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Decreto vaccinazioni. Ecco perché il Parlamento ha fatto la cosa giusta, nonostante tutto e tutti

di Cesare Fassari

Ora che la questione del decreto vaccini è chiusa (per la sua fase legislativa), penso sia doveroso chiarire la linea di QS sul provvedimento, al di là dei diversi contributi esterni che, nello stile del nostro giornale, hanno dato voce a tutte le posizioni. E lo facciamo rispondendo alle due domande cardine sulle quali si è articolato tutto il dibattito: perché non usare i vaccini se li abbiamo a disposizione? E perché renderli obbligatori e non facoltativi?

30 LUG - Non mi andava assolutamente di tornare a scrivere di vaccini. Ma ora, a vicenda parlamentare conclusa e con una eco del provvedimento che si sta via via smorzando sotto i colpi del solleone estivo, penso sia doveroso verso i nostri lettori chiarire almeno un punto: noi della redazione di Quotidiano Ssanità come la pensiamo, al di là dei diversi contributi “esterni” ospitati in questi ultimi mesi?
 
La nostra redazione è composta da giornalisti dedicati interamente all’informazione sanitaria, tra questi anche laureati in discipline scientifiche ma la nostra caratteristica è quella di essere prima di tutto giornalisti, non tecnici, e quindi la nostra prima mission resta quella di informare, raccontare, approfondire, cercare di comprendere, per rendere a loro volta “comprensibili” a tutti, i fatti e cosa, spesso, si cela dietro i fatti.
 
Nello stesso tempo, come chiunque, siamo figli, padri, nonni e ciò che raccontiamo molto spesso, visto che di salute parliamo, riguarda anche noi nella nostra vita privata.
 
La questione vaccini è senz’altro uno di questi casi. Anche qui in redazione abbiamo figli o nipoti da vaccinare, come in qualsiasi famiglia italiana.
 
Fin dall’inizio della vicenda la nostra piccola comunità si è riconosciuta favorevole al ritorno all’obbligo vaccinale per l'iscrizione ai servizi educativi (rispetto a quello in vigore fino al 1999 stavolta il certificato vaccinale è necessario per l'iscrizione ai soli asili nido e servizi per l'infanzia e non anche per le scuole dell'obbligo, requisito abolito nel 1999) e anche all’ampliamento del numero di vaccinazioni obbligatorie in considerazione della oggettiva maggiore e collaudata offerta vaccinale.
 
Ci siamo detti, in questo confortati da dati e riscontri scientifici inequivocabili, ma se abbiamo a disposizione armi efficaci per prevenire malattie importanti, a volte potenzialmente fatali, perché non usarle?
 
Penso che questa sia la domanda fondamentale che ci si sarebbe dovuto porre per prima: perché non usarli?
A questa domanda le risposte dei no vax le abbiamo ritenute subito prive di qualsiasi base oggettiva di verità e come tali da trattare per quello che sono: credenze basate su teorie pseudo scientifiche, spesso originate da visioni complottistiche della realtà e in generale motivate da una diffidenza quasi viscerale verso tutto ciò che è farmaco, inteso come prodotto industriale.
 
Contro queste credenze c’è poco da fare e a chi continua a dire, anche da queste pagine, che bisogna parlare con tutti e che bisogna cercare in ogni caso di convincere tutti, dico che, per quanto lodevole sia tale obiettivo, esso risulta vano se si pensa di attuarlo nei confronti di persone che non credono negli stessi presupposti alla base del funzionamento di un vaccino, negandone qualsiasi effetto positivo e mitizzandone fantasmagoriche reazioni avverse, smentite da ogni analisi scientifica sui dati reali delle reazioni avverse effettivamente verificatesi.
 
Del resto, pensare a un mondo dove tutti, grazie a una costante azione informativa e di convincimento, la pensino allo stesso modo resta un’utopia (anche pericolosa) dalla quale è bene tenersi lontano.
 
Quindi alla nostra domanda, perché non usarli?, in realtà, escludendo per i motivi appena detti le tesi no vax, nessuno ha risposto fornendo argomenti tali da convincerci che non ci sia una ragione al mondo per non usare tutti i vaccini disponibili.
 
E veniamo alla seconda questione, quella dell’obbligo vaccinale. E’ la più controversa e su questa si è sviluppato gran parte dello scontro politico (quello nelle piazze è stato molto limitato, checché si dica, con poche migliaia di attivisti no e free vax che rappresentano una ristretta minoranza, seppur molto rumorosa come giusto che sia, rispetto all’opinione generale degli italiani che resta estremamente favorevole alle vaccinazioni, anche obbligatorie).
 
