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Enpam. Intervista ad Alberto Oliveti: “Con elezioni garantite democrazia, pluralismo, rappresentanza di genere e di generazioni”

di Eva Antoniotti

Il presidente della Fondazione è soddisfatto della tornata elettorale, che ha visto conclusa la prima fase con l’elezione della rappresentanza degli odontoiatri. Poi, il 27 giugno, la nuova Assemblea nazionale indicherà i vertici dell’Ente di previdenza per il prossimo quinquennio. "Ho sperato che fosse possibile arrivare a liste condivise tra le diverse sigle, ma ha prevalso la voglia di 'contarsi'”.

14 GIU - Lo scorso 7 giugno si è votato per il rinnovo delle rappresentanze Enpam. In realtà è stato qualcosa di più di un semplice rinnovo perché, per la prima volta, si è utilizzato il nuovo Statuto che trasforma il Consiglio nazionale dell’Ente, composto dai presidenti dei 106 Ordini provinciali dei medici chirurghi e odontoiatri, in Assemblea nazionale, nella quale accanto ai presidenti Omceo siederanno 11 rappresentanti delle Commissioni degli Albi degli odontoiatri e 59 rappresentanti delle diverse categorie professionali.
Proprio sulla rappresentanza delle categorie professionali, con liste legate ai sindacati di categoria, si è sviluppata una polemica che ha trovato eco in diversi interventi pubblicati nei giorni scorsi da QS. Ma il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, è invece soddisfatto dei risultati dell’election day.

Presidente Oliveti, come commenta questa tornata elettorale?
Avevamo quattro obiettivi, democrazia, genere, generazione e pluralità, e li abbiamo raggiunti tutti. Il primo era una crescita della democrazia, cioè della partecipazione, e i partecipanti al voto sono quasi raddoppiati rispetto alla volta scorsa. Il secondo era un riequilibrio nella rappresentanza di genere e abbiamo ottenuto un risultato superiore alla soglia stabilita del 20%: nella quota di rappresentanza professionale, infatti, le donne sono 17, ovvero circa il 30%. Un passo in avanti importante verso “l’indifferenza di genere” che vorremmo ottenere e che è cosa ben diversa dall’indifferenza al genere. Volevamo anche avere un maggiore equilibrio tra le generazioni, terzo obiettivo, e l’età media degli eletti è in effetti scesa, passando da 63 a 56 anni. Infine, abbiamo ottenuto una maggiore pluralità, accogliendo nell’organismo politico dell’Ente rappresentanze di tutte le categorie professionali.

Ma in ciascuna categoria sono risultati eletti i rappresentanti di una sola lista e questo non è molto pluralista.
Non dimentichiamo che lo scopo è avere un organismo in grado di orientare efficacemente le scelte necessarie a garantire le pensioni dei medici, cioè capace di decidere. Personalmente, ho sperato che fosse possibile arrivare a liste di categoria condivise tra le diverse sigle sindacali, ma ha prevalso la voglia di “contarsi”. Forse al prossimo rinnovo, quando il sistema sarà stato sperimentato, si potrà arrivare a questo risultato.

Secondo il presidente dell’Ordine di Milano, che ha presentato un esposto al Tar, poi respinto, le elezioni avrebbero dovuto tenersi con tempi più lunghi. Perché invece avete avuto tanta fretta?
Volevamo arrivare alla scadenza della attuale consigliatura, alla fine del mese di giugno, avendo già definito il nuovo organismo, per evitare pericolose “vacanze” che avrebbero potuto, in qualcuno, suscitare la tentazione di affidare l’Ente ad un Commissario ad acta. D’altra parte il nuovo Statuto era pronto da quasi un anno, in attesa del via libera dei ministeri vigilanti, e tutto si è svolto secondo le regole, come dimostra il respingimento del Tar all’esposto di Milano.

In questi cinque anni avete realizzato tre riforme, previdenza, investimenti e Statuto. È cambiato anche il vostro modo di intervenire nel mondo medico?
Vogliamo tutelare sempre di più il lavoro e i lavoratori, perché solo così potremo garantire davvero, con l’apporto dei contributi previdenziali, il nostro obiettivo principale, ovvero le pensioni dei medici. Per garantire il lavoro stiamo progettando e realizzando investimenti in diversi settori: la ricerca, ma anche lo sviluppo dell’assistenza residenziale e domiciliare che è insieme una richiesta della società e un a opportunità di lavoro per i giovani medici. Dall’altra parte stiamo lavorando a forme di tutela, ad esempio per proteggere i liberi professionisti in caso di malattia, ma anche per affrontare il problema della responsabilità civile.

Sono scelte legate alla maggiore presenza di medici di famiglia e liberi professionisti nella rappresentanza Enpam?
Questa rappresentanza corrisponde esattamente ai flussi contributivi che entrano nelle casse dell’Ente. E credo sia doveroso che l’Ente si impegni nella sanità territoriale che è un terreno essenziale per il sistema sanitario di questo Paese, che chiede risposte e interventi sui quali siamo già in forte ritardo. Lo ripeto: è una richiesta della società e allo stesso tempo un’opportunità per i giovani medici.

Quando si insedierà la nuova Assemblea nazionale Enpam?
Dopo l'indicazione da parte della CAO nazionale dei suoi 11 rappresentanti nell’Assemblea, il prossimo 27 giugno si riunirà per l’ultima volta il Consiglio nazionale Enpam, che avrà così completato il suo mandato vagliando il Bilancio consuntivo 2014. Poi, nel pomeriggio dello stesso giorno, si terrà la prima riunione della nuova Assemblea nazionale, che dovrà procedere alle nomine del presidente, dei due vicepresidenti, dei 10 membri del Cda e del Collegio dei sindaci.

Ancora una domanda, inevitabile quando si parla col presidente dell’Ente di previdenza. Le pensioni dei medici sono al sicuro?
Rispondo con i numeri. Cinque anni fa il patrimonio dell’Ente era di circa 10 miliardi, oggi, e non è certo un momento facile, è salito a 16,2 miliardi. E mentre cinque anni fa le garanzie di sostenibilità nel pagamento delle pensioni erano in prospettiva di 12 anni più 9 attraverso il patrimonio, oggi i nostri studi ci dicono che possiamo garantire le erogazioni per 50 anni, a cui se ne aggiungono 13 con i beni patrimoniali. Mi sembra un buon risultato.
 
 
Eva Antoniotti

14 giugno 2015
© Riproduzione riservata

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