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Stamina. Mercuri (Gemelli): "Con decisioni ministero l'Italia diventa far west scientifico"


Secondo il direttore dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Gemelli, "è necessario seguire le vie convenzionali della ricerca" e invece il ministero non ha consultato la comunità scientifica "prima di prendere una decisione sulla liceità di questi trattamenti". 

22 APR - “Sono cinque anni che, in collaborazione con le associazioni di famiglie italiane, lavoriamo per dimostrare alla comunità internazionale di avere le carte in regola a partecipare alle sperimentazioni internazionali. Abbiamo lavorato duramente a livello europeo, grazie anche al contributo di Telethon, ma ora rischiamo di rimanere esclusi a causa dei recenti accadimenti sul caso Stamina. Dopo l’editoriale di Nature è ormai chiaro che all’estero l’Italia è vista come una sorta di far west scientifico”. E’ l’allarme lanciato da Eugenio Mercuri, ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica di Roma e direttore dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile del Policlinico A. Gemelli.

Secondo Mercuri, che è anche referente italiano di Sma Europe, tutti i ricercatori italiani che si occupano di questa materia sono sulla stessa lunghezza d’onda. “Non siamo perplessi come una parte della stampa sostiene – attacca - siamo tutti fortemente convinti  che sia necessario seguire le vie convenzionali della ricerca, e non siamo d’accordo sulle decisioni prese dal Ministro, come di mostrano i tanti comunicati delle associazioni e società di medici e ricercatori, dalla miologia alle malattie metaboliche alla genetica”.

Mercuri ha quindi sottolineato la necessità “di stare vicini alle famiglie e rispettare le loro scelte, abbiamo il dovere di informarli e di mettere in evidenza le difficoltà ad accettare interventi che non vengono nemmeno monitorati con valutazioni in grado di dimostrarne l’efficacia.  Nessuno di noi è stato consultato prima di prendere una decisione sulla liceità di questi trattamenti a base di staminali”.

L’Italia ha avuto per molto tempo un ruolo importante nellla ricerca sul patologie rare come la Distrofia di Duchenne, “sulla quale si sta sperimentando l’uso di cellule staminali pluripotenti indotte. Grazie alle recenti decisioni ministeriali rischiamo di veder vanificato tutto il nostro lavoro e quel che non è ancora chiaro ai più è – conclude - che a rimetterci saranno soprattutto i pazienti.” 

22 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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