Ma perché tornare all’obbligo? Il motivo sta nel calo sotto la soglia di sicurezza del 95% di copertura vaccinale per tutte le vaccinazioni dell’infanzia. Un calo che ha suscitato allarme nella comunità scientifica e che ha convinto il Governo a fare qualcosa per invertire il trend, “costringendo” quella minoranza di genitori non vaccinanti a vaccinare i propri figli in nome di un bene superiore come quello della tutela della salute collettiva.
 
Un bene superiore la cui tutela non è affatto incostituzionale, come in molti hanno osservato sia fuori che dentro le aule del Parlamento, e a ricordarcelo è la stessa Corte Costituzionale (sentenza n.20 del 23 giugno 1994) quando scrive che:
“…la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l'art. 32 della Costituzione:

a) "se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell'uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale (cfr. sentenza 1990 n. 307);

b) se vi sia "la previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili" (ivi);

c) se nell'ipotesi di danno ulteriore alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio - ivi compresa la malattia contratta per contagio causato da vaccinazione profilattica - sia prevista comunque la corresponsione di una "equa indennità" in favore del danneggiato (cfr. sentenza 307 cit. e v. ora legge n. 210/1992). E ciò a prescindere dalla parallela tutela risarcitoria, la quale "trova applicazione tutte le volte che le concrete forme di attuazione della legge impositiva del trattamento o di esecuzione materiale di esso non siano accompagnate dalle cautele o condotte secondo le modalità che lo stato delle conoscenze scientifiche e l'arte prescrivono in relazione alla sua natura" (sulla base dei titoli soggettivi di imputazione e con gli effetti risarcitori pieni previsti dall'art. 2043 c.c.: sentenza n. 307/1990 cit.)….”.
 
Così scriveva appunto la Corte nel 1994, nella sentenza sui giudizi di legittimità costituzionale della legge 27 maggio 1951, n. 165 (Sulla vaccinazione obbligatoria contro l'epatite virale B), della legge 4 febbraio 1966, n. 51, della legge 6 giugno 1939, n. 891 e della legge 5 marzo 1963, n. 292, 20 marzo 1968 n. 419 (Modificazioni alla legge 5 marzo 1963, n. 292, recante provvedimenti per la vaccinazione antitetanica obbligatoria), promossi da alcune ordinanze del Pretore di Bassano del Grappa.
 
E mi sembra ci sia poco da aggiungere in termini di legittimità del decreto appena approvato dal Parlamento.
 
Quindi anche questa seconda domanda ha una risposta chiara e facile: l’obbligo era necessario per risalire la china della copertura vaccinale e riportarla alla soglia di sicurezza a tutela della salute collettiva ed era un dovere del Governo e del Parlamento fare qualcosa proprio a difesa e tutela dell'articolo 32 della Costituzione.
 
Alla fine di tutto questo "gran" dibattito dai toni spesso allucinanti (vedi il bell’articolo di Rodriquez sul dibattito “scientifico” in Parlamento) resta alla fine ben poco che sia degno da ricordare, se non il fatto che, resistendo a un’ondata di scempiaggini con pochi precedenti, la maggioranza del Parlamento ha tenuto botta e ha fatto il suo dovere senza seguire, per una volta, la facile scorciatoia del “libera tutti”.
 
In conclusione il decreto legge convertito in legge il 28 luglio scorso ci convince per almeno 5 ragioni:
- tiene ferma la barra della tutela della salute pubbblica mettendo a disposizione di tutti, gratuitamente, le armi più efficaci (i vaccini) per prevenire malattie e possibili epidemie;
 
- dà attenzione all'indispensabile opera di informazione verso le famiglie e le comunità con specifiche azioni di comunicazione che vanno ben al di là di pochi spot televisi (come teme il nostro Luca Benci);
 
- prevede sanzioni di entità ragionevole salvaguardando in ogni caso il diritto all'istruzione dell'obbligo;

- rafforza l'azione di vaccinovigilanza con l’inserimento di esperti indipendenti nella Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa e con la previsione di una relazione annuale sugli eventi avversi da trasmettere al Parlamento;
 
- istituisce l'anagrafe vaccinale nazionale al fine di monitorare l’attuazione dei programmi vaccinali  e raccogliere i dati sugli eventuali eventi avversi in modo omogeno e coordinato sul territorio nazionale.
 
Cesare Fassari

30 luglio 2017
© Riproduzione riservata


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