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Decreto vaccini. La replica di Lorenzin: “No all'antiscienza. Di fronte all'evidenza scientifica la politica faccia un passo di lato”


"Quando i nostri ricercatori e le nostre istituzioni scientifiche parlano, parlano persone e istituzioni con grande autorevolezza, e la politica deve fare un passo laterale, perché la politica non fa la scienza e non determina la scienza. La politica, se è buona politica, accompagna le scelte scientifiche, le spiega, le gestisce, le regola e le dà ai suoi cittadini". Così la ministra della Salute è intervenuta in Aula nel dibattito sul decreto vaccini.

12 LUG - Riportiamo di seguito l'intervento di replica della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, durante il dibattito in Aula al Senato sul decreto vaccini.
 
"Signor Presidente, gentili senatrici e gentili senatori, desidero innanzitutto esprimere il mio più vivo ringraziamento per il dibattito che si è svolto in modo veramente costruttivo in Commissione. Vorrei ringraziare i tecnici della Commissione e le gentili senatrici e i gentili senatori che hanno seguito anche sedute notturne pur di arrivare a un testo che fosse largamente condiviso e che permettesse di raggiungere l'obiettivo che credo tutti noi ci stiamo dando, anche coloro che possono avere delle posizioni in quest'Aula, e cioè di garantire la sicurezza della nostra collettività.

Il percorso del lavoro in Commissione non è stato semplice, ma è stato complicato. Ma, come ho sempre detto, io ho un atteggiamento estremamente laico di fronte a questo tema, e poi vi dimostrerò perché. Secondo me, non si tratta di una questione di appartenenza politica, non riguarda l'essere membri di un partito o di un altro, perché stiamo affrontando uno dei temi più grandi e più importanti di sanità pubblica, quello delle profilassi vaccinali, della copertura e dell'immunizzazione della nostra società.

È un tema estremamente importante e solo chi lo ha affrontato e lo ha visto sulla propria pelle da vicino può sapere di cosa stiamo parlando. Oggi gli operatori sanitari e i medici vedono nuovamente casi di pertosse nei reparti neonatali dopo vent'anni che non li vedevano più, e chi si è ritrovato nei nostri grandi ospedali nel Lazio, in Veneto, in Sicilia, in Lombardia, in Campania, per citare solo alcune Regioni, sa che ci sono pronto soccorso pieni di persone con il morbillo. 
 
Oppure le tante persone che si sono trovate affette da morbillo con complicanze, ricoveri gravi, e che ancora oggi, in queste ore, mentre noi stiamo parlando, stanno affrontando terapie di riabilitazione. Sono tantissime. Io credo una cosa, signori. Stiamo parlando della vaccinazione del Paese; stiamo parlando dell'immunizzazione dei nostri figli e credo che sia interesse di tutti ascoltare le ragioni del Governo e ascoltare le ragioni, visto che sono state sollecitate da più parti, che hanno spinto il Ministro della salute a prendere questo provvedimento. Possiamo farlo in quest'Aula o sui giornali. Credo che quest'Aula rispecchi il senso dell'istituzione che tutti i senatori rappresentano qui in quest'Aula  in cui si rappresentano 60 milioni di italiani. Stiamo parlando di una questione che riguarda la salute di tutti. nche delle persone che ancora devono nascere, quindi di coloro che nasceranno nei prossimi anni, e speriamo in modo sempre maggiore.

Quest'anno le vaccinazioni hanno salvato nel mondo 2.500.000 vite. Statisticamente, le persone salvate dal morbillo sono un milione: questi sono i dati e sono cifre enormi, che danno l'idea dell'importanza delle vaccinazioni. Mentre noi stiamo facendo qui questa discussione, dall'altra parte del mare, del nostro Mar Mediterraneo, i Paesi ci chiedono di aiutarli a vaccinare i loro figli, per queste vaccinazioni che noi rendiamo obbligatorie. Questo non perché abbiano esitazioni vaccinali, ma perché non hanno le risorse economiche per acquistare e garantire questi vaccini che salvano la vita ai loro figli e alle persone adulte.
 
Nel corso di questi anni ho avuto tutta una serie di sollecitazioni rispetto al calo della copertura della vaccinazione in Italia. Durante il dibattito, molti si sono chiesti come sia possibile che il Governo non si sia accorto prima che eravamo caduti nell'immunizzazione di massa; che, mano a mano, negli anni, abbiamo avuto un calo della copertura vaccinale nel nostro Paese. Sì che ce ne siamo accorti.

