Efficacia e sicurezza dei farmaci immunosoppressori nei pazienti trapiantati: l‘esperienza del progetto Cesit

Efficacia e sicurezza dei farmaci immunosoppressori nei pazienti trapiantati: l‘esperienza del progetto Cesit

Efficacia e sicurezza dei farmaci immunosoppressori nei pazienti trapiantati: l‘esperienza del progetto Cesit
La rete di ricerca Cesit rappresenta una grande opportunità per disporre di un sistema di dati integrato. La natura longitudinale dei dati raccolti all'interno della rete consente di monitorare la terapia immunosoppressiva post-trapianto, di mostrare la variabilità intra e interregionale dei modelli di dispensazione e di confrontare il profilo rischio-beneficio di diverse strategie terapeutiche

Il 22 settembre 2023, presso il Palazzo dell’Informazione a Roma, si è tenuto il convegno finale del progetto CESIT, lo studio sulla “Valutazione Comparativa di Efficacia e Sicurezza dei Farmaci Immunosoppressori nei Pazienti Trapiantati”. Finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e con il DEP Lazio come centro coordinatore, nei suoi tre anni di durata il progetto si è posto l’obiettivo di misurare la terapia immunosoppressiva di mantenimento nei pazienti trapiantati separatamente per i diversi tipi di trapianto di organo solido (rene, fegato, cuore, polmone), analizzando l’efficacia e la sicurezza dei diversi regimi immunosoppressivi, attraverso una rete di ricerca composta da quattro regioni italiane (Veneto, Lombardia, Lazio e Sardegna) e con il coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), del Centro Nazionale Trapianti (CNT), dei Registri Regionali Dialisi e Trapianto.

La terapia immunosoppressiva somministrata nella fase successiva al trapianto mira a prevenire il rigetto dell’organo, riducendo al minimo le tossicità dei farmaci, nella pratica clinica viene comunemente raccomandato uno schema terapeutico che prevede l’utilizzo combinato di farmaci con diversi meccanismi d’azione. Tuttavia, sebbene siano disponibili evidenze basate su più studi clinici randomizzati, non vi è accordo su quale sia la terapia immunosoppressiva ottimale; inoltre i pattern posso variare a seconda del contesto del trapianto d’organo.

Attraverso il progetto CESIT è stato condotto uno studio di coorte retrospettivo osservazionale multicentrico, utilizzando un modello di dati comune basato sui dati dei sistemi informativi sanitari delle quattro regioni italiane coinvolte (Lombardia, Veneto, Lazio e Sardegna), integrati con il sistema informativo trapianti (SIT).

Dopo l’introduzione al convegno da parte della direttrice del DEP Lazio Marina Davoli e del direttore generale del CNT Massimo Cardillo, è stata Valeria Belleudi, dirigente analista della UOSD di Epidemiologia del Farmaco presso il DEP, nonché PI dello studio CESIT, a presentarne la storia, gli obiettivi, i possibili sviluppi futuri, ma soprattutto i risultati, poi di volta in volta integrati dagli interventi più dettagliati dei ricercatori del DEP nel corso della giornata.

Questo percorso di tre anni è stato anche caratterizzato da una intensa ed efficace disseminazione fatta di seminari, riunioni e convegni, ma anche di articoli pubblicati sulle principali riviste scientifiche nazionali e internazionali.

Un’interessante relazione della Prof.ssa Silvia Deaglio dell’Università di Torino ha messo in luce come la genetica potrà contribuire in un prossimo futuro nella gestione dei pazienti trapiantati migliorando il matching donatore/ricevente, prevedendo possibili rigetti e aumentando le possibilità di trovare organi compatibili (di provenienza non solo umana ma anche animale).

Tra i principali risultati di CESIT approfonditi poi minuziosamente da Alessandro Cesare Rosa, Arianna Bellini e Marco Finocchietti del DEP, ci si è focalizzati su aspetti legati alla farmacoutilizzazione della terapia di mantenimento; ai determinanti della terapia immunosoppressiva e al ruolo del centro prescrittore; all’efficacia e la sicurezza dei diversi regimi immunosoppressivi; all’uptake dei generici; alla concordanza tra la terapia desunta dai flussi amministrativi sanitari e i dati SIT.

La prima parte del convegno si è chiusa con l’intervento della professoressa Ersilia Lucenteforte dell’Università di Firenze, relativo ai possibili approcci metodologi applicabili ai real world data nel tracciamento della terapia farmacologica di mantenimento nel tempo.

Nella seconda parte invece ci si è concentrati maggiormente sugli approfondimenti emersi nella mattinata e sui futuri sviluppi legati allo studio CESIT. L’intervento di Stefania Spila Alegiani di ISS, ad esempio, ha mostrato i risultati di una survey rivolta ad equipe trapiantologiche e clinici di riferimento, ai fini di indagare quale fosse la loro percezione in merito alla gestione della terapia immunosoppressiva di mantenimento nei pazienti con trapianto di organo e i possibili determinanti che la influenzano. Nicoletta Luxi dell’Università di Verona invece ha parlato delle segnalazioni spontanee associate ai farmaci immunosoppressivi, mentre Lucia Masiero e Pamela Fiaschetti del CNT hanno fornito una fotografia più recente della situazione della terapia immunosoppressiva estendendo l’analisi a tutte le regioni italiane.

In una conclusiva round table si è poi dibattuto riguardo gli aspetti emersi nelle varie presentazioni, esplorando quali temi dovrebbero essere approfonditi nella ricerca in sanità pubblica nella gestione dei pazienti trapiantati e in che modo il progetto CESIT potrebbe fornire elementi utili per prepararsi alla gestione e alla valutazione delle nuove terapie che si stanno sviluppando in questo ambito.

Ciò che è emerso dai risultati mostrati in questo convegno finale è che la rete di ricerca CESIT rappresenta una grande opportunità per disporre di un sistema di dati integrato sulle caratteristiche demografiche e cliniche di donatori e riceventi, sul trapianto, sulla terapia immunosoppressiva di mantenimento e sugli esiti. La natura longitudinale dei dati raccolti all’interno della rete consente di monitorare la terapia immunosoppressiva post-trapianto, di mostrare la variabilità intra e interregionale dei modelli di dispensazione e di confrontare il profilo rischio-beneficio di diverse strategie terapeutiche.

Il progetto CESIT attraverso una collaborazione multi-istituzionale e il coinvolgimento multidisciplinare di esperti nell’ambito dei trapianti, della farmacoepidemiologia e della programmazione sanitaria è stato in grado di fornire un quadro dettagliato dell’uso della terapia di mantenimento post-trapianto nella pratica clinica, sottolineandone gli elementi di variabilità e individuando futuri quesiti di ricerca sui quali concentrarsi.
Per saperne di più sul progetto CESIT e sui risultati raggiunti, potete consultare il sito e le pubblicazioni scientifiche relative.

A cura di Tiziano Costantini
Dipartimento di Epidemiologia SSR Lazio – ASL Roma 1

Tiziano Costantini

26 Settembre 2023

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