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Sperimentazioni animali. Consiglio di Stato respinge ricorso della Lav, riprendono gli esperimenti sui macachi dell’Università di Parma


Non ancora rese note le motivazioni della decisione che, dopo circa 2 anni di battaglia in tribunale, dà definitivamente il via al progetto “Lightup”, dell’Università di Torino, condotto in collaborazione con l’Università di Parma. Soddisfazione dei ricercatori. “Accertati univocamente la validità dell’autorizzazione ministeriale e il rigoroso rispetto di tutte le norme in materia di tutela del benessere animale”. Delusione da parte della Lav. IL DISPOSITIVO

29 GEN - Il Consiglio di Stato ha riconfermato in via definitiva la validità dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute per il progetto “Lightup”, dell’Università di Torino, condotto in collaborazione con l’Università di Parma, che prevede una fase di sperimentazione su macachi. Una decisione che arriva dopo che lo stesso Consiglio di Stato aveva deciso, a ottobre 2020, lo stop al progetto per un “approfondimento scientifico analitico e motivato” da parte di un ente terzo chiamato a confrontarsi con le parti. Ma stavolta il Consiglio di Stato non ha dubbi sulla validità dell’autorizzazione ministeriale e il rispetto dellle norme in materia di tutela del benessere animale.

Lo studio contestato, lo ricordiamo, ha lo scopo di trovare meccanismi neurali e trattamenti per il recupero visivo in persone che hanno una parziale cecità dovuta a lesioni cerebrali e non dell'occhio

La ricerca può riprendere senza più ostacoli. Notizia appresa positivamente dai parte dei ricercatori: “Nell’esprimere soddisfazione per la favorevole conclusione della vicenda - si legge in una nota dei due Atenei -, che conferma quanto già espresso in precedenza dal TAR Lazio sulla piena legittimità del progetto e delle valutazioni Ministeriali su di esso, le Università di Torino e Parma sottolineano con preoccupazione e rammarico il considerevole ritardo accumulato (ben 20 mesi) nelle attività progettuali, nonché le false accuse che sono state rivolte contro dottorandi, ricercatori, personale e istituzioni pubbliche a causa della campagna denigratoria che, per alcuni tratti, ha travalicato i limiti del confronto sereno e del reciproco e doveroso rispetto su questioni tecnicamente complesse e con indubbi, delicati, risvolti etici, sfociando anche in minacce, aggressioni e deturpazioni perpetrate su suolo ed edifici pubblici delle città e degli Atenei coinvolti. Episodi alimentati da notizie che le sentenze di merito di TAR e Consiglio di Stato hanno definitivamente sancito come infondate”.

In attesa di leggere le motivazioni, la nota delle Università evidenzia come “la pronuncia prova oltre ogni ragionevole dubbio l’inattaccabile solidità e correttezza sul piano etico, tecnico-scientifico e formale non soltanto del progetto ma anche dell’iter autorizzativo svolto dagli organismi competenti, Ministero della Salute in primis. Le Università di Torino e Parma si augurano ora il miglior successo della ricerca a beneficio del progresso delle conoscenze e della salute dei pazienti, auspicando che la vicenda rimanga un monito in merito alle necessarie tutele istituzionali che devono essere garantite alla libertà di ricerca entro il rigoroso rispetto dei principi etici e morali che la caratterizzano".

Delusione, invece, da parte della Lav, controparte della battaglia, in cui aveva chiesto di bloccare la sperimentazione. “Abbiamo combattuto una battaglia per oltre due anni, contro i giganti favorevoli alla sperimentazione animale. Una lotta con cui abbiamo svelato ciò che accadeva in quei laboratori, per questo studio autorizzato all’Università di Torino, finanziato con fondi europei”. “Ci sono voluti mesi solo per ottenere la descrizione del progetto e all’inizio ci avevano risposto che nemmeno esisteva. - commenta la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Ricerca senza animali – Leggendo il protocollo ci siamo subito accorti delle forti contraddizioni con quanto previsto dalla normativa”.

La Lav contesta anche il lavoro dell’organo di consulenza del Consiglio di Stato: “Sulla sentenza Il Consiglio di Stato, la cui imparzialità è stata messa in dubbio dagli strenui difensori dello studio, ha invece delegato la decisione a un ente esterno, proprio per garantire la massima neutralità, e ha scelto la Fondazione Bietti, Istituto riconosciuto dal Ministero della Salute (quindi non certo vicino alle istanze della LAV ) e che ha prodotto, nonostante l’obbligo di confrontarsi anche con gli esperti indicati da noi, un parere totalmente di parte, non citando nemmeno una riga delle decine di pagine dei pareri depositati da LAV, che smontavano scientificamente il progetto in ogni suo punto: scandaloso che nulla del nostro lavoro trovi traccia nel documento della Fondazione”.

29 gennaio 2021
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