Le urgenze sono salve, ma tutto il resto si muove a rilento. È il quadro che emerge dalla nuova Piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste d’attesa realizzata da Agenas, che per la prima volta consente di seguire in modo dettagliato e trasparente i tempi di erogazione delle prestazioni ambulatoriali nel Servizio Sanitario Nazionale. Per capire come vanno le cose, in attesa anche dei dati per ogni singola Regione e struttura, Quotidiano Sanità ha analizzato le 5 visite (oculistiche, dermatologiche/allergologiche, cardiologiche, ortopediche e otorinolaringoiatriche) e i 5 esami (Ecografia dell’addome completo, Ecocolordoppler cardiaco a riposo, Ecocolordoppler TSA (tronchi sovra-aortici) Mammografia bilaterale e Radiografia del torace) con i volumi più alti.
Da questa prima analisi il sistema sembra tenere solo sulle prestazioni con priorità U (urgente), dove quasi tutte le specialità rispettano il vincolo dei 3 giorni previsti. Ma già con la priorità B (breve) – da erogare entro 10 giorni – si cominciano a osservare i primi rallentamenti, con tempi massimi che spesso raddoppiano. La situazione peggiora in modo evidente per le classi D (differibile) e P (programmabile): qui le code si fanno lunghe, e in molti casi i tempi reali superano ampiamente i limiti fissati (rispettivamente 30/60 e 120 giorni, a seconda della prestazione).
Se da un lato alcune branche come ortopedia e radiologia toracica mostrano una buona tenuta anche nelle fasce non urgenti, in altri casi – su tutti dermatologia, mammografia ed esami cardiovascolari – si registrano ritardi importanti, con punte di oltre 300 giorni di attesa (riferiti al terzo quartile). Un dato che pesa soprattutto nei percorsi di prevenzione oncologica o follow-up cardiologici.
Il monitoraggio nazionale segna dunque un primo passo nella direzione della trasparenza, ma i numeri restituiscono una sanità pubblica che, pur garantendo il pronto intervento, fatica a gestire la domanda ordinaria. Per riportare equilibrio, servono investimenti, riorganizzazione delle agende e soprattutto una strategia nazionale di programmazione della domanda.
Il prossimo passo sarà la pubblicazione dei dati riferiti al 4° quartile che potrebbero riservare, tra le altre cose, delle sorprese. Non certo migliorative.
I focus prestazione per prestazione
Prima visita oculistica
Per quanto riguarda l’oculistica, la situazione è buona nelle urgenze: tutte le prestazioni con priorità U sono garantite entro i 3 giorni previsti. Già nelle priorità brevi (B), però, iniziano i primi segnali di sofferenza: le mediane si mantengono al limite di 9-10 giorni, ma un numero rilevante di pazienti aspetta fino a 20 giorni. Nelle priorità differibili (D), le attese mediane superano sistematicamente i 30 giorni, con picchi fino a 169 giorni. Anche nella fascia programmabile (P), i ritardi sono evidenti: la mediana si avvicina ai 100 giorni e i massimi toccano quota 239.
Prima visita dermatologica/allergologica
La visita dermatologica è tra quelle che soffrono di più. Pur rispettando i tempi per le urgenze, le altre classi di priorità mostrano disfunzioni importanti. I casi differibili hanno medie tra 44 e 58 giorni (oltre i 30 consentiti) e tempi massimi che superano i 190 giorni. La situazione più preoccupante si riscontra tra le prenotazioni programmabili: mediana attorno ai 100 giorni, ma tempi massimi che raggiungono addirittura i 253 giorni. Un quadro che evidenzia un’area a forte pressione, probabilmente per l’elevata domanda e la carenza di offerta.
Prima visita cardiologica
La cardiologia presenta problemi già nella gestione delle urgenze: se la mediana resta formalmente nei 3 giorni, i tempi massimi superano i 5-6 giorni, violando le soglie. Le priorità brevi restano nei limiti medi, ma arrivano fino a 20 giorni. Grave la situazione delle visite differibili, con medie attorno ai 40 giorni e punte fino a 100. Anche nella fascia P le attese si allungano sensibilmente: la mediana è di 70-76 giorni, ma i tempi massimi sfiorano i 180 giorni.
Prima visita ortopedica
È tra le migliori per performance complessiva. Le urgenze sono gestite puntualmente, con tempi stabili entro i 3 giorni. Le priorità brevi hanno mediane entro i 10 giorni, con sforamenti moderati. Ma il vero punto di forza è nella tenuta delle visite differibili e programmabili, dove la maggior parte delle prestazioni rientra nei limiti di legge. Nessuna punta eccessiva: un esempio positivo di equilibrio tra domanda e capacità erogativa.
Prima visita otorinolaringoiatrica
Questa prestazione mostra una gestione generalmente buona. Urgenze e visite brevi vengono erogate nei tempi previsti, con valori medi ben sotto soglia. Nelle visite differibili si evidenziano ritardi, con picchi di 72 giorni, ma le mediane restano intorno ai 30. Anche le programmabili si mantengono nei limiti dei 120 giorni, con punte contenute tra 95 e 120. Si tratta di una prestazione con buona tenuta complessiva.
Ecografia dell’addome completo
Le prestazioni urgenti e a priorità breve sono generalmente garantite, ma la pressione aumenta per le classi D e P. Le ecografie differibili hanno medie oltre i 30 giorni e punte fino a 76, mentre quelle programmabili arrivano fino a 185 giorni. La mediana cresce costantemente nei mesi, segno di un progressivo accumulo di arretrati. È un esame di largo consumo che necessita di riorganizzazione.
Ecocolordoppler cardiaco a riposo
È la prestazione con le peggiori performance. Le urgenze, che dovrebbero essere erogate entro 3 giorni, hanno mediane di 3-4 giorni e picchi fino a 17. Le classi B sono al limite o oltre, ma è tra le D e P che la situazione esplode: mediane tra 35 e 83 giorni per le D (massimo 84), e fino a 188 giorni per le P. L’alta complessità dell’esame e l’elevato numero di richieste rendono questa prestazione una delle più critiche.
Ecocolordoppler TSA (tronchi sovra-aortici)
Altra prestazione ad alta complessità, con forti criticità. Le urgenze non rispettano il limite dei 3 giorni, superando spesso i 14-22 giorni. Le priorità brevi si mantengono al limite, ma nelle D e P si va ampiamente oltre: punte di 118 giorni per le D e 193 per le P. Il sistema non riesce a tenere il passo con la domanda, soprattutto nei contesti territoriali dove l’accesso alle diagnostiche vascolari è limitato.
Mammografia bilaterale
Prestazione chiave per la prevenzione oncologica, ma con ritardi preoccupanti. Le urgenze sono gestite con discreta puntualità. Tuttavia, le visite differibili hanno medie di 31-42 giorni e punte tra i 130 e 144. Drammatico il quadro nelle classi programmabili: la mediana cresce costantemente e i tempi massimi arrivano fino a 320 giorni, quasi un anno. Questo ritardo può compromettere seriamente l’efficacia dei percorsi di screening.
Radiografia del torace (RX torace)
È la prestazione migliore del sistema. Tutte le urgenze vengono garantite in giornata (0 giorni). Anche le priorità brevi, differibili e programmabili sono gestite con ampio margine di anticipo rispetto ai limiti di legge. Le mediane si attestano tra i 6 e i 18 giorni al massimo. Un esempio virtuoso, possibile grazie all’ampia diffusione del servizio e all’elevata automazione della prestazione.
Luciano Fassari