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Il jogging allunga la vita. Ma solo “a piccole dosi”

di Maria Rita Montebelli

Uno studio pubblicato sul giornale dei cardiologi americani consiglia le ‘dosi’ ideali dell’attività fisica. Bene il jogging, ma non più di tre volte a settimana, per un totale di 1-2,4 ore totali e a passo lento-moderato. Chi fa di più, finisce col farsi del male

04 FEB - Le persone che fanno attività fisica, rispetto ai sedentari presentano un rischio di mortalità ridotto del 30%. Tuttavia i risultati degli studi condotti finora alla ricerca della ‘dose’ ideale di attività fisica per ottenere questi benefici non sono univoci. Le linee guida attuali suggeriscono di fare attività fisica moderata cinque giorni a settimana, ogni volta per mezz’ora circa.
Oggi, dopo tanti messaggi contrastanti, arriva finalmente la consacrazione scientifica del jogging cosiddetto ‘leggero’, con un importante studio pubblicato su Journal of the American College of Cardiology (JACC).
 
Alle oltre 5 mila persone – tutte in buona salute – che hanno preso parte al Copenhagen City Heart Study un gruppo di ricercatori danesi del Frederiksberg Hospital di Copenhagen ha posto una serie di domande circa la loro attività fisica. Nell’ambito di questa vasta coorte sono state così individuati 1.098 jogger abituali e 3.950 ‘non jogger’ in buona salute; tutti sono stati seguiti in maniera prospettica a partire dal 2001, cioè per oltre 12 anni di follow up.
 
Per tutti i jogger sono state annotate con precisione le ore di jogging praticate, la frequenza e la percezione individuale del passo. Il risultato è stato che i jogger ‘estremi’ avevano in pratica più probabilità di morire dei sedentari assoluti. Al contrario i jogger ‘leggeri’ erano quelli che mostravano i più bassi tassi di mortalità.
 
Andando quindi a delineare meglio l’identikit del jogger ideale, ne emerge che i soggetti con i più bassi tassi di mortalità sono quelli che fanno jogging per 1 a 2,4 ore a settimana, che la frequenza ottimale di questa attività non dovrebbe andare oltre le tre volte a settimana e che il passo ideale da tenere è da lento a moderato (circa 8 Km/ora). Correre più veloce o troppo insomma, porta solo più rapidamente incontro alla morte.
 
Nel corso dello studio sono stati registrati 28 decessi tra i jogger e 128 tra i sedentari; in generale chi praticava sport era più giovane, aveva la pressione più bassa e un indice di massa corporea più contenuto; anche la prevalenza del diabete e del fumo è risultata minore tra i fisicamente ‘attivi’.
 
“E’ importante sottolineare – afferma il dottor Peter Schnohr, ricercatore del Copenhagen City Heart Study, Frederiksberg Hospital, Copenhagen (Danimarca) – che quello in questo studio abbiamo chiamato jogging ‘leggero’, corrisponde comunque ad un esercizio vigoroso; al jogging ‘strenuo’ corrisponde dunque un’attività fisica davvero molto vigorosa che, quando portata avanti per decadi, può comportare importati rischi per la salute, soprattutto a carico dell’apparato cardiovascolare.”
 
I risultati di questo studio non fanno dunque altro che confermare quelli di studi precedenti e cioè che un’attività fisica troppo intensa e protratta fa più male che bene. Esiste insomma una relazione tra attività fisica e stato di salute che descrive una curva ad ‘U’; l’esercizio fisico fino ad un certo punto fa bene, poi, superato un certo limite, fa danno. Almeno tanto quanto l’essere dei sedentari completi.
 
“Se l’obiettivo del praticare attività fisica è quello di ridurre il rischio di mortalità e di prolungare la vita – conclude Schnohr – una buona strategia da seguire è quella di fare jogging qualche volta a settimana, a passo moderato. Andare oltre, non solo non serve, ma può essere dannoso”.
 
Maria Rita Montebelli

04 febbraio 2015
© Riproduzione riservata

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