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19ª International Aids Conference. Avere una generazione “Aids-free” è possibile


A dirlo uno dei massimi esperti di Aids nel mondo, Anthony S. Fauci, che insieme al collega Gregory K. Folkers ha presentato proprio in occasione della conferenza internazionale in corso a Washington la “ricetta” per far sì che per i bambini di oggi Hiv e Aids siano solo un ricordo.

23 LUG - Battere l’Hiv/Aids è possibile. Come? Implementando una strategia globale e sfaccettata, da una parte che miri a migliorare sempre più le capacità di diagnosi e trattamento e a costruire programmi di prevenzione efficaci, dall’altra che colga la sfida dello sviluppo di un vaccino o addirittura di una cura. Questo in sostanza l’ambizioso obiettivo che si propone la 19ª International Aids Conference, partita domenica a Washington.
 
E questo anche il succo del pensiero di Anthony S. Fauci – immunologo di fama internazionale e uno dei maggiori esperti nella ricerca sull’Aids che oggi è direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) statunitense – espresso in questi giorni sulla rivista Jama e presentato in un media briefing proprio nel corso della conferenza internazionale. “Da quando nel 1981 è stato riportato il primo caso della sindrome che oggi conosciamo come Aids, intere generazioni sono cresciute sotto gli oscuri presagi di questa moderna piaga. Ad oggi nel mondo più di 34 milioni di persone vivono con il virus da immunodeficienza umana, che causa l’Aids, e si stima che questa malattia sia stata ragione nel tempo della morte di 30 milioni di individui”, ha riassunto Fauci nell’articolo, scritto a quattro mani con Gregory K. Folkers, suo collega al Niaid. “Sebbene ad oggi il tasso di contagi sia in diminuzione o si sia stabilizzato in molte regioni del mondo, la malattia continua a mietere molte vittime: parliamo di 1,8 milioni di morti nel solo 2010, e pena e difficoltà per innumerevoli famiglie e comunità. Nonostante tutto questo possiamo però oggi essere più ottimisti che in passato”.
Molte strategie di intervento sono state nel tempo sviluppate, di queste numerose si sono dimostrate efficaci. “E se riusciremo a renderle accessibili in maniera larga a tutti coloro che ne necessitano, potremmo veramente pensare di raggiungere un obiettivo storico: la nascita di un’intera generazione ‘Aids-free’, ovvero i bambini che nasceranno oggi o domani potranno finalmente vivere in un mondo in cui le morti e i contagi da Hiv/Aids siano estremamente rari”, hanno continuato.
 
Gli strumenti a disposizione
Nell’ormai lunga storia della lotta alla patologia i farmaci antiretrovirali occupano sicuramente un posto d’onore: questa combinazione di sostanze è capace di migliorare la salute generale dei pazienti sieropositivi e di limitare i contagi. “Da quando questo tipo di trattamento è stato sviluppato per la prima volta, il numero di morti l’anno per l’Aids negli Stati Uniti è diminuito di due terzi”, hanno scritto ancora gli autori. “A livello globale si stima che nel solo 2010 siano state salvate circa 700 mila vite grazie alla migliore disponibilità di antiretrovirali nelle nazioni a Pil basso o medio. Ma ad oggi rimangono ancora almeno 8 milioni i sieropositivi che non hanno accesso ai medicinali pur avendone bisogno: la sfida dunque resta ancora quella di trovare risorse e di costruire infrastrutture capaci di fornire questi farmaci a chiunque ne necessiti l’assunzione”. Oltre a questo, la diffusione della circoncisione per i bimbi nati nelle zone più colpite e – se se ne fugano i dubbi sulla sicurezza – la diffusione di nuovi sistemi di profilassi pre-esposizione potrebbero aiutare.
Ma tutto questo non basta. Secondo gli autori del commento, infatti, i ricercatori devono oggi anche mantenere l’attenzione alta sulle altre due grandi sfide che rimangono: quella della sintesi di un vaccino e quella dello sviluppo di una cura definitiva. Se alcuni successi sono stati ottenuti nel primo ambito, visto che alcuni vaccini per l’Hiv presentano risultati promettenti su modello animale, nel secondo la partita è ancora tutta da giocare.
 
Quello che rimane oggi certo, dunque è ancora una volta proprio il concetto espresso dallo slogan della conferenza 2012, “turning the tide together”. Perché si riesca a fermare la pandemia di Hiv/Aids “bisognerà impegnarsi globalmente: investire nuove risorse, rafforzare i sistemi sanitari di tutto il mondo, aumentare il numero di paesi che donano al fondo globale, nonché incoraggiare i paesi che già donano a mantenere questo impegno, per il bene dei loro stessi cittadini”, hanno concluso Fauci e Falkers. “Se faremo tutto ciò, in maniera collettiva e risoluta negli anni a venire, avremo la prima generazione ‘Aids-free’ del millennio, un risultato che dobbiamo pensare alla nostra portata”.
 
Laura Berardi

23 luglio 2012
© Riproduzione riservata

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