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Malattia di Berger. Scoperti due microRNA che modulano il processo di glicosilazione dell’Immunoglobulina A1


I due biomarcatori, individuati dal gruppo di ricerca del nefrologo Paolo Schena dell’Università di Bari, sono delle piccole molecole di acido nucleico (chiamate microRNA) presenti in elevate quantità in pazienti affetti da questa malattia. I due microRNA sono stati coperti da brevetto europeo. Il lavoro è stato pubblicato in questi giorni su Kidney International.

09 DIC - Individuati due biomarcatori per la diagnosi di Immunoglobulina A nefropatia (IgAN) denominata anche malattia di Berger, dal nome dell’autore parigino che l’ha descritta per la prima volta nel 1968. La IgA Nefropatia si manifesta in molti casi con una persistente microematuria e/o proteinuria, ma in altri pazienti si presenta con urine rosse o color coca-cola ogni volta che un individuo ha un mal di gola o un’infezione dell’apparato respiratorio. A livello molecolare, l’evento che scatena la malattia è un’alterata glicosilazione della Immunoglobulina A1 (IgA1), che rende la proteina non riconoscibile dal sistema immunitario per cui si formano prima anticorpi anti-IgA1 e dopo immunocomplessi circolanti che si vanno a depositare nei reni provocando il danno. La malattia colpisce prevalentemente i giovani, bambini e adulti nella seconda e terza decade di vita e porta alla dialisi nell’arco di 20 anni dall’inizio della malattia.

I due biomarcatori, individuati dal gruppo di ricerca del nefrologo Paolo Schena che lavora presso il Consorzio Carso dell’Università di Bari, sono delle piccole molecole di acido nucleico (chiamate microRNA) presenti in elevate quantità in pazienti affetti da questa malattia. I due microRNA sono stati coperti da brevetto europeo. Il lavoro pubblicato in questi giorni su Kidney International, la rivista ufficiale della Società Internazionale di Nefrologia, con primo nome la ricercatrice italiana Grazia Serino del Consorzio Carso riporta i dati di uno studio multicentrico internazionale che ha permesso di dosare i due biomarcatori nel sangue dei pazienti caucasici (Italiani e Greci) ed asiatici (Cinesi e Giapponesi). I risultati dimostrano che questi biomarcatori possono permettere di effettuare la diagnosi di IgA Nefropatia evitando la biopsia renale.

Il dato è ancora più interessante perché se sarà possibile modulare l’effetto dei due miRNA si potrà normalizzare il processo di glicosilazione riportando i livelli sierici delle IgA glicosilata nei valori normali. Pertanto le future ricerche, già programmate dal gruppo di lavoro, prevedono una stretta collaborazione con l’industria farmaceutica, sia per trovare un farmaco selettivo che possa modulare l’effetto delle due biomolecole nel sangue, sia per costruire un kit diagnostico che permetta il loro dosaggio nel sangue, consentendo una diagnosi meno invasiva. Quindi non più una terapia generica quale cortisone o farmaci immunosoppressivi, che determinano numerosi effetti collaterali, ma in futuro nuovi farmaci più specifici per la terapia della IgA nefropatia. 

09 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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