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Perdita olfatto. Una terapia genica potrebbe risolvere il problema


Sui topi è già stato fatto e gli scienziati sono ottimisti: “Potrebbe essere un passo avanti anche per chi ha perso l’olfatto per un trauma o una malattia”. La ricerca su Nature Medicine.

05 SET - Per chi li possiede tutti, i cinque sensi sono qualcosa di scontato. Eppure, si può nascere senza uno dei cinque, oppure perderlo a seguito di malattie o traumi. Per chi non ha mai avuto – o ha perso – l’olfatto arriva però una buona notizia dall’Università del Michigan e dai National Institutes of Health statunitensi: la terapia genica può forse restituire la capacità di odorare. Il lavoro che ne parla è stato pubblicato su Nature Medicine.
 
I ricercatori sono infatti riusciti a curare nei topi l’anosmia congenita, la condizione permanente di inabilità a percepire gli odori, contribuendo anche alla ricerca su altre condizioni che coinvolgono le ciglia, strutture lunghe e sottili che si trovano sulla superficie di molte cellule dell’organismo e coinvolte in diverse patologie, da quelle dei reni a quelle degli occhi. “Usando la terapia genica su un modello murino di disfunzione delle ciglia, siamo stati in grado di far recuperare alle cavie il senso dell’olfatto”, ha commentato Jeffrey Martens, docente nell’ateneo statunitense. “In poche parole abbiamo indotto i neuroni che trasmettono l’odorato a far ricrescere le strutture filamentose che avevano perso”.
Le ciglia si trovano su molti tipi di cellule diverse e servono a numerosi scopi, tra cui la percezione sensoriale, il movimento, la comunicazione cellulare. Danni a queste strutture a seguito di mutazioni genetiche possono causare nei mammiferi cisti ai reni e al fegato, dita in più, obesità, cecità e perdita di udito.
 
In particolare i roditori nello studio erano tutti affetti da un difetto genetico grave, che colpiva una proteina chiamata Ift88 causando la perdita di ciglia lungo tutto il corpo: a conseguenza di questa carenza i piccoli animali risultavano denutriti e morivano precocemente, ma negli esseri umani la stessa anomalia sarebbe fatale. Nel corso dello studio gli scienziati hanno reinserito una copia del normale gene Ift88 nelle cellule dei topi, con l’uso di un virus del raffreddore reso innocuo e provvisto della sequenza del Dna corretta.
A quel punto, non hanno dovuto far altro che monitorare i topi per accorgersi che le ciglia stavano ricrescendo, e che a seguito di questo cambiavano anche le abitudini alimentari e veniva ripristinato l’olfatto. A distanza di soli 14 giorni dal trattamento della durata di 72 ore, infatti, le cavie avevano aumentato del 60% il loro peso, segnale che avevano cominciato a mangiare di più. Inoltre, gli indicatori cellulari mostravano che i neuroni coinvolti nell’odorato funzionavano correttamente, quando i piccoli animali venivano esposti ad agenti chimici dal profumo molto forte.
 
Una ricerca che, proprio perché basata sulle disfunzioni delle ciglia, potrebbe forse essere utile non solo per l’olfatto: se la terapia genica è effettivamente un’opzione percorribile per il recupero della funzionalità di queste strutture, anche nelle cellule già adulte e differenziate, questa potrebbe diventare un’opzione terapeutica per tutte le numerose malattie che coinvolgono i filamenti.
Chiaramente la via verso l’uso clinico di questa scoperta è molto lunga e ancora non del tutto chiara. “La dimostrazione che una ciliopatia grave possa essere invertita è impressionante, ma ancora non si sa se un risultato di questo genere possa essere trasferito anche ad altri organi”, ha commentato Joseph Gleeson, esperto di neurogenetica dell’Università della California di San Diego, a cui Nature ha chiesto un commento.  “I neuroni dell’olfatto si rigenerano continuamente, a differenza delle altre cellule affette da ciliopatie. O ancora, in alcuni casi le patologie sono conseguenza di un malfunzionamento delle ciglia durante lo sviluppo, che difficilmente può essere corretto a posteriori”.
 
Tuttavia, nonostante queste obiezioni e anche se per ora la ricerca si rivolge a chi presenta problemi genetici, gli scienziati non escludono che possa preparare la strada per una comprensione di come curare la perdita dell’olfatto anche dovuta ad altre cause.  “Speriamo che questa ricerca possa stimolare la comunità scientifica a trovare una cura per l’anosmia causata da fattori come traumi cerebrali e malattie degenerative”, ha concluso Mertens. “E magari un giorno potremo anche risolvere i problemi che ancora ci impediscono di correggere, tramite l’azione sulle ciglia, cecità e disfunzioni renali”.
 
 
Laura Berardi

05 settembre 2012
© Riproduzione riservata

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