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Digitale. Rischi ma anche opportunità per i più piccoli. Ocse: “Proteggere meglio i bambini negli ambienti digitali è un imperativo”. Italia in chiaro-scuro per fondi e norme di tutela

di Cesare Fassari

Opportunità e rischi della digitalizzazione per l'educazione e la cura della prima infanzia sono l’oggetto di un nuovo rapporto Ocse che delinea una road map per aiutare i responsabili politici ad adottare un approccio coerente alla digitalizzazione  e al supporto dei bambini. In Italia i bambini si avvicinano al digitale più tardi della media e la scuola è ancora in ritardo nell'affrontare la trasformazione digitale. Ma qualcosa si muove anche grazie al Pnrr. IL RAPPORTO

18 APR -

Il rapido sviluppo della digitalizzazione offre opportunità per l'educazione e la cura della prima infanzia (ECEC) compresi nuovi materiali e ambienti di apprendimento, nuovi modi per lo sviluppo del personale e collaborazione e legami rafforzati tra istituzioni e genitori.

Allo stesso tempo, la digitalizzazione ha creato sfide per la vita dei bambini: dalle preoccupazioni per il troppo tempo passato davanti allo schermo all'uso improprio dei dati, l'ECEC deve affrontare molti dilemmi e problemi difficili.

Da queste premesse nasce un nu nuovo report dell’Ocse che illustra le opportunità e i rischi di tecnologia digitale per i bambini e identifica cinque sfide e alcune risposte per affrontare al meglio la trasformazione digitale nell’infanzia.

Il rapporto chiarisce prima di tutto che l'ECEC dovrebbe utilizzare le tecnologie digitali per migliorare la qualità dei servizi e preparare i bambini a comprendere i pericoli e i benefici di queste tecnologie.

L’Ocse in proposito delinea una vera e propria rod map per aiutare i responsabili politici ad adottare un approccio coerente alla digitalizzazione nell'ECEC e il relativo supporto da fornire ai bambini che ormai sono immersi appieno nell’era digitale.

Il rapporto riassume i risultati di una indagine durata due anni che ha raccolto dati da 30 paesi nel 2022.

Proteggere meglio i bambini piccoli negli ambienti digitali è un imperativo
L'utilizzo di internet, tablet e smartphone, social media e app di messaggistica ha inciso profondamente ha cambiato la vita dei bambini di tutto il mondo. Di conseguenza, si legge nel rapporto, molti governi sono preoccupati per il impatto delle tecnologie digitali sullo sviluppo dei giovani.

Ciò si riflette nelle agende politiche per la prima infanzia che si concentrano in gran parte sui rischi per i bambini piccoli e su come affrontare le sfide.

Danni fisici, sociali ed emotivi legati alla tecnologia, alle minacce alla privacy e alla crescita del digitale sono tra le principali preoccupazioni e al momento, la maggior parte dei paesi sembra puntare più sulla promozione di un uso sicuro e responsabile di tecnologie nelle strutture ECEC, piuttosto che sull’adozione di approcci restrittivi all’uso dei dispositivi digitali da parte dei più piccoli.

Ma se questa è la strategia più gettonata i modi per perseguirla variano da paese e paese e ci sono spesso linee guida e regolamenti contrastanti o incompleti.

La maggior parte delle iniziative sono inoltre rivolte ai genitori e non agli operatori dell'ECEC e meno della metà degli intervistati dall’Ocse attualmente valuta l'uso delle tecnologie digitali nelle strutture ECEC come parte dei loro indicatori di monitoraggio della qualità del proprio operato.

Di contro cresce la tendenza in tutti i Paesi sulla necessità di coinvolgere i fornitori di servizi digitali per garantire più sicurezza digitale ai bambini.

Anche perché molti paesi mancano anche di organi di controllo con responsabilità specifiche in materia di sicurezza digitale per bambini.

