I meccanismi molecolari dello sviluppo cerebrale nel corso precoce della vita rappresentano un fattore determinante importante a livello di rischio di obesità. È l’ipotesi avanzata da un gruppo del Baylor College of Medicine, guidato da Harry MacKay, che ha pubblicato uno studio su Science Advances.
L’obesità è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni e interessa più di due miliardi di persone al mondo. Studi precedenti avevano evidenziato che i geni che sono più fortemente associati con l’obesità sono espressi nel cervello in via di sviluppo.
Così, lo studio del Baylor College of Medicine, condotto su animali da laboratorio, si è focalizzato sullo sviluppo epigenetico a livello di nucleo arcuato dell’ipotalamo, “una regione che regola l’assunzione di cibo, l’attività fisica e il metabolismo”, come spiega MacKay. Il team ha scoperto, quindi, che il nucleo arcuato va incontro a estese ‘maturazioni’ epigenetiche nel corso della vita postnatale, un periodo sensibile anche alla regolazione del peso corporeo.
Studiando neuroni e glia, inoltre, i ricercatori americani hanno osservato che l’epigenetica è molto diversa tra queste due tipologie cellulari, oltre ad essere molto differente anche tra femmine e maschi, con molti dei cambiamenti che si verificherebbero più precocemente tra le prime.
Andando a confrontare i dati epigenetici sugli animali da laboratorio con quelli dell’uomo, poi, il team ha evidenziato che le regioni colpite dalla ‘maturazione’ epigenetica sono fortemente sovrapponibili tra animali da laboratorio e uomo e questo, secondo MacKay, indica che l’epigenetica “è probabilmente coinvolta nel rischio di obesità”.
Per cui, “gli sforzi volti a colpire in modo preventivo questi processi di sviluppo potrebbero essere decisivi per arrestare l’epidemia di obesità a livello mondiale”, come hanno concluso gli autori.
Fonte: Science Advances 2022