Nel 2013, appena sono diventata Ministro, uno dei primi solleciti che mi sono pervenuti dalle autorità nazionali e internazionali concerneva il livello di immunizzazione in Italia e il calo progressivo che stavamo avendo. Non a caso, abbiamo sensibilizzato le Regioni a campagne vaccinali; abbiamo cominciato a parlare sempre più di vaccinazione, dell'importanza della vaccinazione e del fatto che non esiste alcuna correlazione scientifica tra vaccinazione del morbillo e insorgenza dell'autismo. Nessuna. Sì, perché questo è uno dei fattori che hanno scatenato questa specie di postverità; parlare di fake news è troppo nobile: una menzogna che ha avvelenato i pozzi della cultura scientifica e sanitaria di intere popolazioni.

Abbiamo cominciato a lavorarci. Abbiamo predisposto un Piano nazionale vaccini che in Commissione i membri di tutti i partiti presenti osannato e che si pone proprio l'obiettivo di aumentare la consapevolezza vaccinale, oltre che dare la gratuità delle vaccinazioni.
 
Nonostante questo lavoro, i dati, gli indici, l'insorgenza dell'epidemia di morbillo hanno dimostrato come abbiamo necessità in questo Paese di recuperare intere coorti di bambini non vaccinati che si sono sommate anno per anno. Il problema non è certo l'87 per cento di bambini vaccinati contro il morbillo a fronte di un 95 per cento di quest'anno, ma quanti bambini abbiamo perso negli ultimi dieci anni: 50.000, 60.000, 70.000 l'anno, moltiplicati per decenni. Questo ha comportato il fatto che nel nostro Paese abbiamo dei buchi, e quello che vediamo nelle statistiche dei dati, queste cifre (92, 87, 85) costituiscono la media: vuol dire che in uno stesso territorio, in una stessa Regione, in una Provincia, si può avere una copertura del 95 per cento e del 75, del 73. Questi sono i dati e sono incontrovertibili. Ciò vuol dire che, a fronte dell'insorgenza di un'epidemia, non siamo coperti.
 
Cosa fa allora un Governo? Affronta questo tema con responsabilità, parlando ai propri cittadini e alle proprie classi dirigenti, dicendo: abbiamo un'urgenza, che non è semplicemente programmatoria, da qui a dieci anni. L'urgenza è far salire questo basso livello di immunizzazione in modo veloce, rapido; mettere, cioè, in sicurezza la collettività. Questo è il senso dell'articolo 32 della Costituzione, che sancisce non solo il diritto alla salute individuale, ma il dovere dello Stato di garantire la salute collettiva, la sicurezza collettiva in un sistema universalistico come il nostro. (Commenti del senatore D'Anna). È per questo che siamo intervenuti con l'obiettivo di far risalire in modo veloce le coperture vaccinali. Su questo ho ascoltato moltissime indicazioni, ma ci sono momenti in cui, a proposito del buon padre di famiglia, anzi, parliamo della buona mamma di famiglia, visto che sono le donne che prendono queste decisioni nelle nostre famiglie, in cui bisogna assumersi una responsabilità piena.
 
Quello che è avvenuto è prendere una decisione nell'interesse di tutta la popolazione, anche assumendosi il peso di dover spiegare alcune misure. Se avessimo avuto un clima diverso, con una cultura di base solida fondata sull'evidenza scientifica, questo dibattito in Senato non sarebbe stato necessario; non avrebbe avuto questi toni. Sento dire che il Paese è diviso: il Paese non è diviso, lo dividiamo noi. Abbiamo una piccola parte della popolazione che è convinta che i vaccini facciano male. È una piccolissima parte della popolazione, ben rappresentata, a quanto pare, ma è poca parte. Poi c'è un'altra fetta della popolazione che è confusa e noi abbiamo il dovere, se crediamo nella bontà delle vaccinazioni, di uscire da quest'Aula e dire chiaramente che i vaccini sono importanti. Che sono la principale arma di prevenzione e che salvano la vita dei nostri figli; che non vogliamo avere sullacoscienza le persone negli ospedali eche abbiamo interesse alla sicurezza collettiva.
 
Sulle vaccinazioni, vi è stato un grande dibattito sulla obbligatorietà: obbligatorietà sì o obbligatorietà no? Abbiamo scelto l'obbligatorietà proprio per poter raggiungere questo livello di immunizzazione in breve tempo e abbiamo trovato una soluzione, penso, condivisa dalla larga parte di questo Parlamento che ci permette di tenere l'obbligatorietà collegata solo alla fine del raggiungimento dell'immunizzazione di massa, quindi per una fase di affiancamento al piano nazionale di prevenzione vaccinale, che ci permetta di mettere in sicurezza tutti in modo sereno.

