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Persone transgender. Al via primo studio sul loro stato salute


Obiettivo dello studio dell’Iss, insieme a sette dei principali centri italiani per la gestione clinica delle persone transgender, Bologna, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Roma e Cagliari è raccogliere informazioni sulle problematiche cliniche pregresse e concomitanti delle persone transgender. Gli endocrinologi della Sie: “Ancora vittime di troppe discriminazioni anche nell’accesso ai servizi sanitari”

19 LUG - La condizione delle persone transgender è aumentata di migliaia di volte in 40 anni a oggi, in base agli unici dati disponibili, tratti dalle persone che si rivolgono ai centri per l’adeguamento di genere, si stima interessi lo 0,5-1% della popolazione generale, quindi circa 500mila persone, contro una diffusione dello 0,002-0,005% negli anni ’80. Ad oggi si stima che la prevalenza dell’incongruenza di genere nelle persone biologicamente maschi che vogliono adeguare l’identità a quella femminile oscilla tra 1:11.900 e 1:45.000. Al contrario, la prevalenza delle persone biologicamente femmine che chiedono l’adeguamento all’identità maschile varia da 1:30.400 a 1:200.000.
 
Ma il mondo delle persone transgender, specie sul versante salute, resta ancora poco definito e conosciuto, per questo parte uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità insieme a sette dei principali centri italiani per la gestione clinica delle persone transgender, Bologna, Firenze, Torino, Milano, Napoli, Roma e Cagliari. Obiettivo: raccogliere attivamente informazioni sulle problematiche cliniche pregresse e concomitanti delle persone transgender, cercando di comprendere se esista una predisposizione di queste persone a sviluppare determinati problemi di salute o se vi siano fattori che possano essere associati ad un maggior rischio di malattie.
 
Questo tema è stato al centro del Congresso nazionale della Società italiana di endocrinologia (Sie) che si è chiuso ieri a Roma.
“Gli studi in corso sullo stato di salute della popolazione transgender – ha detto Marina Pierdominici, Centro di Riferimento per la Medicina di Genere dell’ISsin occasione del Congresso nazionale degli endocrinologi – sono un primo passo importante per comprendere i bisogni di salute di questa fascia particolarmente vulnerabile dal punto di vista sanitario e in questa direzione va il portale INFOTRANS, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali - Presidenza del Consiglio dei Ministri (Unar). È il primo portale istituzionale in Europa che mette a disposizione dei cittadini con un linguaggio semplice e facilmente comprensibile informazioni sanitarie e giuridiche, oltre una mappa dei servizi al fine di promuovere anche una corretta informazione sulla tematica”.
 
“Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la gestione clinica delle persone transgender, e per migliorare la conoscenza dei loro problemi di salute evitando pericolosi trattamenti ‘fai-da-te’ o ritardi nell’inizio del trattamento ormonale, eppure è ancora tanta la strada da fare per diffondere nella popolazione una cultura di accoglienza e accettazione delle persone transgender che ancora oggi sono vittime di discriminazioni sessuali, economiche, difficoltà lavorative, violenze” ha sottolineato Rosario Pivonello, Responsabile del Centro di Andrologia e Medicina della Riproduzione e della Sessualità Maschile e Femminile (Fertisexcares) della Aou Federico II di Napoli, uno dei principali centri coinvolti nello studio.
 
“Negli ultimi tempi la condizione delle persone transgender è finita sotto i riflettori dell’opinione pubblica per il Ddl Zan, il dibattuto disegno di legge che prevede l’inasprimento delle pene per i reati gravati da motivazioni discriminatorie basate su orientamento sessuale, etnie e disabilità” ha aggiunto Erika Limoncin, Psicosessuologa, Dipartimento Medicina dei sistemi, Università Tor Vergata di Roma.
 
“Si sente il bisogno – continua Annamaria Colao, presidente neo eletto Sie – di inquadrare dal punto di vista legislativo delle forme di protezione perché una persona transgender è una persona che vive un’incongruenza tra il proprio sesso biologico e il genere sessuale che percepisce di se stesso in modo intimo e profondo, da cui deriva una sofferenza psicologica importante, che solo con l’aiuto di ormoni e chirurgie può riuscire a essere mitigata portando la persona a raggiungere un aspetto esteriore più vicino a ciò che avverte di se”.

Basti pensare che uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista Health Services Research e condotto presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston mostra che il 57 percento degli LGBTQ ha fatto esperienza almeno una volta di una discriminazione in diversi domini legati al loro orientamento sessuale (anche sul fronte dell’assistenza medica), il 53% micro-aggressioni, il 51% molestie sessuali, il 51% violenza, il 34% molestie riguardanti l’uso dei servizi igienici. Un adulto LGBTQ su sei ha inoltre riferito di evitare i servizi sanitari per le discriminazioni. “Questi dati – conclude Pivonello – sono indicativi del fatto che le discriminazioni, in ambito sanitario soprattutto, alimentano un sommerso di cure fai-da-te pericolosissime cui le persone transgender finiscono per sottoporsi pur di evitare di sentirsi derisi e discriminati al momento dell’accesso ai servizi”.

19 luglio 2021
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