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Caso Marlia. Lucà: "Creazione di nuovi modelli non è garanzia di sicurezza"


Secondo il segretario del Sindacato nazionale radiologi la vicenda della provincia di Lucca rischia di diventare " un pretesto per demolire le competenze di ruolo, delegittimando compiti e specificità dei medici radiologi". Così replica alle recenti posizioni espresse da Beux e dai sindacati.

14 OTT - “Non vorremmo che il caso della provincia di Lucca dove si faceva un uso improprio della teleradiologia, lasciando ai tecnici il compito di svolgere da soli esami diagnostici che venivano poi inviati telematicamente a un radiologo, diventasse un pretesto per demolire le competenze di ruolo, delegittimando compiti e specificità dei medici radiologi” ha dichiarato Francesco Lucà, segretario del Sindacato nazionale radiologi.

Lucà esprime poi il suo dissenso verso le posizioni espresse di recente da Beux e dai sindacati. “Continuano, infatti, gli attacchi contro le regole e il sistema vigente. Non ultimo quello del presidente della Federazione Trsm, Alessandro Beux, che recentemente ha auspicato nuovi modelli organizzativi, magari plasmati proprio sull’esempio della Toscana, esempio che, ricordiamo, è sotto indagine giudiziaria. A queste affermazioni si accompagnano quelle di Cgil Cisl e Uil per i quali negare ai tecnici la possibilità di operare in modo fisicamente e temporalmente separato dallo specialista medico, vorrebbe dire compromettere l’operabilità dell’area radiologica”.

Secondo Lucà si tratta di posizioni “in aperto contrasto con quanto previsto dal Dl 187/00 sulla protezionistica, la cui validità e conformità alla norme Ue è stata tra l’altro ribadita dal sottosegretario alla Salute Fadda. E, del resto, la rivisitazione della direttiva europea sulla protezionistica, attualmente in discussione, conferma l’esistente e non modifica le posizioni attuali”.

Chiare e nette anche le posizioni sulle nuove proposte emerse. “Come radiologi non ci sentiamo quindi di avallare queste richieste di cambiamento, respingiamo gli appelli alla creazione di ‘nuovi modelli’ che non garantirebbero nessuna sicurezza ai cittadini e ribadiamo che siamo per una teleradiologia che serva a far fronte alle urgenze indifferibili e che non sia quindi la prassi, come già scritto dall’Iss nel documento sulla qualità prestazionale in radiologia. È quantomeno singolare che in un Paese come il nostro dove si invoca a piè sospinto il rispetto delle normative europee su giustizia, tutela del lavoro, orario di lavoro, nel caso dei rapporti tra tecnici e medici, si neghi – concludono - tale rispetto!”.
 

14 ottobre 2013
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