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L’Anaao, i Comuni in sanità e le Società della Salute

di Simone Naldoni

20 MAR - Gentile Direttore,
ho letto con grande interesse, e qualche stupore, il corposo articolo di Carlo Palermo uscito su questo giornale il 18 marzo. L’interesse è dato dal fatto che Palermo scrive sempre cose degne di attenzione, lo stupore dal fatto che oltre dieci anni di dibattito in Toscana, regione che Palermo conosce bene, non sono stati affatto presi in considerazione. La Regione Toscana si interroga sul ruolo dei comuni in sanità dai primi anni duemila, quando a valle del 229/99 e del nuovo Testo Unico degli Enti Locali sembrava che ai comuni dovesse essere affidata una nuova e rigenerata missione, anche in ambito sanitario, dopo l’esperienza dei Comitati di Gestione.
 
Erano anni lontanissimi dagli attuali dal punto di vista politico istituzionale; le province esistevano, le ASL erano ancora sufficientemente giovani, il federalismo regionale stava prendendo forma, ma non era ancora degenerato nella versione macchiettistica che sembrava preludere alla costituzione di micro Stati: cominciammo allora, sbagliando, a chiamare i Presidenti della Giunta Governatori. I Comuni in tutto questo mantenevano però la loro tradizionale centralità nelle comunità locali, come forma di governo più antica e riconosciuta, addirittura millenaria, all’interno di uno Stato giovane che ha festeggiato da pochi giorni i suoi 154 anni, mentre le Regioni ne hanno poco più di 40.
 
L’idea delle Società della Salute nasce in questo contesto; si trattava di coinvolgere i Comuni nel cogoverno della sanità e del sociale integrati fra loro (non erano forse anche gli anni della 328/00?), soprattutto per quanto riguarda la programmazione ed il controllo, lasciando alla scelta dei singoli territori la facoltà o meno di alcune forme di gestione diretta dei servizi. L’evoluzione del modello avrebbe dovuto portare a gestioni associate del sociale in ambito di zona distretto, all’interno del Consorzio SdS,  con evidenti vantaggi per i cittadini in termini di miglioramento dei servizi, efficienza e risparmi, il tutto strettamente legato a livello di programmazione, con i servizi socio sanitari e sanitari a livello territoriale.
 
All’inizio si pensò di attribuire alle SdS un ruolo di committenza nei confronti degli Ospedali: tutta la quota capitaria doveva essere affidata ai Consorzi i quali sulla base delle esigenze della popolazione si sarebbero serviti degli erogatori ospedalieri, in uno strettissimo rapporto programmatorio ma capace di invertire i fattori storicizzati basati sulla centralità della risposta residenziale ospedaliera rispetto all’assistenza territoriale. Questa prima ipotesi tramontò assai presto, sulla scorta delle difficoltà ad essere messa in opera dal punto di vista del quadro legislativo nazionale e dal punto di vista pratico, segna comunque a mio parere, un punto avanzato del dibattito di politica sociosanitaria, che se non ha avuto effetti concreti sarebbe sbagliato non considerare nemmeno dal punto di vista culturale.
 
La vicenda che riguarda le SdS ha tratti non sempre lusinghieri; la forma consortile è stata attaccata a sproposito da molti, per lunghi anni e fino ad adesso, si è fraintesa addirittura la giurisprudenza nazionale arrivando a dire che erano state dichiarate incostituzionali. Invece di approfondire il dibattito sul modello e aiutare nella crescita dello stesso lo si è voluto fermare.
 
Trovo nello scritto di Carlo Palermo molti spunti assolutamente condivisibili, che lo iscriverebbero immediatamente alla fazione dei sostenitori di quel modello di integrazione socio sanitaria, si chiami SdS oppure no, che la Toscana ha provato ad affermare in questo decennio; mi sembra invece che in passato non sia stato così, non abbiamo sentito l’ANAAO su questo fronte, e mi sembra che nel suo intervento, per altri aspetti molto accurato e puntuale, avrebbe potuto essere dedicato uno spazio anche critico a questo lungo dibattito.
 
Le occasioni non sono mancate, lo scorso anno il tema delle forme di integrazione socio sanitaria in Toscana è tornato prepotentemente di attualità, al punto tale da portare all’approvazione di due leggi di riforma del sistema socio sanitario toscano (la n.44/14 e la 45/14, giova ricordarlo di iniziativa consiliare), le quali hanno provato a rimettere al centro della discussione l’assistenza territoriale, l’integrazione socio sanitaria e i comuni. Molte cose sono cambiate dagli inizi del duemila; la funzione sociale è diventata, per volontà del legislatore nazionale, esclusiva competenza comunale, non delegabile, il che ha prodotto una seria frattura nei modelli di integrazione fra la sanità e il sociale; frattura alla quale si è cercato di porre rimedio con l’approvazione delle leggi appena citate.
 
In Toscana si è provato a portare sul saliente più avanzato possibile il rapporto fra la sanità di competenza regionale (e statale) e il sociale di competenza comunale, integrando servizi, competenze, funzioni e livelli di governance; investendo della responsabilità di programmazione di governo e controllo i Sindaci e il Direttore Generale delle ASL. A legislazione nazionale invariata non potevamo fare di più, ma non è più o meno quello che suggerisce Palermo nel suo intervento? Avere avuto l’ANAAO al nostro fianco lo scorso anno non solo ci avrebbe fatto piacere, ma ci avrebbe anche aiutato a sentirci meno soli nel portare avanti istanze non troppo condivise da molte delle forze politiche e sindacali in campo. 
 
Nessuna polemica, anzi al contrario; la Toscana ha varato da poco un’importante riforma del sistema di governance sanitaria regionale prevedendo la riduzione da 12 a 3 delle ASL territoriali; abbiamo ribadito in questa legge definita di principi, la volontà di rafforzare il territorio attraverso la partecipazione dei Comuni, delle comunità locali, dei cittadini organizzati o meno, delle associazioni di volontariato e quant’altro, ci farà piacere avere, durante la scrittura della legge di riordino che seguirà quella di principi, con ANAAO un confronto costante e serio che parta da quanto scrive Carlo Palermo.
 
Simone Naldoni
Consigliere Regionale
Gruppo Consiliare PD 

20 marzo 2015
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