Il divario digitale tra i bambini può essere affrontato fin dalla tenera età
Secondo l’Ocse colmare il divario delle competenze digitali ancora persistente in molte realtà in base alle condizioni socio-economiche delle persone resta comunque un obiettivo da perseguire e per farlo è essenziale introdurre i bambini all'alfabetizzazione digitale sin dalla tenera età.

L’Ocse sottolinea infatti che i bambini svantaggiati hanno spesso meno probabilità di intraprendere una carriera in settori ad alta intensità tecnologica rispetto ai ragazzi e ai bambini più avvantaggiati. Colmare questo divario diventa quindi una priorità politica per molti paesi.

Ad esempio, contribuendo a suscitare l'interesse dei bambini nei campi ad alta intensità tecnologica o informando i genitori sulle pratiche digitali adeguate alla loro età.

Tuttavia, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che il proprio Paese non ha ancora obiettivi specifici per lo sviluppo precoce dell'alfabetizzazione digitale e molti segnalano grandi differenze nella qualità e nei tipi di digitale risorse digitali disponibili presso le strutture ECEC.

E questo, osserva l’Ocse, non è un bene perché rispetto all’ambiente domestico, dove più frequentemente inizia l’approccio digitale dei bambini e spesso senza particolari controlli e attenzioni da parte dei genitori, se esso avvenisse in ambienti protetti gestiti da professionisti dell'ECEC si favorirebbe un inserimento nell’ambiente digitale più corretto, meno rischioso e anche più produttivo in termini di conoscenza delle potenzialità dei vari strumenti digitali.

E tutto ciò potrebbe anche essere fatto senza esposizione diretta agli schermi, ad esempio attraverso l'uso di kit robotici e materiali come puzzle e carte. Tuttavia, questo approccio non è ampiamente supportato dai governi.

E in Italia qual è la situazione?
Intanto va notato che stante ai dati riportati nel rapporto i bambini italiani si avvicinano a strumenti digitali un poco più tardi della media Ocse (vedi grafico) e molto più tardi dei bambini della maggior parte dei Paesi del Nord Europa.

Ma siamo anche assenti nelle politiche di sensibilizzazione degli operatori digitali nei confronti dei bambini mentre abbiamo specifiche norme per la tutela della privacy dei minori in ambiente digitale.

Carenti invece per linee guida e raccomandazioni ai genitori mentre qualcosa abbiamo prodotto nei confronti degli operatori e durante la pandemia quando venne incrementata la formazione a distanza l'Italia ha pubblicato raccomandazioni specifiche per l'istruzione a distanza che includevano riferimenti alla sicurezza e al benessere digitali, in particolare in relazione al tempo davanti allo schermo con alcune disposizioni specifiche per gli studenti più giovani.

Il nostro Pese poi non sembra particolarmente avanti nella formazione dei docenti in campo digitale non prevedendo particolari obblighi formativi ma solo indicazioni generali la cui conoscenza effettiva da parte dei docenti non è però verificata.

Tuttavia l'Italia ha lanciato la piattaforma Scuola Futura nell'ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza sulla scia della pandemia di COVID-19 (Scuola Futura, 2021), offrendo al personale docente di tutti i livelli di istruzione l'opportunità di adattarsi alla trasformazione digitale attraverso la formazione.

I corsi sono gestiti da tre diverse istituzioni che sono sparse in tutta Italia e offrono diverse offerte di formazione in presenza e online. I corsi affrontano la trasformazione digitale delle scuole e delle strutture ECEC e offrono strumenti e materiali per la didattica digitale.

E siamo molto indietro anche per nella comunicazione con le famiglie attraverso le tecnologie digitali nei contesti di educazione e cura della prima infanzia.

Mentre non presentiamo particolari divari socio-economici nella confidenza con il mondo digitale tra i bambini a differenza di un gap abbastanza evidente in molti paesi Ocse.

Tuttavia il nostro Paese è tra quelli che prevede fondi ad hoc per il finanziamento di infrastrutture digitali nel ciclo educativo per l’infanzia con particolare attenzione alle aree rurali o disagiate.

Cesare Fassari



18 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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