

Disastrosa è la situazione dei Centri di salute mentale che a causa della mancanza di medici e infermieri, non possono più svolgere il ruolo di servizio pubblico.

I Livelli essenziali di assistenza (LEA) non sono garantiti.

È sorprendente che in tale situazione le iscrizioni alla facoltà di medicina siano ancora ridotte, nonostante il recente, tardivo e insufficiente incremento.

Gli atti aziendali recentemente approvati, non evidenziano questa emergenza, anzi la nascondono, nella migliore delle ipotesi fotografano la situazione esistente sulla carta, senza verificare l'effettiva scarsità di personale. La Commissione sanità ha chiesto, da mesi, di conoscere le condizioni reali delle piante organiche, che non sono state fornite. Le Case e Ospedali di comunità, le stesse ASL sono delle scatole vuote senza personale.

L'assessore Doria in una recente intervista al Quotidiano Sanità Sardegna afferma che il SSN che abbiamo conosciuto non esiste più, parla al passato di un mitico SSN tra i migliori al mondo, che ebbe il riconoscimento della OMS. Si dimentica che il suo primo compito istituzionale è difendere il SSN, in grave crisi ma ancora esistente.

Vogliamo ricordare l'art. 1 della L. 833/1978: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e della collettività mediante il servizio sanitario nazionale.

La crisi del SSN non impone la sua abolizione, anzi necessita di interventi straordinari di rafforzamento. L'OMS riconosce sempre, a maggior ragione dopo la pandemia, la superiorità dei sistemi sanitari universalistici in termini di efficienza ed efficacia. I sistemi privatistici sono diseguali e meno efficienti per la collettività, poiché l'accesso alle cure non è garantito a tutti e gli indicatori di salute sono peggiori.

Nei sistemi sanitari privatistici, infatti, consistenti strati di popolazione sono esclusi dai sistemi sanitari. Le politiche sanitarie degli ultimi decenni sono state sbagliate e disastrose; vanno corrette radicalmente. Il SSN è incompatibile con le politiche dei tagli e privatizzazioni sfrenate. Non possiamo inseguire il modello americano che è tra i più diseguali al mondo e che impedisce a milioni di persone l'accesso alle cure. Il SSN deve essere sostenuto e rafforzato, come primario compito delle politiche sanitarie.

Se non si interviene con un piano straordinario di assunzioni rischiamo di perdere il SSN a causa delle politiche sbagliate passate e attuali, che vorrebbero trasformare la sanità in servizio che eroga solo prestazioni. Nel piano sanitario regionale si parla di diritto del cittadino ad eseguire le prestazioni dove vuole , senza indicare una corsia preferenziale per il servizio sanitario pubblico.

Il SSN va sostenuto, incentivato e ripristinato dove è carente. Le ASL non possono essere solo dei committenti che rimborsano le prestazioni eseguite in strutture pubbliche, private, regionali ed extra regionali, determinando e spesso incoraggiando un ingente e corruttivo trasferimento di risorse economiche dal pubblico al privato.

La sanità privata in Italia è sempre esistita, ha svolto una funzione integrativa e complementare, ma non può essere sostitutiva della sanità pubblica; la sua crescita ha determinato la crisi del servizio pubblico, attraverso le potenti lobby che operano in sanità a livello regionale, nazionale e internazionale, condizionando le scelte istituzionali. Il blocco degli ingressi a medicina e delle assunzioni, la corsa alle privatizzazioni ed esternalizzazioni della sanità negli ultimi decenni hanno determinato la radicale riduzione di servizi, personale e la crisi del SSN.

La mancanza di personale sanitario costituisce un’emergenza nell’emergenza, pertanto si rende necessario:

Auspico che le istituzioni regionali e nazionali, gli enti locali, tutte le organizzazioni sindacali si facciano carico di tali richieste.

Dott. Francesco Carta

Medico di medicina generale in pensione



07 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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