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Comma 566. Non ha senso parlare di atti semplici e complessi

di Diego Piazza

15 APR - Gentile Direttore,
il dibattito sul comma 566, declinato come uno scontro tra categorie e interessi contrapposti, mi preoccupa profondamente perché, se dovessero alla fine prevalere interessi particolari su quelli di sistema, potrebbe avere l’effetto di abbassare il livello generale delle prestazioni del Ssn. C’è il rischio di aumentare prestazioni “cartacee” che non hanno mai guarito nessun paziente.
 
In linea teorica è certamente possibile essere buoni operatori anche senza una laurea in medicina e chirurgia. Ricordo che un famoso chirurgo toracico di Bristol, ideatore di un complesso intervento di plastica anti reflusso, alla domanda “lei da chi si farebbe operare per la plastica anti reflusso?”, mi rispose, “dalla mia strumentista”. E parliamo di un luminare che aveva formato alcuni dei migliori chirurghi toracici del mondo. Ma questo accade solo in via teorica. Per fortuna, altrimenti avremmo artigiani dalla squisita manualità in sala operatoria e magari chirurghi appassionati di matematica a firmare progetti architettonici.
 
I confini delle professioni debbono essere tracciati per legge in maniera chiara e netta, senza distinguere tra atti semplici e complessi, perché in medicina ciò che appare semplice può divenire complesso.
Nei lavori di équipe esistono due modelli di lavoro: un modello rigido ed uno elastico. Il modello rigido è quello di un’orchestra sinfonica, dove ogni musicista suona uno spartito preciso, e la “steccata” è facilmente tracciabile ed individuabile.
L’altro modello, quello elastico, è simile ai movimenti di una squadra di calcio, in cui i ruoli sono meno rigidi e dipendenti dall’intuizione personale: anche un difensore potrà anche avere la libertà di segnare, ma “le steccate” sono meno facilmente tracciabili nella responsabilità del singolo. E questo non può e non deve accadere in sala operatoria. Nella medicina moderna, che tende alla qualità ed alla sicurezza, il modello rigido, con compiti precisi e ben definiti, è il solo da poter seguire, perché tende ad offrire maggiori garanzie di qualità e sicurezza.
 
Si sta montando un caso sul Comma 566 e questa confusione sui ruoli di medico e infermiere è un danno per entrambe le categorie. Questa incertezza sta alimentando in alcuni ambienti il sospetto che dietro ci sia il disegno di minare l’efficienza del sistema sanitario nazionale. Ci rifiutiamo di crederlo, perché come società scientifica il nostro dovere è contribuire alla chiarezza nell’interesse generale.
Le principali società scientifiche come ACOI sono disponibili a sedersi intorno ad un tavolo per definire in maniera propositiva i limiti delle professioni. Nell’interesse di tutti. Siamo per questo pronti ad un confronto costruttivo tra gli attori per migliorare l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni erogate e per chiarire meglio le responsabilità medico legali nel rispetto del rigore economico.
 
Diego Piazza
Presidente Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani)

15 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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