A proposito dell'obbligatorietà, che da molti che citano organizzazioni mondiali è ritenuta un fatto non utile, ho qui una nota scritta e mandata all'Italia da parte della direzione generale dell'OMS, passata e presente, che dice che le strategie di vaccinazione legate all'iscrizione scolastica hanno dimostrato di essere efficaci in molti Paesi per evitare epidemie nelle scuole e ottenere un'alta copertura vaccinale. Continua citando i casi, ad esempio quello della California, dove questo è stato fatto proprio per il morbillo, portando l'obbligatorietà a nove vaccinazioni e, nel giro di un anno e mezzo (diciotto mesi), ha raggiunto gli obiettivi sanitari che lo Stato della California si era preposto.

Spero che riusciremo anche noi in diciotto mesi a fare questo lavoro. Me lo auguro, ma lo potremo fare soltanto tutti insieme. Sarà un obiettivo del Paese, che ci farà crescere tutti insieme, soprattutto insieme alle famiglie. Abbiamo anche accettato tutte le riformulazioni che venissero incontro alle famiglie.
Noi ci aspettiamo, all'indomani di questo dibattito, un ingaggio di tutta la comunità medica italiana, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e di quelli ospedalieri, dei consultori familiari, di tutte quelle figure che sono accanto alle madri e ai padri prima e dopo la nascita, in un percorso di affiancamento per recuperare un gap culturale.
 
Se siamo arrivati a questo punto è perché diciassette anni dopo aver tolto l'obbligo vaccinale probabilmente non avevamo più la percezione del rischio. Fino al 1999 vi era l'obbligatorietà e nessuno metteva in discussione le vaccinazioni. Se oggi siamo arrivati a doverla rimettere in campo è perché, purtroppo, la mancanza di politiche attive che si è perpetrata per decenni ha comportato nella popolazione il venir meno della percezione del rischio.
Il rischio è forte, le complicanze di queste patologie sono molti gravi e spero veramente che nessuno di noi debba più parlare di bambini che sono morti o di persone adulte che si trovano in condizione gravi, per malattie che possono essere semplicemente evitate con una vaccinazione, che insieme all'antibiotico è la più grande conquista della sanità moderna. È una conquista di civiltà, che abbiamo ottenuto nel nostro Paese e nel mondo. 

Concludo facendo un invito. Durante il dibattito abbiamo sentito molto cose sulle complicanze o sulle nanoparticelle, temi su cui avremo sicuramente modo di entrare approfonditamente nel merito, durante la discussione degli emendamenti: vale la pena di farlo, per tranquillizzare le persone e per istituire anche un dibattito sulla verità scientifica, sulle tante cose che ascoltiamo e che vengono dette e ripetute, spesso - anzi, direi sempre - senza alcuna evidenza. Fatemi però fare un richiamo al ruolo di questa Assemblea e alla storia di questa legislatura. La storia di questa legislatura, dal punto di vista sanitario, è stata caratterizzata dal fatto che ci siamo dovuti confrontare con l'antiscienza e lo abbiamo fatto proprio in quest'Aula sul caso Stamina. Abbiamo ingaggiato un dibattito durato più di un anno e molte delle questioni che sono state sollevate le abbiamo qui risentite. Si tratta di un dibattito che ha portato alla luce la verità vera e provata e la non verità che c'era dietro. Questa Assemblea ha vinto quel dibattito contro l'antiscienza e hanno vinto l'Italia, le famiglie, i nostri ricercatori e il nostro sistema sanitario nazionale.

Siamo alla fine della legislatura e siamo di nuovo di fronte ad un dibattito sull'antiscienza. Questo è il segno del nostro tempo, ma è anche il segno della grande responsabilità che tutti i membri di questa Assemblea hanno - non per oggi, ma per i posteri - e che questo Ministro ha di fronte al Paese. È una responsabilità che viene prima di tutto ed è quella di affermare la verità dell'evidenza scientifica a fronte delle post-verità e di porsi come baluardo per la sicurezza collettiva e la salvaguardia del nostro Servizio sanitario nazionale. Sono misure come questa che ci permettono di avere ancora un sistema universalistico considerato tra i migliori al mondo e di avere i nostri medici e i nostri ricercatori, che sono tra i più qualificati al mondo. Quindi, quando i nostri ricercatori e le nostre istituzioni scientifiche parlano, parlano persone e istituzioni con grande autorevolezza e la politica, di fronte alle istituzioni scientifiche, deve fare un passo laterale, perché la politica non fa la scienza e non determina la scienza. La politica, se è buona politica, accompagna le scelte scientifiche, le spiega, le gestisce, le regola e le dà ai suoi cittadini, perché siamo qui, insieme, a batterci per garantire l'accesso dei nostri cittadini, non solo alle terapie innovative, ma anche a quelle che sono old style, ma che permettono a tutti di vivere in salute e in sicurezza". 

12 luglio 2017
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